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Parco degli Acquedotti: la “Grande bellezza” sopravvive solo grazie ai suoi volontari

La carenza di risorse per manutenzione e controlli, espone il Parco degli Acquedotti al rischio di abbandono. Unico argine restano pochi eroici volontari che chiedono una presenza meno sporadica delle polizia locale

Il parco degli Acquedotti ha un’estensione di quasi 240 mila metri quadrati. Una superficie vastissima, sottratta con fatica all’abusivismo edilizio. Uno scrigno di tesori difficili da tutelare. L’area verde è infatti costantemente minacciata. Incuria ed atti vandalici rischiano di avere la meglio. L'unico vero argine, per ora, è dato dal lavoro d'un pugno di volontari. E’ soprattutto grazie a loro se, il parco de “la grande bellezza”, può ancora fregiarsi di questa definizione.

LO SFALCIO - “Lo scorso anno, nelle pieghe del proprio bilancio l’Ente Parco è riuscito a trovare le risorse per far eseguire lo sfalcio del verde – spiega Luciano Di Vico, infaticabile portavoce dei Volontari del Parco degli Acquedotti – parliamo di millecinquento euro, con i quali è stato possibile pagare per tre  giorni le prestazioni di un giardiniere. Noi purtroppo non disponiamo di questo genere di risorse economiche e neppure del trattorino utilizzato per l’occasione”. Si fa quello che si può e comunque, nel caso di specie, è già molto.

DECORO CONTRO DEGRADO - “In questi giorni ci siamo dedicati a ripulire da rovi ed infestanti l’Acquedotti Felice. Essendo piccolino aveva finito con l'esserne in buona parte coperto. Poi abbiamo ripulito le sponde del fosso del Calice e del Calicetto – spiega Luciano Di Vico – ormai veniamo anche il pomeriggio, ma siamo pochi in rapporto ai cittadini che fruiscono di questo bellissimo spazio verde”. Il parco è infatti molto apprezzato dai romani. “Non è che si comportino tutti quanti bene – sottolinea il volontario – Avevamo ad esempio un gazebo di legno che, grazie al contributo degli studenti dell’Argan, era stato trasformato in un piccolo capolavoro artistico. Ed invece ora è pieno di ZIP, TAC e tutte quelle sigle che ci hanno spruzzato sopra dei ragazzini. Stesso destino, purtroppo, è toccato ai fornici dell’acquedotto, anch'esso deturpato dalle scritte”.

ASSENZA DI CONTROLLO - Non ci sono soltanto i tag, a sfregiare le bellezze del parco. “Alcuni genitori lasciano salire i bambini sugli alberi, e quando gli fai notare che non è corretto farlo, ti guardano anche male. Poi ci sono quelli che, per raccogliere susine o albicocche, non si fanno scrupoli a spezzare i rami delle piante”. Gli atti vandalici sono frequenti . “Sull’Acquedotto Claudio ci sono ragazzini che approfittano delle impalcature, per salirvi sopra. E poi tirano giù di tutto. Ma lì di fianco c’è anche la ferrovia e quindi non credo sia il caso lasciarglielo fare. Il problema – spiega il volontario – è che qui non c’è controllo. La casina che ci avevano assegnato è stata saccheggiata, il ponticello che avevamo realizzato sul Calice pure. Agiscono in maniera indisturbata, perché non c’è presidio del territorio, non si vede mai un vigile qui dentro”. Ed in assenza di controlli, i vandali festeggiano. “L’anno scorso Tronca con un’ordinanza aveva vietati i fuochi all’interno del parco. L’erba era alta, e c’era il rischio s’incendiasse, pertanto non vi si poteva neppure fumare”. Quest’anno l’ordinanza non è scattata. “E’ pericoloso – conclude il cittadino – perché qui ogni pomeriggio soffia un discreto venticello”.  Il campanello d’allarme è suonato. Forte e chiaro. Pensare di salvare la "Grande bellezza" solo con il lavoro dei volontari, rappresenta un ossimoro. Ma soprattutto rischia d'essere una vana illusione.

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