Sfalci e pulizie: al decoro di Ponte Milvio pensano i detenuti
Una squadra di dodici persone al lavoro su piazzale e pista ciclabile all'ombra della Torretta Valadier
Prima il corso di formazione e il raggiungimento dell'attestato, poi il lavoro sul campo per testare le competenze acquisite: così dodici detenuti del carcere di Rebibbia sono arrivati nel cuore di Roma Nord per occuparsi della pulizia di aree verdi e parchi.
Da Rebibbia a Ponte Milvio: detenuti per il decoro
L'esordio nel luogo simbolo del Municipio XV: Ponte Milvio. I detenuti, sotto la stretta sorveglianza degli agenti della Polizia Penitenziaria, hanno provveduto allo sfalcio e alla pulizia delle aree all'ombra della Torretta Valadier.
Via cartacce, bottiglie e rifiuti di ogni genere dal ponte, dai muretti e dal piazzale sottostante la Torretta, poi il diserbo del primo tratto della pista ciclabile: quel percorso dedicato alle due ruote spesso preda di incuria e logorio.
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I lavori di pubblica utilità
Trentadue i detenuti di Roma che sinora hanno completato il corso nell'ambito dell'iniziativa nata grazie alla sinergia e al coordinamento tra gli assessorati capitolini e la sottoscrizione dell’Accordo congiunto tra Roma Capitale e Ministero della Giustizia, con la successiva firma del Protocollo d’Intesa per il progetto “Lavori di pubblica utilità e recupero del patrimonio ambientale”.
Un progetto che si fonda su attività di “lavoro volontario e gratuito” e che, tenendo conto delle specifiche professionalità e attitudini lavorative, promuove un percorso di sensibilizzazione al rispetto del bene comune, alla legalità, all’osservanza delle regole e delle norme: elementi imprescindibili verso il reinserimento.
Semafori liberati dai rami
E dove non sono arrivati i detenuti, valido contributo al decoro di quell'angolo di Roma Nord, è intervenuto il Servizio Giardini: a conclusione di una delle giornate di pulizia ad opera degli uomini di Rebibbia, l'assessorato all'Ambiente ha richiesto l'utilizzo del cestello del Comune per effettuare la potatura al grosso platano i cui rami sporgevano sulla strada oscurando del tutto, e in modo pericoloso, i semafori.