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Castelverde Castelverde / Via Fosso dell'Osa

Osa: a dieci anni dalla delibera, i cittadini aspettano ancora illuminazione e acqua potabile

Gli abitanti si rivolgono, con una petizione, al Comune di Roma

Sono circa un centinaio le famiglie che abitano nella zona di Osa che da oltre dieci anni aspettano l’installazione di servizi, tra cui strade, illuminazione pubblica e acqua potabile. Per ‘svegliare’ l’amministrazione comunale, a dieci anni dall’apparovazione della delibera, gli abitanti del quartiere hanno avviato una petizione  e stanno costituendo un comitato.

“L’illuminazione pubblica è presente solo in via Cartoceto e a parte la realizzazione delle fognature ad opera del consorzio, non è stato costruito nessun servizio” ha spiegato un residente del ‘nucleo di edilizia ex abusiva, n. 8.03 denominato, Fosso dell'Osa, via Polense km 18. I fatti risalgono al 2012, quando con la deliberazione n. 54, l’Assemblea Capitolina ha deliberato, appunto, di adottare in variante al piano regolatore generale vigente, il Piano Esecutivo per il Recupero Urbanistico del nucleo di edilizia ex abusiva.

“Tuttavia, a distanza di quasi dieci anni, il Comune non ha fornito alcun tipo di servizio, nemmeno quelli di carattere essenziale come le strade (alcuni tratti realizzate dai residenti stessi), l’acqua potabile e illuminazione stradale, nonostante i residenti abbiano fornito al Consorzio di Autorecupero Osa i soldi per la realizzazione di questi servizi essenziali. Tra questi, solo le fognature sono state infatti realizzate dal consorzio” hanno aggiunto i membri del comitato.

E intanto, nella lentezza burocratica annaspano anche i diritti degli abitanti del quartiere che a loro spese devono provvedere alla manutenzione di un impianto di depurazione ed effettuare annualmente controlli tramite analisi batteriologiche e chimiche dell'acqua con costi importanti. “Non tutti hanno le disponibilità economiche per dotarsi di un impianto di depurazione e sostenere le relative spese, con la conseguenza che molte famiglie residenti in questa zona sono costrette ad usare l'acqua del pozzo, col rischio concreto di ammalarsi per la presenza nell'acqua di virus e batteri”.

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