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Contrastare la violenza / Torre Angela / Viale Duilio Cambellotti

Municipio VI, nessun centro antiviolenza sul territorio. Converti: “Aprirne uno è priorità massima” 

L’unico CAV si trova a Torre Spaccata ma il quartiere è stato annesso al Settimo

“Nel Sesto Municipio non ci sono centri antiviolenza, aprirne uno è priorità assoluta”. A parlare è Nella Converti, presidente della commissione politiche sociali del Comune di Roma. Nei giorni scorsi, durante la commissione pari opportunità, presieduta da Michela Cicculli, ha elencato due urgenze, una di queste tutelare le vittime dell’omolesbobitransfobia. 

L’unico centro antiviolenza del territorio di Roma Est – Le Torri – si trova in via Cornelio Sisenna, a Torre Spaccata. Dopo un lungo periodo fatto di petizioni, riunioni e referendum – però – il quartiere è stato annesso al Settimo Municipio, lasciando orfano il territorio di uno spazio destinato alla tutela delle donne maltrattate. Perché si provveda in tempi brevi a dotare il Municipio VI di un centro antiviolenza, Nella Converti è intervenuta per dare a questa azione priorità massima: “Il tema è profondo e complesso, certo non riguarda solo carenza di strutture e servizi. È la conseguenza di una visione culturale e politica ancora profondamente miope e arretrata, e lavoro delle istituzioni deve essere riuscire ad intervenire anche e soprattutto per cambiarla questa visione”, ha commentato a RomaToday. 

Non solo centri antiviolenza anche azioni per contrastarla. Nella stessa giornata anche la proposta prioritaria di istituire un centro per il contrasto alla violenza omolesbobitransfobica: “Deve essere una battaglia fondamentale per Roma. Secondo i dati provenienti dalle associazioni LGBT+ la violenza è arrivata a livelli allarmanti nel nostro Paese. Ho fatto presente ai membri della commissione pari opportunità la necessità di un’azione concreta deve essere messa in campo con immediatezza. Prima tra tutte l’istituzione di centri antiviolenza specifici per persone LGBT+: con supporto psicologico, assistenza legale, cure mediche, ma soprattutto personale formato a saper stare accanto alle vittime, a fare rete nei territori, a diventare più forti insieme attraverso percorsi e iniziative che arrivino fin dentro famiglie e scuole” ha concluso. 

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