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La Storta Via del Casale di San Nicola

Rifugiati a Casale San Nicola: "Non ci vogliamo andare, abbiamo paura"

I migranti sono a Roma da un anno, vengono trasferiti dal Cara di via Visso. Venti sono arrivati ieri, scatenando la guerriglia tra Casapound, residenti e agenti di Polizia

Vengono da un Cara di via Visso i 20 richiedenti asilo che sono arrivati ieri, a fatica, a Casale San Nicola. Barricati in un pullman preso d'assolto a suon di bottigliate e insulti, hanno assistito dai finestrini alle scene di guerriglia urbana tra residenti, Casapound e agenti di Polizia. Altri 60 sono pronti al trasferimento che avverrà a breve. Su di loro, lontano dai riflettori puntati su scontri e polemiche, neanche una parola. 

"La comunicazione del trasferimento è avvenuta con sole 48 ore di anticipo, in un edificio a decine di chilometri da dove hanno iniziato, tra mille difficoltà, a crearsi un’esistenza minimamente dignitosa". A raccontare la storia delle decine di migranti che aspettano da mesi lo status di rifugiati politico, gli operatori del Nodo Territoriale Tiburtino. Africani del Gambia, del Senegal, del Mali. Non sono gli ultimi arrivati, stanno a Roma da quasi un anno, nell'attesa logorante che i giudici rilascino loro i permessi richiesti. 

"A settembre 2014 sono sbarcati in Sicilia. Dopo pochi giorni di permanenza nei centri locali vengono trasferiti a Roma in una struttura a via Visso, sulla Tiburtina, dove sarebbero dovuti rimanere temporaneamente fino al colloquio con la Commissione giudicante lo status di rifugiato". Il condizionale è d'obbligo perché, complice il caos di Mafia Capitale, e annessa riorganizzazione della rete di cooperative che gestisce l'accoglienza in città, i migranti sono destinati a Roma nord, "spostati come pacchi postali senza minimamente essere interpellati". 

"Non vogliono rinunciare ai percorsi di integrazione già avviati - raccontano gli operatori - nei lunghi mesi durante i quali i ragazzi hanno iniziato a vivere attivamente il territorio si sono sforzati di inserirsi, chi lavorando, chi iscrivendosi a scuola, chi frequentando gli spazi sociali del quartiere attraverso corsi di italiano e altre attività. Lentamente iniziano a fare comunità, a integrarsi tra loro e con l’esterno, a uscire sempre più dal ghetto che viene costruito intorno alla figura del migrante".

Non vogliono finire dall'altra parte della città. Specie dopo aver visto coi propri occhi le violenze e la rabbia scatenata dal loro arrivo. Hanno paura. Di seguito pubblichiamo la lettera aperta che hanno sottoscritto. 

Spettabili signori e signore,

é un grande piacere e onore per noi scrivervi cosa ci affligge.

Crediamo che ci possiate sinceramente aiutare a raggiungere Pace e Giustizia.

Innanzitutto, noi siamo qua per cercare asilo internazionale: questo è quanto ci è stato promesso.

Nel posto in cui ci vogliono portare, invece, c' è stata una manifestazione contro i migrant in questi giorni. C' è seriamente il rischio che lì qualcuno ci possa ferire gravemente o addirittura uccidere.

Non possiamo e non vogliamo andare in un posto in cui la nostra vita è messa in pericolo.
Ognuno di noi ha seri problemi nel proprio paese di origine: alcuni sono stati imprigionati, altri minacciati di morte.

Inoltre, ci era stato detto che prima avremmo avuto la nostra commissione (il colloquio per ottenere l' asilo) e dopo ci avrebbero trasferito. Invece non abbiamo ancora avuto la commissione e ora loro vogliono spostarci in un altro posto.

Noi non ci trasferiremo senza aver avuto la commissione.

Chiediamo a tutta la comunità di aiutarci a risolvere questo problema.

I ragazzi del Centro di via Visso
                                                                                              
                                   

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