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Torpignattara Pigneto / Via Bartolomeo Perestrello

Marranella, residenti si mobilitano per aiutare un senza tetto: "Noi senza strumenti, con le istituzioni si ricomincia sempre da capo"

Dopo l'articolo pubblicato lunedì, un gruppo di cittadini ha raccontato a Romatoday la frustrazione generata dall'iter di presa in carico di senza tetto con problemi psichiatrici da parte della istituzioni. "Perché non viene riconosciuta la necessità di cure?"

“Ci siamo mossi su più fronti: la Sala operativa sociale, il V municipio, la Asl, il 118, il Nae (Nucleo assistenza emarginati, ndr) della Polizia locale. Ma alla fine siamo sempre allo stesso punto: quel ragazzo è tornato a vivere per strada”. C’è un misto di preoccupazione e frustrazione nelle parole di un gruppo di residenti della zona di piazza Perestrello. “Cittadini attivi” che ormai da settimane si sono mossi nel tentativo di aiutare un ragazzo di 22 anni, originario della Guinea, con evidenti problemi psichiatrici, che da circa due mesi vive sotto le loro finestre. Hanno contattato Romatoday dopo aver letto l’articolo pubblicato lunedì in merito alle difficoltà con le quali le istituzioni si fanno carico dei senza tetto con tali problematiche.

L’articolo partiva proprio dal caso di questo ragazzo, che abbiamo chiamato Luca per motivi di privacy, finito suo malgrado sui giornali in un trafiletto di cronaca per un fatto di cui si è reso protagonista: il lancio di sassi contro alcuni genitori con bambini nei pressi di una scuola. La storia però è più complessa. “Siamo di fronte a una persona molto giovane che ha bisogno di cure e di un posto dove vivere. La sua instabilità fa paura, molte volte è difficile da avvicinare anche solo per portargli un pasto. Cosa sarebbe successo se quei sassi avessero raggiunto qualcuno? Oltre a questo resta evidente che è una persona che ha bisogno di aiuto. Eppure sembra che ogni percorso intrapreso porti sempre allo stesso punto: la strada”.

Da due mesi i residenti assistono impotenti. “A febbraio aveva acceso dei fuochi per scaldarsi ed è stata chiamata la polizia locale. Poi è iniziato il monitoraggio da parte della Sala operativa sociale, siamo in contatto anche con i volontari di Sant’Egidio. Nei momenti peggiori intervengono il 118 o le forze dell’ordine. Lui intanto, senza rendersene conto, svuota i cassonetti lasciando i rifiuti sparsi a terra. L’Ama è intervenuta tre volte per pulire”. 

Nei giorni scorsi Romatoday ha contattato l'assessorato alle Politiche sociali di Veronica Mammì che ha fatto sapere che la Sos lo sta monitorando ma “non può accogliere le persone contro la propria volontà”. Anche i ricoveri coatti – e questo è un tema da affrontate con molta prudenza - presso i centri di salute mentale non sono risolutivi senza un coordinamento tra le diverse istituzioni competenti: secondo le informazioni raccolte da Romatoday, dopo un periodo di cura di poche settimane le persone possono lasciare la struttura volontariamente o vengono dimesse e, senza coordinamento con le istituzioni che possono mettere in campo altri servizi, tornano in strada. Senza le medicine di cui hanno bisogno, al freddo, a rovistare tra i rifiuti, mangiando il cibo che riescono a recuperare da volontari o da cittadini solidali; non sempre completamente consapevoli della propria condizione.

Romatoday ha parlato con alcune persone che si occupano quotidianamente, a diversi livelli, di queste situazioni. Tutte hanno concordato sulla necessità di aumentare le risorse a disposizione e di un coordinamento tra i diversi servizi forniti dalle istituzioni. Che però, visti i risultati delle storie che stiamo seguendo, non è una prassi. Il tutto in un quadro in cui i senza tetto con problemi psichiatrici sono difficilmente ammessi nei dormitori, perché di difficile gestione, e gli stessi posti letto a disposizione sono molto al di sotto delle reali necessità: 1065 da parte del Comune di Roma, altri 1700 dalle realtà cattoliche e di volontariato, su una popolazione di senza tetto di 6mila unità, anche se alcune stime parlano di 14mila persone che vivono per strada. A questo si somma il fatto che il dipartimento Politiche abitative lavora ai minimi termini (zero assegnazioni di case popolari negli ultimi tre mesi del 2020) e che per quanti perdono la casa non è prevista alcuna assistenza alloggiativa, nemmeno temporanea.  

Luca vive per strada da circa due mesi. “Lo conosco da prima che finisse in questa situazione”, racconta a Romatoday un connazionale che sta cercando di aiutarlo. “Abitava in una casa con altre persone e aveva un lavoro. Poi l’ha perso, è finito per strada e ha iniziato a manifestare instabilità. Era un bravo ragazzo. Nella zona è conosciuto perché veniva sempre a giocare a calcio. Io sto cercando di restare in contatto con lui, gli porto da mangiare, quando accetta gli faccio fare una doccia a casa mia, ma non posso permettermi di ospitarlo. Per mettersi in contatto con lui ci vuole tempo, invece gli assistenti sociali ci passano solo pochi minuti”. 

Dopo l’arresto per il lancio dei sassi, di cui le forze dell’ordine hanno dato notizia con un comunicato, Luca è stato preso in carico per un paio di settimane. “Ma ieri era di nuovo per strada. Ci chiediamo perché la Asl abbia ritenuto opportuno non prenderlo in carico per curarlo più a lungo. Quali sono le motivazioni per le quali nessuna delle istituzioni interpellate può mettere in campo delle soluzioni? Intanto lui è di nuovo per strada: l’altra sera faceva ancora freddo, non aveva nemmeno più le coperte. Da mesi mangia quello che capita, soprattutto colazioni. È un essere umano, quanto ancora dobbiamo continuare a vederlo così?”.

Intanto anche la situazione della donna di origini africane di cui abbiamo parlato lunedì nell’articolo è ancora senza soluzione. Contattato da Romatoday, l’assessore alle Politiche sociali del V municipio, Mario Podeschi, ha fatto sapere che si sta muovendo insieme alla Sos, al servizio tutela stranieri e al centro di salute mentale di via Casilina, che fa capo alla Asl, per “metterla in sicurezza sia dal punto di vista igienico sanitario sia psicologico, preparando un percorso futuro che non sia in strada, sempre in collaborazione con la Sos”. Intanto lei aspetta per strada, in condizioni disumane. 

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