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Martedì, 30 Aprile 2024
Cronaca

Dall'omicidio di Torpignattara al giro di droga e sesso: le confessioni del primo pentito cinese

L'uomo era legato affettivamente a una donna trovata morta strangolata nel 2010 in un'abitazione di via Rovetti

Un filone d'indagine che parte da lontano, da un omicidio, avvenuto in un appartamento di Torpignattara nel 2010, in via Rovetti. Abitazione dove venne trovata strangolata una donna cinese di 35 anni. Cittadina asiatica che si prostituiva e che era legata a un suo connazionale. Una perdita importante per quell'uomo che a distanza di 12 anni dai fatti è balzato sulle prime pagine delle notizie locali e nazionali come il primo pentito cinese a parlare con gli inquirenti. Un collaboratore di giustizia atipico, come definito dagli inquirenti "un unicum in ambito giudiziario in virtù del forte ermetismo che permea le organizzazioni criminali cinesi".

Sono state proprie le informazioni rivelate dal cittadino cinese ai carabinieri della Compagnia Roma Centro - a partire dal 6 ottobre 2021 data del suo primo interrogatorio protetto in carcere - a permettere agli inquirenti di sgominare una banda di 47 cittadini - cinesi, filippini e italiani - gravemente indiziati a vario titolo per i reati di associazione per delinquere finalizzata al traffico nazionale e internazionale di sostanze stupefacenti del tipo metamfetamina e associazione per delinquere dedita allo sfruttamento della prostituzione. 47 le ordinanze di custodia cautelari notificate dai carabinieri a Roma, in Toscana e in Grecia (19 in carcere, 16 arresti domiciliari e 12 divieti di dimora).

Droga prostizione Made in China 2

Ma facciamo un passo indietro e torniamo all'11 febbraio del 2010 quando la polizia intervenne in un appartamento di via Pietro Rovetti, a Torpignattara, per una morte sospetta. In casa i poliziotti trovarono infatti il corpo privo di vita di una donna cinese di 35 anni. Sul collo ferite e segni compatibili con uno strangolamento. Un omicidio dunque, legato a doppio filo al mondo della prostituzione. La vittima era infatti una meretrice che condivideva l'abitazione con altri connazionali. Fra questi il collaboratore di giustizia, legato affettivamente alla donna. Una morte violenta, dietro alla quale si nascondeva probabilmente un giro di prostituzione legato a una importante banda. Proprio questo episodio sarebbe stata la prima crepa che ha portato al pentimento del collaboratore di giustizia cinese.

Sesso e droga Made in China: il video 

A distanza di 11 anni da quella importante perdita - dopo aver continuato a collaborare con l'organizzazione criminale poi decapitata anche grazie alla sua testimonianza - le sue confessioni hanno infatti contribuito a raccogliere i gravi elementi indiziari in ordine all'esistenza di una solida struttura criminale di tipo associativo, gestita da cittadini cinesi, attiva nel traffico nazionale e internazionale di metamfetamine (shaboo, yaba, ketamina), nonché dedita allo sfruttamento della prostituzione.

"L'attività investigativa è partita dopo aver raccolto le dichiarazioni di uno dei rari collaboratori di giustizia di nazionalità cinese e ha consentito di far luce sulla struttura del sodalizio criminale suddiviso in una cellula centrale a Prato e un'altra satellite a Roma - le parole del maggiore Roberto Martina comandante della compagnia carabinieri Roma Centro -.  Entrambe le cellule erano capeggiate da due donne con una forte leadership e capaci di imporre rigide regole di comportamenti agli associati, nonché abilissime a gestire l'importazione di sostanze stupefacenti dalla Grecia. Lo stupefacente arrivava in Italia attraverso corrieri imbarcati sui voli di linea, oppure attraverso la spedizione di pacchi di fattura cinese nei quali veniva occultata la droga. Durante l'indagine è stato assodato che il sodalizio gestiva una discoteca nella periferia sud est di Roma (Torra Angela ndr) che occultava una casa d’appuntamento riservata ai cittadini di nazionalità cinese nel quale venivano sfruttate giovani ragazze connazionali deputate anche a offrire ai loro clienti lo shaboo e la chetamina fornita dall'associazione" 

Come si evince infatti nell'ordinanza emessa dal giudice per le indagini preliminari del tribunale di Roma - su richiesta della locale direzione distrettuale antimafia (Dda) - proprio le dichiarazioni del pentito - attualmente detenuto in un carcere italiano e più volte arrestato per traffici illeciti di shaboo - hanno permesso alla magistratura di acquisire elementi fondamentali utili a sostenere la validità probatoria dei militari dell'Arma, avanzata dalla Dda e accolte dal gip. Un pentimento partito da lontano, da un omicidio che riguardò da vicino il primo pentito cinese a collaborare con la giustizia italiana.   

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