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Giovedì, 25 Aprile 2024
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Torre Spaccata: “Camminare Insieme” al servizio dei “senza dimora”

Nata nel 1994, la onlus assiste 11.663 persone attraverso la concessione della residenza anagrafica e l'attività di recapito postale

Ospitata presso la Parrocchia “Santa Maria Regina Mundi” di Torre Spaccata, l’associazione onlus  “Camminare Insieme” è stata fondata  nel 1994: attualmente assiste 11.663 persone senza dimora attraverso la concessione della residenza anagrafica.

“Nel 1995 abbiamo aperto a tutte le povertà con un centro di ascolto e il servizio delle residenze anagrafiche – spiega Vincenzo Fiermonte,  presidente di ‘Camminare Insieme’–, applicando la legge dei “senza dimora”, secondo la delibera 19105 del ’94. All’epoca  queste persone erano solo qualche centinaio: A Roma non c’era ancora un’immigrazione esasperata”.
Oggi l’incremento è soprattutto sul fronte degli immigrati. Nella onlus sono rappresentati 65 diversi paesi: la nazionalità rumena è quella più numerosa, con 2500 assistiti. Sono molto alti anche i numeri degli italiani, che sono circa 2000. 

“Prima  collaboravamo con la Caritas per fornire cibo ed assistenza ai barboni – prosegue Fiermonte –, che non avevano documenti e quindi per la società erano “invisibili”: non avevano nulla, nessun accesso ai servizi sanitari. Molte persone hanno dormito qui, in questi locali, fino al 2008/2009. 
Nel 2000 l’edificio è stato ristrutturato con i fondi del Giubileo per accogliere le persone disagiate. La mensa era aperta tutti i giorni e offrivamo un pasto caldo a chi dormiva qui: all’inizio si trattava di cucina spartana, poi gli ospiti hanno cominciato ad utilizzarla rendendo l’associazione una vera e propria Casa famiglia. Di fuori si mettevano in fila sia giovani che meno giovani: questi ultimi sono stati spesso accompagnati presso   le case alloggio per anziani”. camminare-insieme

“Camminare Insieme” è al centro di una rete di collegamento tra associazioni: mantiene un rapporto quotidiano e di collaborazione con i Servizi Sociali, oltre a rimanere in contatto con il VI Municipio, la Questura di Roma, La Guardia di Finanza e l’Ufficiale giudiziario di zona.
“Da noi si rivolgono molti stranieri che comunque devono possedere un documento di riconoscimento o un’iscrizione anagrafica – precisa il presidente della onlus –, perché, se non hanno il passaporto, non li possiamo accettare, in quanto clandestini. In quel caso, è possibile recarsi al Centro Astalli, dedicato ai rifugiati. 

Ricordo in particolare un imprenditore che veniva da Torino: dormiva in macchina a San Pietro. Quella era  una scelta di vita e quell’uomo aiutava gli altri barboni ad uscire dal disagio, a trovare un alloggio. Veniva qui e scriveva: ha completato due libri sulla sua vita. Accogliamo lavoratori, imprenditori che mettono qui la residenza perché hanno perso tutto. Una volta li chiamavano ‘senza fissa dimora’, ‘barboni’. Oggi invece la povertà è cambiata e sono diventati semplicemente i ‘senza dimora’”.

I volontari della struttura sono circa dieci: svolgono turni regolari sulle attività di residenza e di recapito postale, gestendo una enormità di documenti: nel 2012 sono state smistate ben 50mila lettere. “Chi usufruisce dei servizi deve iscriversi all’associazione e fare una donazione – afferma Fiermonte –. Vorrei precisare che la residenza viene cancellata se non sussiste più il rispetto delle leggi dello Stato o sociali. Abbiamo inoltre due macchine mediche, cinque ambulanze che svolgono servizio di accompagno sanitario a pagamento, che non viene richiesto per le emergenze e abbiamo aderito al banco farmaceutico.

Abbiamo attivato ‘Nonno sitter’, un servizio per gli anziani, di cui il 70 percento residenti a Torre Spaccata: svolgiamo delle visite domiciliari per controllare le loro condizioni di salute. Disponiamo di un ambulatorio medico, che però non è ancora stato attivato e di un Consultorio familiare. Offriamo assistenza legale e servizi di Patronato, oltre che assistenza medica di base una volta a settimana e psicologica il sabato.
L’associazione organizza anche viaggi di solidarietà: nel 1996 siamo stati in ex Jugoslavia con un furgone pieno di viveri. Per settembre stiamo preparando un viaggio in Senegal: porteremo un’ambulanza che in Italia non può essere utilizzata, ma che lì , con una riparazione alla carrozzeria, potrà servire a salvare vite umane. Sarà spedito anche un container con un ecografo, vestiario, medicinali e un defibrillatore”.

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