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Don Bosco Quadraro / Via Lucio Calpurnio Bibulo

Don Bosco, lo stabile di via Calpurnio Bibulo finisce all'asta per saldare i debiti con la banca

Quasi cento alloggi requisiti dall'ex presidente Sandro Medici messi all'asta per saldare debiti con la banca. Lo stabile era tra i primi destinatari della delibera regionale sull'emergenza abitativa

Lo stabile di via Calpurnio Bibulo 13 è finito all’asta. Il 9 febbraio è prevista infatti l’apertura delle buste, dopo la prima seduta andata deserta. L’immobile, occupato dal 2006, è al centro di una complicata vicenda che ha visto scendere in campo anche le istituzioni locali. Di fatto, l’esperimento sociale che a Don Bosco è andato concretizzandosi, lo ha reso uno dei casi più noti nel panorama dell’emergenza abitativa romana.

LA VICENDA - Nel 2007 la palazzina di via Bibulo è stata requisita dall’allora presidente dell'ex X municipio (ora VII) Sandro Medici. Come ricorda un occupante “per una ventina delle famiglie lì presenti, che risultavano già in graduatoria nelle liste comunali per un alloggio in ERP, venne anche fatto un atto di assegnazione, successivamente invalidato dal Tar”. L’iniziativa di Medici, se non ha consentito di regolarizzare lo status degli abitanti di via Bibulo, ha comunque contribuito a tenere accesi i riflettori sulla sua vicenda. L’immobile, nel corso degli anni, è stato acquistato da più società. Una vorticosa compravendita culminata con il fallimento dell’ultimo proprietario e con l’asta di questi giorni.

L’INIZIATIVA DEGLI OCCUPANTI - Nella girandola di compravendite, gli inquilini di via Bibulo sono stati vittima di una spiacevole sorpresa. “Sul finire degli anni 90 – spiega la stessa fonte – abbiamo ricevuto una pessima notizia: stavano per staccarci le utenze Acea perché all’azienda, nonostante alla proprietà dell’epoca venisse versato un regolare affitto, non erano state saldata le bollette”.  A farlo ci hanno pensato gli stessi occupanti senza titolo. “Si è fatto un accordo con l’azienda e dal 2007 si è deciso di pagare, attraverso una rateizzazione, i quasi 130mila euro di utenze inevase”.

LA RICHIESTA  - “Dal 2014 e cioè dal fallimento della Dierreci Srl, ultima proprietà, e dall'approvazione della delibera regionale sull'emergenza abitativa e il recupero del patrimonio residenziale, il comitato di tutela degli abitanti e ASIA-USB stanno chiedendo che per via Bibulo 13 vengano attuate le nuove norme strappate dalle lotte per il diritto all'abitare – scrive in una nota Asia-Usb – vogliamo  cioè lo stabile venga acquisito al patrimonio pubblico ed assegnato in recupero alle famiglie in emergenza che lo occupano e che da anni sono in lista d'attesa per quelle case popolari che a Roma non arrivano mai a chi sta pagando socialmente il prezzo della crisi”.  

UN'OCCASIONE PERSA - Il risultato atteso, era stato quasi raggiunto. Lo stabile di via Bibulo era infatti finito tra i primi destinatari dell'assegnazione dei fondi a copertura della legge regionale sull'emergenza abitativa. Poi è arrivata la delibera di Tronca a bloccare quell’iniziativa. Ed i 200 milioni di euro con cui finanziare l’operazione, non sono stati più spesi.  “Arrivata la nuova Giunta capitolina – ricorda nella nota Asia Usb – sono stati investiti della vicenda l'assessore regionale Refrigeri e quello comunale all'Urbanistica e ai Lavori Pubblici Berdini”. Nel frattempo “a dicembre scorso andava deserta la prima asta e l'offerta veniva così portata ad un prezzo a metro quadro che è un terzo di quello spesso pagato dal pubblico per i residences e la metà di quello previsto nei bandi regionali e comunali per l'acquisto in emergenza da privati di nuove costruzioni”. L’immobiliarista potrebbe fare un affare, acquistando 96 appartamenti ad un prezzo che, grossomodo, si aggira attorno ai centomila euro ad alloggio. Una cifra decisamente lontana dal valore di mercato. 

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