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La storia di Ruslana, ucraina nella Capitale: così da Roma combatte al fianco del suo popolo

Impegnata da settimane nella Basilica di Santa Sofia ad organizzare raccolta di alimenti, abiti e medicine

Ruslana ha lasciato Leopoli nel 1998, è arrivata a Roma e ha cercato lavoro per sostenere a distanza la sua famiglia. Oggi in Ucraina vivono sua sorella con il marito, e suo figlio Alessandro con la moglie e la bambina di soli due anni. Dall’inizio della guerra, Ruslana, insieme ad altri ucraini della comunità romana, ha iniziato a raccogliere indumenti e medicine per supportare i suoi connazionali, concentrando il suo impegno presso la parrocchia di Santa Sofia. “Voglio fare un appello – ha detto Ruslana dalle pagine del nostro giornale – Dobbiamo essere tutti uniti contro la guerra”. 

"Mio figlio vive a Leopoli con sua moglie e la loro figlia di due anni"

Ruslana aveva solo 22 anni quando è partita da Leopoli diretta a Roma: “Mi stavo spostando verso un paese sconosciuto ma dovevo farlo per aiutare la mia famiglia, sono la più grande di quattro figli e mio padre – oggi scomparso – all’epoca era gravemente malato”. Quando ha trovato lavoro presso una sartoria prima e come aiuto stilista e modellista poi, Ruslana ha portato in Italia anche la sua famiglia, i suoi figli e i suoi fratelli. Alessandro, però, durante una vacanza in Ucraina come ogni anno, si è innamorato di una giovane del posto e si è trasferito di nuovo a Leopoli.

“Ha lasciato l’Italia rincorrendo un amore di nome Andriana” ha detto Ruslana che adesso è in pena per la sua famiglia. Alessandro – operaio in una fabbrica di mobili – si era rifugiato in un paese lontano dalla città ma è stato richiamato al lavoro perché “Non si fermi l’economia nell’Ucraina dell’Ovest” ha specificato la donna raccontando delle volte in cui si sentono al telefono, pregando che la guerra finisca presto. 

La catena di aiuti nella Chiesa di Santa Sofia

Ruslana, insieme con suo marito e i suoi fratelli, ogni giorno da Torre Spaccata si recano alla Chiesa di Santa Sofia per aiutare a raccogliere generi alimentari, indumenti e medicine. Lei si è attivata per trovare camion disposti a trasportare merci almeno fino al confine. “Inizialmente eravamo solo noi ucraini a raccogliere beni di prima necessità e consegnarli alla chiesa della nostra comunità, adesso siamo tantissimi. Ci danno una mano anche i giovani, gli scout, sentiamo davvero il calore di tutti.

“Noi ucraini siamo come le api, lavoriamo tanto e siamo uniti, conservando quanto abbiamo costruito. Non dobbiamo perdere la speranza anche se questa guerra ingiusta ci sta dando tanto dolore e ci sta portando tante lacrime. Dobbiamo essere forti. Gloria all’Ucraina, gloria agli eroi” ha concluso Ruslana che ha voluto dire quest’ultima frase anche nella sua lingua: СЛАВА УКРАЇНІ! ГЕРОЯМ СЛАВА. 

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