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Venerdì, 19 Aprile 2024
Prati Prati / Viale delle Milizie

Le autodenunce, il processo e le "condanne": così il Mamiani ha reagito all'occupazione da record

Ma Elisabetta, madre di una studentessa del biennio sospesa, non ci sta: "Giusto sanzionare, ma con questo metodo la scuola ha premiato i furbi che sono rimasti zitti"

Almeno in 400 tra ragazze e ragazzi hanno tenuto "sotto scacco" il Terenzio Mamiani per dieci giorni, dall'8 al 18 novembre, l'occupazione ad oggi più lunga a Roma. Una protesta iniziata di pomeriggio, quando ancora c'erano i corsi aperti e il vicepreside era nella struttura di viale delle Milizie e terminata il giorno del corteo nazionale studentesco. Nel frattempo corsi con ospiti illustri (tra questi lo scrittore Christian Raimo), tornei sportivi e concerti notturni. Il collegio docenti, però, di occupanti ne ha sanzionati 250. Con un metodo che ha lasciato perplesso più di un genitore.

Dopo l'occupazione il "processo": ecco come sono andate le cose al Mamiani

Come raccontava già uno dei rappresentanti degli studenti, iscritto al triennio, nei giorni successivi all'occupazione la dirigente Tiziana Sallusti ha fatto il giro delle classi chiedendo agli occupanti di autodenunciarsi. In alcune aule si sono alzati in 12, in altre in 4, in altre 10. Subito dopo sono stati convocati dei consigli di classe straordinari da remoto. Da una parte (idealmente), la preside e il corpo insegnanti della classe, dall'altra gli studenti che si sono autodenunciati insieme ai genitori, alla presenza anche dei rappresentanti di classe. La preside ha esposto i fatti, elencando anche i danni registrati durante il sopralluogo post-occupazione, gli occupanti hanno espresso il loro parere (chi si è scusato, chi si è giustificato, chi ha rivendicato la validità e l'importanza dell'azione). Anche i genitori hanno detto la loro. Alla fine dalla riunione online sono stati scollegati alunni e genitori, con preside e insegnanti che hanno discusso le sanzioni. Insomma, un processo senza giudice, con un'accusa, una camera di consiglio e oltre 200 imputati, che si sono autodifesi. 

Un genitore: "La scuola ha fatto passare il messaggio che i furbi se la cavano"

"I ragazzi sono abbastanza grandi per decidere di occupare, quindi altrettanto per prendersi le conseguenze delle loro azioni, ma sono molto dispiaciuta di come siano state gestite le cose dalla scuola". A dirlo a RomaToday è Elisabetta Gagliassi, architetta, madre di una studentessa sedicenne membro del collettivo del Mamiani: "In classe di mia figlia - continua Gagliassi, anche consigliera in II municipio - hanno dormito a scuola in 20, alcuni di loro hanno anche suonato durante l'occupazione. Ma si sono autodenunciati in 4. Questo significa che la scuola, un luogo dove i nostri figli imparano anche un po' qualcosa della vita che li aspetta, ha fatto passare un messaggio sbagliatissimo, cioè che chi fa il furbo la fa franca. Molti sono stati zitti e non hanno subito le sanzioni e le famiglie non pagheranno i danni chiesti dalla scuola". Quasi 10.000 euro totali, circa 40 euro a studente. 

"Ora nelle classi ci sono spaccature tra studenti"

"Purtroppo questo episodio - prosegue Elisabetta - sta già causando fratture dentro le classi, tra chi si è autodenunciato e chi invece è rimasto zitto. Durante il consiglio di classe ho detto che non si possono fare queste cose solo tramite autodenuncia, la preside alcuni avrebbe potuto riconoscerli. Sarebbe dovuta andare classe per classe facendo capire che sapeva quanti erano gli occupanti e spingendoli a farsi avanti".

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