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Cassia Cassia / Via Cassia, 781

Villa Paladini, dopo decenni di abbandono la vendita: addio porta dell’insugherata?

L'immobile novecentesco rischia di finire in mano ai privati: "Roma Capitale acquisisca bene destinandolo alla collettività". Al via la petizione

Un’immobile Novecentesco da salvare. Villa Paladini, costruita in via Cassia 781 nel 1936 dall’avvocato Egisto Paladini, donata dalla vedova dell’uomo alla Fondazione Italiana per la Ricerca sul Cancro (FIRC) e da quel 1992 sprofondata nell’incuria e vessata dall’abbandono, ora rischia di finire in mano ai privati e di chiudere la porta all’Insugherata.

Già perché il Piano di Assetto della Riserva Naturale – approvato con una delibera del 2002 e pubblicato solo nel 2006 –  prevedeva che la Villa, attraverso finanziamenti pubblici, diventasse un “centro di monitoraggio e documentazione ambientale”.

Un immobile con il suo, allora, bellissimo parco che avrebbe dovuto essere la porta di accesso all’area naturale: progetto che però, con la dimora signorile a diventare discarica e pure rifugio per indigenti e senzatetto, non si è mai realizzato.

Recentemente sul cancello è apparso l’annuncio “Vendesi Villa con parco”, un cartello che ha allarmato i residenti di Roma Nord.

La vendita ad un privato tradirebbe infatti la destinazione originaria decisa con il Piano di Assetto dell’Insugherata e sottrarrebbe alla comunità, oltre che una gemma novecentesca, anche e soprattutto la possibilità di avere una porta d’ingresso alla Riserva prestigiosa e, se mantenuta, decorosa.

Da qui la mobilitazione del NCD di vi Flaminia 872 intenzionato a tutelare questo bene: "Non possiamo rischiare di perdere un gioiello dell'architettura del Novecento, soltanto perché esso giace nel più totale abbandono da oltre vent'anni” – hanno detto il consiglieri del NCD, Giuseppe Mocci e Stefano Erbaggi, che sulla questione presenteranno una mozione in Consiglio con la speranza che venga approvata all’unanimità.

Intanto a Roma Nord è partita anche la petizione online: “Salviamo Villa Paladini” uno degli slogan scelti da chi non ci sta a vedersi portare via, dopo Villa Manzoni divenuta un’ambasciata, anche quest’altro bene promesso da tempo alla collettività e destinato, almeno nelle intenzioni, all’uso pubblico.

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