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Tor Bella Monaca Grotte Celoni / Piazza Erasmo Piaggio

A Villaggio Breda l'Ater perde la "disfida dei colori"

L'ente regionale aveva avviato la riqualificazione alle facciate delle palazzine usando colori diversi dagli attuali

"Si richiede che questo piano del colore sia sospeso e sia indetta una riunione urgente con la Soprintendenza e l'Ater per definire un piano fondato su ricerche storiche e sull'analisi del contesto". Con queste parole la Soprintendenza di Roma ha scritto la parola 'fine' all'intervento di riqualificazione che l'ente regionale aveva avviato nelle scorse settimane, utilizzando colori fluo per ripristinare le facciate, a dispetto del giallo e dell'ocra, tipici colori del quartiere. "Abbiamo vinto tutti" è il commento degli abitanti di Villaggio Breda che dallo scorso mese di maggio hanno iniziato una battaglia per difendere la loro 'storia'. 

"Ci batteremo con tutte le nostre forze e i nostri cuori" avevano promesso i bredaroli quando gli operai di Ater avevano iniziato a montare ponteggi e colorare le palazzine di un celeste molto acceso in via Stefano Breda. Un primo passo che avrebbe portato al compimento dell'opera: colori diversi per tutte le case, da piazza Erasmo Piaggio alle vie limitrofe. Contro la riqualificazione 'piovuta dall'alto' hanno alzato la voce non solo i cittadini, ma anche la politica municipale e comunale. Il misindaco Nicola Franco, raggiungendo gli abitanti all'incontro con il direttore dei lavori i primi giorni di maggio aveva chiesto lo 'stop' agli interventi, per ribadire – a seguito della risposta della Soprintendenza – "Adesso chiedete scusa e rimediate a questo scempio. Villaggio Breda non è un Outlet". Dal Comune, la consigliera comunale Nella Converti e il consigliere regionale Emiliano Minnucci, a naggio commentavano: "E' importante rispettare l'idea architettonica e la radicata identità". Svetlana Celli, presidente del consiglio comunale aveva commentato chiedendo il rispetto dei criteri estetici delle palazzine. 

Villaggio Breda, come confermato anche dalla Soprindentenza, è dunque un "esempio di insediamento storico operaio e oggetto di approfonditi studi e di ricerche inerenti la storia e l'architettura" come si legge nel documento di risposta inviato al comitato di quartiere e all'Ater. Nella stessa risposta, si legge anche: "Intraprendere un radicale mutamento di colori, attraverso un atto unilaterale nè gli organi del MIC – Ministero della Cultura – né la Soprintendenza capitolina, in un impianto in Carta della Qualità, non rispettando le norme di controllo e di verifica dettate dall'art.16 della nta (Norme Tecniche di Attuazione) del Piano Regolatore Generale di Roma, costituisce non solo un grave arbitrio ma anche un'alterazione dei caratteri urbani di una significativa porzione di città". 

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