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Cronaca

"Alexandru ucciso per uno sguardo, è stata una trappola"

Parla lo zio della vittima dell'omicidio nel parcheggio di metro Pantano: "Era un bravo ragazzo, non stava in mezzo agli spacciatori"

È sotto choc, con il volto segnato dalle lacrime versate, ma non si nega ai giornalisti. Ionut, zio acquisito di Alexandru Ivan, il  ragazzo di14 anni ucciso nel parcheggio della metro C a Pantano, non si nega ai giornalisti, fornendo una dinamica che si incastra con quella che al momento è la ricostruzione fatta dai carabinieri. 

La ricostruzione

Alexandru sarebbe uscito di casa insieme al patrigno. Con lui è andato a tarda ora in un bar sulla Casilina, in zona Borghesiana, qualche chilometro più verso il centro rispetto alla propria abitazione. La missione era quella di comprare da bere per il compleanno della madre. Qui però uno sguardo di troppo fa scattare la lite. Lo spiega lo zio Ionut, fratello del patrigno: "Era al bar con il patrigno e c'era questo gruppo di zingari. La droga non c'entra niente. Tutto è partito da uno sguardo. 'Che cazzo ti guardi', hanno detto. Era finita lì, ma  loro hanno seguito e hanno fatto una trappola poco dopo". Lo zio quindi aggiunge: "Prima hanno sparato in aria e poi contro di loro. Hanno sparato parecchi colpi”. 

"Un bravo ragazzo"

La droga, la baby gang, il regolamento di conti: tutte primissime ipotesi, dei primissimi minuti, tutte però smentite tanto da chi indaga, quanto dai fatti. Ancora Ionut: "Era un ragazzo bravo, non stava in mezzo alla strada, in mezzo agli spacciatori, in mezzo alla droga. Lui non c'entrava niente con questo. Quindi perché queste persone che stanno in mezzo a sta vita hanno fatto questo? Per comandare?".

Pantano sotto choc

In zona, nella nutrita comunità romena, c'è sgomento per l'accaduto. A dar voce alla comunità è padre Cristian Tuturoi, parroco di 'San Niceta il Romano
Megalomartire' a Monte Compatri che parla all'AdnKronos: "Ci lascia attoniti la tragedia di una giovane vita spezzata troppo presto, è una ferita per tutta la comunità romena di Monte Compatri. Ci uniremo presto in preghiera per lui". 

Padre Cristian non conosceva la giovane vittima, né i familiari che vorrebbe comunque incontrare per offrire loro un sostegno. "Monte Compatri è un posto sicuro ma è vero che quella parte al confine con Roma dove è accaduto il fatto presenta dei problemi, è una zona che meriterebbe maggiori attenzioni e interventi", sottolinea il parroco.

"La nostra parrocchia - prosegue - è ancora giovane, ha soltanto 6 anni, ma qui la comunità romena è molto unita: siamo come una grande famiglia. E' frequentata maggiormente da minori fino ai 13 anni, poi, come ben sa, in adolescenza le cose cambiano un po'...". Tuttavia "il nostro impegno è continuo nell'intercettare i disagi, nel coinvolgere i giovani in attività e iniziative: cerchiamo di fare il possibile per ascoltare chi ha problemi. I giovani rappresentano il futuro anche della nostra comunità, loro sono la priorità del nostro lavoro pastorale", conclude.

Leggi l'approfondimento di Dossier sulla zona dell'omicidio

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