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Appio Latino Torricola / Via Appia Antica

Parco della Caffarella, gli espropri non sono finiti: l'ampliamento è ancora possibile

La giunta ha disposto l'istituzione di un tavolo permanente per affrontare le criticità legate al recupero delle aree

L’ampliamento del parco della Caffarella è ancora possibile. Da oltre 7 anni i cittadini stanno chiedendo all’amministrazione di recuperare le aree che, pur essendo già espropriate, sono state lasciate in mano ai vecchi proprietari. I contenziosi che si sono aperti e la molteplicità di competenze che entrano in gioco, quando si parla di recuperare terreni ed immobili del parco dell’Appia Antica, non hanno finora facilitato il compito. Dopo le operazioni avviate nel 2019 per recuperare i beni, le iniziative hanno subito una battuta d’arresto. La lentezza della macchina burocratica non ha scoraggiato i cittadini che hanno continuato a sottoscrivere petizioni ed a promuovere diffide. 

Il tavolo permanente sulle aree da recupare

La novità è che l’amministrazione Gualtieri ha recentemente ripreso in mano la questione con un atto, una memoria di Giunta, che ha l’obiettivo di mettere ordine sugli espropri fatti e su quelli ancora da eseguire alla Caffarella. Per riuscire nell’obiettivo, l’assessora comunale Sabrina Alfonsi ha dato mandato al dipartimento ambiente di “formare un ‘Tavolo permanente’” con rappresentanti delle tante realtà che hanno a vario modo voce in capitolo, dagli enti che gestiscono il parco dell’Appia Antica, all’avvocatura capitolina, passando per i municipi, i gruppi di polizia locale, le università, le soprindentenze ed addirittura il bioparco di Roma.Tanti attori da far lavorare insieme con l’obiettivo di “giungere a positiva e complessiva soluzione” delle tante problematiche legate agli espropri “con risparmio di risorse finanziarie e lungaggini”. Queste ultime vanno particolarmente sottolineate perché, in molti casi, le indennità sono state pagate da quasi 20 anni.

Gli espropri mai completati

Nel 2005 l'allora amministrazione comunale aveva formalizzato l'intenzione di recuperare terreni situato all'interno del parco, avviando delle procedure di esproprio. Ai vecchi proprietari era stato corrisposto un indennizzo lasciando però loro, “in detenzione precaria”, aree ed immobili espropriati. Un danno per il pubblico evidente, soprattutto considerando le estensioni di questi spazi che, al netto di qualche bene recuperato, ammontano ancora a diversi ettari. Decine di migliaia di metri quadrati che potrebbero essere fruiti dai cittadini come quelli, oltre 40mila, recuperati da un'azienda agricola sulla regina viarum. Averli recuperati ha consentito di raddoppiare la zona umida pre-esistente nel parco della Caffarella, quella dove si trova lo stagno, probabilmente la parte più importante sul piano 

Come ampliare il parco della Caffarella 

Cosa rimane ancora da recuperare? Nel documento firmato dall’assessora all’ambiente figurano decine di particelle catastali. Ne fanno parte tanto “importanti accessi al parco” che sono “occupato impropriamente ed a volte oggetto di lunghe controversie giudiziarie”. Ma nel novero delle aree “non ancora fruibili alla cittadinanza” fanno parte anche quelle che, pur essendo “definitivamente acquisite”, e sono una minoranza, “necessitano di interventi di adeguata rivalutazione”.

Le aree occupate

Tra le aree c’è il Vivaio Idea Verde, che è già stato “oggetto di un esproprio e conferimento della relativa indennità”  che risulta “tutt’ora occupato con serre oggetto di verifica edilizia”. C’è anche l’area di un ex ristorante che è stata riacquisita, ma di cui l’amministrazione deve verificare l’utilizzo dei volumi in disuso. Su via della Caffarella ci sono poi sei particelle catastali “occupate abusivamente ad uso abitativo” ed altre tre, sulla stessa strada, che sono occupate “ad uso deposito materiali” e che vanno liberate. Nel caleidoscopio di aree da restituire alla pubblica fruizione risulta anche uno spazio “già espropriato ed indennizzato ma mai riacquisito, che è occupato da “serre con  presenza di cactus e piante sottoposte a sequestro giudiziario”. Lì è presente anche un allevamento con “numerose testuggini”. L’area in questione potrebbe essere pertanto data in gestione ad un ente di ricerca. Forse anche al bioparco.

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