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Castelverde Via Casilina, 900

Casilino 900, un anno dopo: "Ecco le promesse non mantenute da Alemanno"

Un dossier dell'associazione 21 Luglio racconta cosa è accaduto dopo lo sgombero di un anno fa. C'erano state delle promesse, da mettere in atto un mese dopo. E' passato un anno, ma nulla è accaduto

E' trascorso un anno dalla chiusura effettiva del campo nomadi Casilino 900. Addirittura dopo un mese il campo, dopo l'azione di bonifica, doveva essere trasformato in un parco, in un luogo di aggregazione per l 'intera comunità. Dal canto loro i rom invece avrebbero dovuto vivere in condizioni migliori e soprattutto maggiormente integrati all'interno della società.

E' passato un anno, ma nulla di tutto ciò è accaduto. E' questa la denuncia dell'associazione "21 Luglio" che si occupa della tutela dei diritti dell'infanzia e in particolare dei bambini rom. Oggi l'associazione no profit  ha presentato il dossier "Report Casilino 900. Parole e immagini di una diaspora senza diritti”. La scelta del giorno di presentazione non è assolutamente casuale, infatti esattamente un anno fa, il 15 febbraio 2010, il sindaco Alemanno aveva chiuso i cancelli del campo rom più grande d'Europa. Non è stato neanche un caso che lo scorso 19 gennaio gli ex del Casilino 900 si siano riuniti in un Comitato. Infatti lo stesso giorno, ma del 2010, erano iniziate le operazioni di sgombero dei primi rom con la conseguente distruzione delle loro baracche.

Dalle promesse fatte dall'Amministrazione comunale non si è ancora passati ai fatti. Era stato detto che i 618 rom del Casilino 900, tra cui 273 minori, sarebbero stati spostati "temporaneamente" in altri campi o strutture. Le associazioni, come "21 Luglio" e "Amnesty International", che si sono duramente opposte alla chiusura del campo rom, sono state accusate di voler fare vivere i nomadi tra il fango e le pantegane. Adesso che alcuni di loro, circa 200, sono stati trasferiti nel campo di Via Salone la situazione è ancora più difficile. Lo si capisce dalle parole di Giuseppe Salkanovic, portavoce degli ex Casilino 900: "Ci hanno fatto promesse ma non sono state mantenute. Viviamo in condizioni disastrose. Quello di Via Salone è stato definito dalle autorità un campo modello, invece non lo è. C'è criminalità, droga e prostituzione". A questa grave situazione di degrado dovrebbero far fronte le forze dell'ordine ma anche in questo caso solo promesse: "La Polizia municipale doveva presidiare il campo 24 ore su 24, ma in realtà non c'è nessuno" continua Giuseppe Salkanovic.

Addirittura i rom che hanno visto buttare giù le loro baracche si trovano a rimpangiere il campo nomadi nel quale vivevano: "Rimpiangiamo il Casilino 900 che secondo le autorità era una vergogna" è il grido comune di chi oggi si trova a vivere in campi che sono come Lager. Secondo il portavoce di Amnesty International Italia Riccardo Nuory "non vengono rispettati i diritti dell'uomo. L'idea generale è che siccome sono nomadi devono essere trattati da nomadi". Già in passato l'associazione rappresentata da Nuory aveva chiesto all'Amministrazione Alemanno di revisionare il piano nomadi, ma non c'è stata nessuna risposta. Così come nessuna risposta hanno avuto coloro che in una lettera privata al sindaco avevano chiesto: recupero del sito nel quale vivevano, microinsediamenti nel VII Municipio, nuovi insediamenti fuori dal VII Municipio e affitti agevolati. Proprio quest'ultima sarebbe una soluzione più che vantaggiosa sia per i rom che per l'Amministrazione e a chiarirlo è Carlo Stasolla, presidente dell'Associazione 21 Luglio: "Il Comune di Roma per provvedere ad una famiglia rom di 6 persone paga 3.000 euro al mese, quindi sarebbe più conveniente garantire affitti agevolati".

Il report dell'Associazione vuole essere una sorta di lente di ingrandimento ben puntata su una emergenza che non è stata ancora affrontata. "L'emergenza nomadi è stato oggetto del primo Consiglio dei Ministri del Governo Berlusconi nel 2008, ma una soluzione non è stata ancora trovata"denuncia Nuory. "Tuttavia sia l'Unione Europea sia l'associazione Roba hanno gli occhi puntati sulla questione rom in Italia"conclude il portavoce di Amnesty International. Anche perché diventa sempre più consistente l'ipotesi che si tratti di uno sgombero su base etnica. Carlo Stasolla infatti rivela"Casilino 900 non è stato chiuso del tutto perché ci vivono persone non di etnia rom".

L'obiettivo di questo sgombero era, almeno in via teorica, quello di favorire una maggiore integrazione dei nomadi nella società invece nei loro confronti è stata attuata una sorta di azione centrifuga, cioè sono stati allontanati dalla città, dai servizi, dalle scuole. L'idea generale che ci si è fatti è che queste non siano persone, almeno è quanto crede una bambina rom. Lo ha raccontato una maestra che nei giorni dello sgombero di Casilino 900 ha chiesto all'alunna di esprimere attraverso un disegno il suo stato d'animo. La bambina ha disegnato una baracca spazzata via da una ruspa e sopra ha scritto "ci buttano via". A questo punto la maestra l'ha corretta dicendo che per le persone è meglio usare verbi come sgomberare, allontanare. A questa frase la risposta della bambina è stata: "Noi non siamo persone".

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