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Carlo Verdone ricorda lo storico bar di via Veneto

Con un post amaro e nostalgico ricorda il Café de Paris, storico bar di Via Veneto sequestrato nel 2009 e dissequestrato nel 2019 che non ha più riaperto

È un Carlo Verdone col filtro nostalgia e amarezza, quello che sul suo profilo instagram ha postato l'immagine del Café de Paris uno dei più famosi bar di Roma, in via Veneto, chiuso da anni. Il bar, oggi chiuso, è stato per molti attori, registi e non solo il fulcro della Dolce Vita. 

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Il post di Verdone

Sui social l'attore romano si è lasciato andare ai ricordi raccontando un anedotto legato alla mancia da dare al barista che gli insegnò suo zio Gastone. "Un giorno mi fece entrare nel Café de Paris e mi insegnò come ordinare al banco e a dare la mancia al cameriere che dovevo chiamare per nome. Voleva che imparassi a fare tutto da solo. Avrò avuto meno di dieci anni. La lezione sulla mancia durò parecchio. Su quanto lasciare, come darla e come appoggiarla sul banco. Era importante per lui far sentire il rumore della moneta mentre ordinavo, perché il barista, in uniforme elegante, sarebbe stato più veloce" dice Verdone. Il post dell'attore si chiude con un velo di amarezza con quel bar chiuso che è fotografia "l'oggi in tutto".

Questo il post integrale di Carlo Verdone sul Café de Paris: "Questa mattina avevo un appuntamento a Via Veneto e mi sono trovato davanti a quello che fu il bar più famoso d' Italia e ovviamente di Roma: il Café de Paris. Ricordo bene che mi ci portò mio zio Gastone, architetto,pittore e un po' playboy. Passava le sere a salutare gli amici tra i tanti tavolini.  Registi,scrittori, attori, poeti famosi e poeti falliti, primari di fama e primari indagati ,morti di fame con la brillantina, travestiti da benestanti, politici potenti e politici di mezza tacca. Paparazzi e cronisti del gossip in agguato. Insomma era un teatro, un set  e zio mi indicava le persone famose. Ne conosceva tante alle quali aveva arredato le case o le ville. Mio zio ha sbagliato tutto nella vita. Doveva fare il pittore perché era un vero genio astrattista. Invece preferi' arredare le ville dei miliardari o di attori come Antony Quinn. Era famoso per non farsi pagare subito. " Me li darai, non c' è problema ..." E il risultato era sempre che alla fine non vedeva una lira. Un giorno mi fece entrare nel Café de Paris e mi insegnò come ordinare al banco e a dare la mancia al cameriere che dovevo chiamare per nome. Voleva che imparassi a fare tutto da solo. Avrò avuto meno di dieci anni. La lezione sulla mancia durò parecchio. Su quanto lasciare, come darla e come appoggiarla sul banco. Era importante per lui far sentire il rumore della moneta mentre ordinavo, perché il barista, in uniforme elegante, sarebbe stato più veloce. Secondo lui ... Fatto sta che chi stava in quel luogo e in quella via gli piaceva divertirsi, guardare ed essere guardato. Erano gli anni 50' e parte dei 60'. Gli anni della Dolce Vita ,dell' Italia del boom economico, l' Italia delle mance e dei palazzinari. Insomma c' era vita. Ci si divertiva da quel poco che capivo, giravano soldi. Parecchi soldi. Questa mattina osservando la porta d'ingresso del Café de Paris ho visto l' oggi in tutto.  Ma ho riflettuto che vivere di ricordi, se sappiamo e possiamo conservarli, è un gran conforto, una grande fortuna. Buona serata da un grafomane domenicale buttato sul divano".

Carlo Verdone Cafe de Paris

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