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Ponte Mammolo Ponte Mammolo / Via delle Messi D'Oro

"Sgombero della baraccopoli di Ponte Mammolo: un anno di bugie e false promesse"

L'iniziativa del Nodo Territoriale Tiburtina a un anno dallo sgombero della baraccopoli a Ponte Mammolo, prima lo striscione poi la consegna delle macerie in municipio

A un anno dallo sgombero della baraccopoli in via delle Messi d'Oro, il Nodo Territoriale Tiburtina, scende in campo per manifestare la propria indignazione verso l'abbandono dell'area affiggendo uno striscione con la scritta "La vostra accoglienza speculazione e indifferenza" e portando in Municipio alcune macerie di quello che resta della baraccopoli. 

A seguito dello sgombero, infatti, l'area di via delle Messi d'Oro non ha subìto per ora nessuna operazione di bonifica e quello che resta della baraccopoli è ancora all'interno del terreno. 

"E’ passato un anno da quella mattina dell’11 maggio 2015 in cui polizia e ruspe hanno sgomberato e abbattuto la cosiddetta baraccopoli di via delle Messi D’Oro, nei pressi della stazione di Ponte Mammolo - dichiarano dal nodo territoriale Tiburtina -  Un insediamento presente sul territorio da più di quindici anni, nato per sopperire alla mancanza già allora di politiche d’accoglienza degne, abitato da migranti africani, sudamericani e ucraini".

E in riferimento a quanto avvenuto lo scorso anno, dichiarano "Una volta demolito l’insediamento, seppellendo anche documenti ed effetti personali sotto le macerie, l’amministrazione ha predisposto un piano di sistemazione vergognoso, che prevede il trasferimento solo di una parte dei rifugiati nel centro Baobab, peraltro già al centro delle vicende di Mafia Capitale, assiepandoli in condizioni precarie persino nel cortile della struttura", spiegano gli organizzatori della protesta.

"Tutti gli altri, transitanti, non censiti ed esclusi, sono rimasti all’addiaccio nella zona della metro, abbandonati a se stessi, senza cibo né acqua, in condizioni igienico-sanitarie scandalose", puntualizzano. Quindi denunciano: "Una volta terminato il lavoro delle ruspe ed aver di fatto creato l’emergenza, nonostante le belle parole del Municipio e dell’Assessorato alle politiche sociali, le istituzioni se ne sono letteralmente lavate le mani, lasciando al caso e alla solidarietà di realtà sociali, associazioni e abitanti del quartiere la sopravvivenza degli sgomberati". 

A questo aggiungono: "Come se non bastasse, operatori attivi nell’insediamento hanno confermato la presenza di amianto nella baraccopoli, sostanza mortale che è stata polverizzata e lasciata in mezzo alle macerie senza le minime precauzioni di sicurezza per lo smaltimento, nè alcun avviso agli abitanti". 

Dopo un anno dallo sgombero, quindi, la situazione è ancora la stessa: "Gli sgomberati sono stati, nel migliore dei casi, spostati come pacchi postali tra un centro e l’altro, con conseguenti difficoltà lavorative e di residenza; molti altri, invece, continuano a stazionare in una sorta di limbo tra circuito d’accoglienza ed emergenza abitativa". 

Il Nodo territoriale tiburtina, inoltre, denuncia anche la mancata volontà da parte dell'amministrazione di provvedere alla tutela degli abitanti della zona: "E’ stata persino montata una recinzione per delimitare l’area, chiaro segno di una discarica ormai stabile! Non c’è da stupirsi, visto che, come da noi denunciato, anche per l’installazione della nuova mega-antenna telefonica, sempre nei pressi della stazione, la volontà e la tutela degli abitanti non è stata minimamente presa in considerazione". 

Qui, in via delle Messi d'Oro c'è ancora degrado: "Siamo di fronte all’ennesima operazione politico-partitica che, in nome di presunti decoro e riqualificazione, crea disagi e degrado. E vi sono forze politiche vorrebbero incolpare di tale situazione le vittime del meccanismo, ovvero i migranti e gli sfollati, per soffiare sul fuoco della guerra tra poveri".

Infine concludono: "Per quanto ci riguarda, ad un anno di distanza, continuiamo a ribadire che il vero degrado è rappresentato da questo genere di manovre, attuate non per il bene della collettività ma per gli interessi politico-economici di pochi. Per questo stamattina abbiamo attaccato degli striscioni, volantinato e portato al Municipio alcune delle macerie da loro create che stazionano nel sito della baraccopoli". 

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