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Torre Maura Torre Maura / Via dei Codirossoni

Da centro di riabilitazione a luogo di accoglienza: ecco cos'è la struttura di via dei Codirossoni

Teatro della rivolta "anti-rom" delle ultime ore, la struttura di via dei Codirossini è stata un fiore all'occhiello per la riabilitazione

Inaugurata agli inizi degli anni ’90, la struttura di via dei Codirossoni, alle luci della ribalta per la rivolta anti rom iniziata nel primo pomeriggio di martedì a Torre Maura, è stata per lungo tempo un centro di riabilitazione. A tagliare il nastro di quello che molti consideravano “un fiore all’occhiello non solo del quartiere ma anche dell’intera città” fu l’allora sindaco di Roma, Francesco Rutelli. 

Il "fiore all'occhiello" di via dei Codirossoni chiude con la giunta Polverini

Ma, con l’arrivo della giunta Polverini alla Regione Lazio, il “periodo di splendore” della clinica finì: “Tagli imposti dalla Regione alla sanità hanno provocato la chiusura del centro dove erano impiegati anche molti residenti del quartiere” hanno spiegato. Da quel momento in poi, la struttura ha smesso di essere una “costola” dell’ospedale San Giovanni e viene chiusa fino a diventare un luogo di “accoglienza”. 

GIà nel 2012 un'altra rivolta "anti-rom"

Già nel 2012 nella struttura di via dei Codirossoni avrebbero dovuto essere trasferite famiglie rom provenienti dall’ex cartiera di via Salaria. Anche in quell’occasione Torre Maura scese in strada, ma fu una protesta molto più blanda di quella delle ultime ore e non vide coinvolta solo una parte dei residenti ma tutta la zona. A seguito della protesta non avvenne il trasferimento delle famiglie ma quella struttura iniziò ad ospitare altri centri di accoglienza, come lo Sprar e il CAS: a Torre Maura, esistono tuttavia anche altri due centri, in via dei Colombi e in via Silicella. Un lavoro sinergico da parte delle realtà sociali del territorio e delle associazioni ha portato “all’accettazione” dello Sprar da parte dei residenti, culminato anche in episodi di integrazione all’interno del quartiere, come le giornate trascorse al parco o a tagliare l'erba insieme ai cittadini. 

Una “pacifica” convivenza interrotta dall’arrivo di nuove famiglie nel pomeriggio di martedì e dalla rivolta anti-rom
 

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