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Cinecittà: il prefetto invita al confronto, Abete: “Nessun rischio speculazione”

Pecoraro invita i sindacati "a sospendere ogni iniziativa di protesta ed alla società Cinecittà Studios di soprassedere al progetto annunciato”

Sulla sorte degli studios di Cinecittà è intervenuto il Prefetto Giuseppe Pecoraro che, in cerca di una soluzione, si dichiara disponibile ad aprire un tavolo di confronto sulla questione Cinecittà Studios. In una nota il Prefetto invita i sindacati "a sospendere ogni iniziativa di protesta in corso ed alla società Cinecittà Studios a soprassedere alla prosecuzione del progetto annunciato in attesa di poter trovare soluzioni congiunte utili a superare l'attuale difficile situazione". Il Prefetto "in considerazione del valore culturale ed economico rappresentato dagli Studios e non solo per la Capitale, si dichiara disponibile quindi ad aprire, anche nelle prossime ore, un tavolo di confronto".

Intanto, si muove anche Luigi Abete, presidente degli Studios, il quale ci tiene a rassicurare che “non c'è nessun rischio speculazione e noi non minacciamo niente, soprattutto nessun licenziamento: il sindacato deve decidere se accetta la nostra sfida per evitare il rischio di aprire una mobilità o preferisce una classica trattativa occupazionale. Abbiamo fatto una proposta per evitare gli esuberi: se alla fine contro la nostra volontà ce ne saranno, non sarà responsabilità dell'azienda. Quello che certo non possiamo avere è un'azienda ferma, che non attrae produzioni internazionali e che, di conseguenza, ha dei risultati economici negativi".

Le parole di Abete giungono fuori della Commissione Istruzione e Beni culturali del Senato che ha parlato anche delle modalità di intervento: “"E' stato un confronto utile, abbiamo dato delle informative puntuali per avere un quadro complessivo e non parziale del tema: abbiamo ribadito - ha spiegato Abete - che siamo disponibili ad un ampliamento di Cinecittà sui terreni inutilizzati, perchè è essenziale per attrarre le produzioni internazionali, e che ci siamo assunti l'onere di farlo perchè lo Stato non ne aveva la possibilità. Ma se vuole farlo lo Stato va bene lo stesso: basta che si faccia. Non si puo' pero' dire che la parte preesistente, meno attrattiva per le produzioni internazionali, ce la tieniamo in carico noi e continuiamo a pagarci 2 milioni e 7 di affitto”.

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