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Castelverde B4, 30 famiglie con il fiato sospeso: oggi sgombero sospeso, domani ...

L'appello: "Il Comune deve intervenire perché è ha stipulato la convenzione con l’impresa ed ha espropriato il terreno per costruire alloggi di edilizia economica e popolare"

Scongiurato lo sgombero, almeno per oggi. Hanno tirato un sospiro di sollievo le trenta famiglie che abitano in via Madre Teresa Napoli, una delle traverse di via delle Cerquete, nel quartiere Castelverde. Dopo un primo allarme il 16 ottobre, nel pomeriggio di oggi, intorno alle ore 15.30, un avvocato insieme all'ufficiale giudiziario sono intervenuti per dare seguito alla decisione del tribunale, sgomberare le famiglie. I residenti però - alcuni di essi abitano gli appartamenti di via Madre Teresa Napoli dal 2008 e ancora non hanno i servizi - hanno spiegato le loro rimostranze, la loro condizione, così, lo sgombero almeno per oggi è stato evitato. Purtroppo non a lungo. Il prossimo appuntamento che tiene i residenti con il fiato sospeso è fissato per il prossimo 4 dicembre. 

"Torneranno il 4 dicembre - dichiara Claudio, uno dei residenti - e con loro ci sarà la forza pubblica ma le prime case a cui metteranno i sigilli saranno quelle degli alloggi vuoti o quelle di chi cederà volontariamente le chiavi". Un vero e proprio dramma quello che alcuni residenti del quartiere vivono da tempo e che ancora non trova una soluzione. E' la storia di un pignoramento che vede come uniche 'vittime' i promissari acquirenti, ovvero, gli abitanti degli alloggi di edilizia popolare di via Madre Teresa Napoli.

LA STORIA - In una recente intervista rilasciata a Roma Today, Claudio, promissario acquirente ha raccontato: "Nel 2003 sono iniziati i lavori di costruzione delle case che sarebbero dovuti terminare nell'arco di 18 mesi. Così l'impresa, vincitrice del bando, otteneva i benefici e la cooperativa forniva i soci acquirenti". Poi, continua: "Nel 2007 sono stati pagati l'urbanizzazione, il terreno al Comune e gli stati di avanzamento dei lavori, sono stati pagati, dunque, circa 100 mila euro per famiglia, considerato che l'impresa ha incassato 3 milioni di euro. Hanno iniziato a consegnare le case anche senza utenze". Ma le cose si complicano ancora di più. "Il titolare dell'impresa è morto e i familiari, eredi, hanno iniziato a chiedere altri soldi, più del doppio rispetto a quanto pattuito all'inzio". I promissari acquirenti, a questo punto della storia, hanno fatto richiesta di un mutuo agevolato ma "La banca a cui l'impresa si è rivolta erogava solo mutui ordinari". Nello stesso anno, sono state consegnate anche le prime case, ma poi, senza nessuna certezza, i promossari acquirenti hanno sospeso i pagamenti, in attesa di regolarizzazione. Poco dopo, si sono visti recapitare una richiesta di sgombero. Già perché: "Dopo un pignoramento da parte dell'avvocato dell'impresa, si è innescato il pignoramento della banca che con i promissari acquirenti non ha voluto avere contatti, il tribunale sta portando avanti un pignoramento con i soldi nostri" - chiarisce Claudio.

L'APPELLO - "A questo punto è sempre il Comune che deve intervenire perché è il Comune che ha stipulato la convenzione con l’impresa e che ha espropriato il terreno per costruire alloggi di edilizia economica e popolare - dichiara ancora Claudio - il Comune deve intervenire con l’avvocatura". 

Intanto in supporto dei residenti anche il sindacato Asia Usb e l'associazione area 167.

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