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Venerdì, 19 Aprile 2024
Cinecittà Appio Claudio / Piazza di Cinecittà

INTERVISTA | Un anno di Laddaga: "L'ordinaria amministrazione era stata trascurata, l'abbiamo riportata a regime"

Il presidente del municipio più popoloso della Capitale fa un bilancio del primo anno di attività dopo i 5 anni di amministrazione Lozzi.

Francesco Laddaga è entrato una prima volta in consiglio come capogruppo della lista Marino. Poi, durante i cinque anni di amministrazione Lozzi, ha dismesso i panni del politico per continuare a dedicarsi al territorio. Da archeologo ha lanciato l'Archeomitato che gli ha consentito di rimanere attivo organizzando numerose iniziative culturali. Da un anno ha rimesso piede nel parlamentino di piazza Cinecittà, questa volta con la fascia bicolore che indossa il minisindaco.

Laddaga, lei è tornato dopo cinque anni di assenza. Che Municipio ha trovato?

Con più risorse economiche in bilancio sugli investimenti e sulla spesa corrente, ma molto più disorganizzato come macchina amministrativa, con gli uffici. In questi cinque anni c’è stato molto fermento su alcuni settori, penso alla realizzazione delle ciclabili ed a qualche piazza pedonalizzata. Sono però rimasto stupito di trovare alcune cose ferme a come le avevo lasciate cinque anni prima.

Ci può fornire qualche esempio?

Sul decentramento è rimasto tutto fermo. E lo stesso sul piano urbanistico, dove ho registrato una totale assenza di specifiche direttive. Penso ai Print, ai piani di zona, alle acquisizioni ferme. A Gregna Sant’Andrea dobbiamo ancora acquisire delle aree e così sono le periferie che ci rimettono. Poi c’è un’altra cosa che vorrei sottolineare, partendo da una premessa. Io non ho mai negato il lavoro di chi mi ha preceduto anzi credo che abbiamo lavorato cercando di raggiungere molti obiettivi. Il problema è stato far credere che alcune cose sarebbero arrivate dopo alcuni mesi, se non addirittura delle settimane. Purtroppo però non era così semplice ottenere i risultati promessi.

Anche in questo caso, le chiederei di farci qualche esempio.

Penso alla riqualificazione di alcuni mercati. Su uno abbiamo trovato un parere vincolante della sovrintendenza che lo blocca. Su un altro manca una variante urbanistica. A Colli Albani non si è preso in considerazione che l’intervento per riqualificarlo avrebbe interferito con la metropolitana sottostante. Una questione un po’ diversa riguarda le aree ludiche: ne sono state realizzate sette, ma quattro di queste non erano su area municipale. Il risultato è che i cittadini si aspettano che siano manutenute, ma prima vanno acquisite al patrimonio municipale, ed è quello che quindi stiamo facendo noi. Potrei fare anche un altro esempio di una cosa che sembra pronta ma non lo era. Mi riferisco alla compostiera di comunità. Una bella iniziativa ma non sono stati fatti accordi con chi avrebbe dovuto lavorare per manutenerla e quindi non poteva partire. Ora stiamo facendo una convenzione per metterla finalmente in funzione.

Invece passiamo ai risultati ottenuti. Ci dice tre cose che avete fatto, durante questi dodici mesi, che l’hanno particolarmente soddisfatta?

Noi abbiamo lavorato molto più sull’ordinario. Una cosa diversa rispetto al passato, quando si è scelto di puntare su risultati più d’impatto, come le ciclabili, la piazza a Quarto Miglio, il salotto urbano di Don Bosco. E però facendo così hanno trascurato l’ordinaria amministrazione. Ad esempio noi abbiamo trovato settemila cambi di residenza che andavano ancora lavorati. Quindi la prima cosa che abbiamo fatto, è stata dedicarci a far funzionare l’ordinario. La seconda è stata lavorare sulle scuole, sulla cui voce abbiamo trovato zero euro. Noi invece, con l’obiettivo di renderle belle e sicure, ci abbiamo investito realizzandovi aree ludiche, sistemando i giardini, riaprendo palestre chiuse da 10 anni e avviando un monitoraggio delle alberature scolastiche, che non si faceva da molto tempo. Il terzo risultato ottenuto riguarda i servizi sociali: siamo andati a lavorare sulle liste di attesa ferme da anni. E questo significa offrire un aiuto a delle famiglie che sono provate per le loro specifiche situazioni. Poi c’è una quarta cosa però che vorrei dire: abbiamo riportato la cultura di livello nel municipio. Penso al festival della scienza e dell'enogastronomia che abbiamo fatto a villa Lazzaroni in estate, all’opera che abbiamo portato nel centro polifunzionale all’Arco di Travertino o anche all’evento più importante che è stato organizzato finora per il centenario di Pasolini, e che si è svolto nel nostro Parco degli Acquedotti.

Nei cinque anni che non è stato in consiglio, lei si era dedicato alla creazione dell’Archeomitato. Da amministratore, è sempre convinto dell’idea che si debba investire sul turismo locale e cosa sta facendo al riguardo?

A breve partiremo con un progetto sul museo diffuso. Noi abbiamo un grandissimo patrimonio, sottoutilizzato da tanti punti di vista. Invece dobbiamo valorizzarlo, perché così facendo mandiamo un segnale a chi abita nel territorio e, al tempo stesso, creiamo un’occasione di guadagno. Mi spiego meglio. A Lucrezia Romana abbiamo un museo dell’Antiquarium che espone il frutto degli scavi effettuati nella zona. Tenerlo in funzione, fruibile dalla cittadinanza, serve a ricostruire un senso di appartenenza a chi abita una zona che ha una storia antica, e quindi non è solo un quartiere di periferia. E’ una cosa importante che dobbiamo fare soprattutto per i giovani. E poi, diciamolo, diventa anche un volano economico. Perché portare delle persone qui, a visitare il nostro patrimonio, significa che poi quelle stesse persone rimangono a mangiare in un ristorante della zona, o fanno acquisti in un negozio della Tuscolana o della via Appia. Ed è quello un obiettivo che vogliamo perseguire ed a cui stiamo lavorando.

Laddaga, se dovesse darsi un voto per questo primo anno, quale sarebbe? 

Il voto lo dò alla squadra, alla giunta ed ai consiglieri, ai commissari che hanno lavorato tanto, coinvolgendo i cittadini. Penso ad un voto positivo quindi per la squadra, per il grande lavoro fatto dietro le quinte. Io le darei un bel sette e mezzo.
 

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