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Tiburtino III: "Be Love", il murale che racconta l’accoglienza colora il quartiere 

Alla realizzazione dell'opera hanno partecipato anche i ragazzi ospiti del centro di accoglienza per minori stranieri non accompagnati

Un muro grigio di cento metri quadri che in soli otto giorni è diventato il “colore” più bello del quartiere. Siamo a Tiburtino III, tra i posti più ai margini del municipio IV dove tra il grigio delle case popolari, delle vie parallele che quasi formano un labirinto, trovano spazio accoglienza, uguaglianza e fratellanza: non solo nei locali del centro di accoglienza per minori stranieri non accompagnati gestito dalla Caritas ma anche sul muro di cinta.

Be Love: i germogli dell'uguaglianza 

Un grande murale dal titolo “Be love” racconta messaggi di pace, di inclusione ma anche di integrazione e di uguaglianza. A volere la realizzazione dell’opera è stata proprio la Caritas per contrastare un clima spesso ostile nei confronti dell’accoglienza. E la missione, finalizzata a superare barriere, è stata affidata a Tina Loiodice, famosa street artist che a Roma ha firmato già molte altre opere come “La bimba pensante” a Santa Maria della Pietà, “La classe operaia va in Paradiso” a Pimavalle e le opere presso i locali della stazione metro San Giovanni. 

Dai bozzetti di studenti e stranieri, nasce il murale di Tiburtino III

“Abbiamo realizzato prima un laboratorio con i bambini del centro e con i ragazzi che frequentano il liceo artistico del quartiere per chiedere loro la realizzazione di un progetto, un disegno che rappresentasse secondo loro l’uguaglianza – ha raccontato ai nostri taccuini Loiodice – Poi giornate di studio per ricercare idee”. Cuori ma soprattutto radici profonde che lasciano crescere due ragazzi: una “bianca” e un “nero” come germogli di una nuova inclusione. Non a caso nell’opera sono state disegnate anche le rose che “Hanno un significato importante sia nella cristianità che nella religione musulmana e il rosso, colore molto presente nel disegno, riporta al concetto di carità ma anche di speranza e pace”. Alle due estremità del disegno due campi vuoti rappresentano, invece, il buio dove gli oblò lasciano intravedere i colori perché “Come diceva Bob Marley al buio ci sentiamo tutti uguali”. 

I ragazzi del centro hanno collaborato alla realizzzione dell'opera

Un episodio, più di tutti, ha reso singolare la realizzazione di “Be love” che l’artista ha raccontato: “Un giorno, quando ormai il murale stava per essere completato mi ha chiesto di vedere con entusiasmo “scavato” nell’asfalto, presente in strada da chissà quanto tempo: in quel momento ho capito che l’opera si stava identificando nel quartiere e viceversa”. Al lavoro hanno collaborato anche i ragazzi ospiti del centro. 
 

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