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Martedì, 16 Aprile 2024
Ponte Mammolo Casal de Pazzi / Via Tiburtina

Villa Tiburtina: quale futuro per l’ex presidio sanitario? L’assemblea pubblica delle realtà sociali

L’appuntamento è fissato alle ore 10.30 della mattina di domenica 13 febbraio

Continua la battaglia delle realtà sociali del IV Municipio per ottenere l’apertura della ex Villa Tiburtina a Casal de’ Pazzi: un presidio sanitario chiuso ormai da anni. La struttura è stata inserita all’interno della lista delle case di comunità volute dalla Regione Lazio e finanziata con i fondi del Pnrr. Sulle sorti dell’immobile e sulla sua riapertura però non ci sono ancora dati ufficiali. “Gli abitanti di questo territorio sono fieri di aver ottenuto questo primo importante risultato, ma anche consapevoli che la strada sarà ancora lunga” hanno commentato dalle realtà sociali alla vigilia dell’assemblea pubblica, fissata in calendario per domenica 13 febbraio, alle ore 10.30 al parco Cicogna. 

Da oltre un anno, gli attivisti del Tiburtino chiedono la riapertura della villa. Una esigenza tornata impellente soprattutto durante la pandemia. L’immobile, situato nel quartiere Casal de’ Pazzi era un tempo una clinica gestita da Università, Regione, Asl Roma 2 e Fondazione Lorillard Spencer Cenci. Numerose le manifestazioni che le realtà sociali hanno portato avanti in questi mesi, anche con sit-in in Regione e Municipio. La richiesta è quella di rendere Villa Tiburtina un ambulatorio di prossimità a servizio dei cittadini.  

“Un primo importante, anche se parziale, risultato è stato raggiunto. Nella delibera della Giunta Regionale del 30/12/2021, villa Tiburtina compare nell’elenco delle Case di Comunità che dovranno aprire utilizzando i fondi del PNRR – hanno spiegato dalle realtà sociali annunciando l’assemblea pubblica di domenica - Che Villa Tiburtina fosse nell’elenco dei presidi socio-sanitari da aprire non ce lo ha comunicato nessuno, abbiamo dovuto faticare per trovarne traccia tra le delibere regionali”. 

Hanno aggiunto: “La trasparenza, la partecipazione vanno bene solo per essere declamate davanti ad una telecamera o in campagna elettorale?  Come si può fare una Sanità di prossimità escludendo il confronto con le persone alle quali è rivolta? E soprattutto si può fare una Casa di Comunità senza il coinvolgimento della comunità stessa?”. Per concludere: “Gli abitanti di questo territorio sono fieri di aver ottenuto questo primo importante risultato, ma anche consapevoli che la strada sarà ancora lunga. Troppe domande rimangono ancora senza risposta”. 

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