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Sabato, 20 Aprile 2024
Pietralata Pietralata / Via di Pietralata

Pietralata: l'Ater non ha i soldi e cittadini invocano l'autogestione

"L'Ater non ha i soldi per recuperare le case popolari di Pietralata che stanno cadendo a pezzi" questo l'allarme lanciato dai cittadini e dal circolo SEL di Pietralata, dopo la comunicazione di Ater dello stop ad eventuali futuri lavori di manutenzione

La situazione dell'ATER di Roma è indecifrabile: appalti fermi o cancellati, manutenzione bloccata e investimenti al palo. I motivi sono tanti e le case di proprietà della società pure. Prendiamo ad esempio un quartiere assai popoloso, una delle tante borgate popolari che oramai è completamente inglobata nella città: il quartiere di Pietralata. La zona compresa nel triangolo: Via Tiburtina, ospedale Sandro Pertini e la riserva naturale della valle dell'Aniene. 

Qui ci sono circa 2000 appartamenti di proprietà dell'Ater che versano in condizioni di incuria e abbandono. Alcuni lotti risalgono agli anni subito dopo la seconda guerra mondiale. E' di pochi giorni fa la denucia di SEL a proposito di una comunicazione da parte della Ater ai cittadini, nella quale si legge che non si sarebbero effettuati interventi: "per sprovvedute difficoltà finanziarie, l'Azienda dovrà ridimensionare la programmazione dell'attività di manutenzione del proprio patrimonio immobiliare...l'azienda non è nelle condizioni di provvedere alla consueta attività di manutenzione degli immobili, pertanto ci si è visti costretti a revocare tutte le procedure di gara avviate."  
 
Il campanello d’allarme è stato lanciato sabato pomeriggio, durante il convegno “Il diritto di tutti all’abitare e il declino del patrimonio pubblico”, organizzato dal circolo Sel “Ivan Bonfanti” di Pietralata. Tale allarme verte sulla mancanza di fondi, ma anche sui controlli e i collaudi ai lavori di manutenzione straordinari e ordinari che hanno passato il vaglio dei collaudi. 

Degrado case popolari Pietralata - foto Lilla/RomaToday

I cittadini storcono il naso e sottolineano come i lavori collaudati, a distanza di pochi anni, non hanno portato benefici: "Ascensori di nuova generazione che hanno come accessorio un cartello che ne vieta l'uso, o anche il solo tocco, in caso di pioggia - specifica uno di loro -  O come i tubi dell'acqua scoperti montati sui terrazzi con materiale non isolante, così l'inverno l'acqua si ghiaccia e l'estate è sempre ad una temperatura di 30°. Niente male per lavori effettuati pochi anni fa, controllati e collaudati dai tecnici Ater. "
 
Da questo malessere che nasce l'idea di una proposta di autogestione. Dante Pomponi (membro dell’associazione romana casa e ambiente), ha analizzato durante la serata di sabato le possibili alternative nella gestione delle case popolari. “La proposta di un modello evoluto di autogestione, sarebbe un’idea suggestiva e rivoluzionaria. Verrebbero garantiti, mediante la nascita di cooperative composte da parte dei cittadini che abitano in questi palazzi, almeno i lavori indispensabili di manutenzione. A tal proposito – ha chiarito Pomponi – sarebbe finalmente opportuno comprendere se il 20% dell’affitto pagato dalle persone che vivono negli alloggi popolari, viene destinato alla salvaguardia dei palazzi, così come previsto dalla legge." 
 
La proposta di autogestione è un idea suggestiva di democrazia diretta che però va completamente nella direzione opposta rispetto alla volontà delle istituzioni Regionali e Comunali; così come ha spiegato Stefano Zuppello (consigliere di minoranza dell’Ater) gettando ombre sul futuro delle abitazioni popolari: “È in fase di studio in consiglio regionale, una nuova legge quadro di riordino dell’edilizia popolare, volta soprattutto a far sparire, in futuro, questo tipo di opportunità. Si cercherà di ricorrere maggiormente allo strumento dell’housing sociale, ma non inteso nell’accezione positiva del termine, ma come opportunità per gli speculatori edilizi di ingrossare ulteriormente il loro portafoglio”.
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