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Crisi nel VI muncipio: Palmieri ritira dimissioni e Vannisanti spiega le sue

Il presidente del VI municipio Giammarco Palmieri ha ritirato la lettera di dimissioni. Motivo? "Affidarsi alla volontà popolare". Intanto l'assessore Vannisanti spiega le sue di dimissioni a Romatoday

Agli sgoccioli dei venti giorni ecco il passo indietro che ha tenuto il territorio col fiato sospeso. Il presidente del VI municipio Giammarco Palmieri ha ritirato le dimissioni presentate lo scorso 20 marzo a seguito della mozione di sfiducia proposta dall'opposizione. Crisi rientrata? Presto per dirlo anche perché il 16 aprile quella stessa mozione è in calendario. Intanto il minisindaco spiega in una nota i motivi che lo hanno spinto a ritornare sui suoi passi rispetto a un gesto che aveva definito come "necessario" in nome di "coerenza e onestà politica".

"Raccogliendo le tantissime sollecitazioni che mi sono arrivate dai cittadini, dalle realtà sociali e dalle forze politiche ho deciso di perseguire fino in fondo la strada del rispetto dell’impegno preso nel 2008. Ritengo giusto che a pronunciarsi sia l’organo che rappresenta a 360 gradi la volontà popolare, il Consiglio Municipale, che ha già calendarizzato per il 16 aprile la seduta per la discussione della mozione di sfiducia nei miei confronti".

Motivi nobili quelli ispirati alla volontà "popolare". D'altronde è vero, nei giorni scorsi in molti fra residenti, comitati e associazioni hanno dimostrato il loro sostegno al presidente di centro sinistra. Nel frattempo ovviamente si spera nella pace finale, in un atto di riconciliazione che attesti "la volontà, da parte di tutti, di valutare obiettivamente il lavoro svolto da quest’amministrazione". Tutti insieme insomma, nel bene e nel male, pronti "a correggere eventuali elementi sui quali non si è registrata un’adeguata condivisione all’interno del centrosinistra". Sì perché il problema di fondo è e, almeno per il momento, rimane, la frattura interna alle forze politiche.

Il "tradimento" dell'Idv, i numeri che mancano, la pressione dell'opposizione che cavalca l'onda della crisi. Una matassa che non si capisce come sciogliere e nella quale spunta un'altra strana lettera di dimissioni, quella consegnata la scorsa settimana dall'assessore alle Politiche Sociali, Antonio Vannisanti. Le "male lingue" hanno già parlato di scambi di poltrone per riaggiustare il giocattolo rotto. La "testa" di Vannisanti in cambio di un posto nella giunta per uno dei tre consiglieri Idv. Ma è così? L'assessore prende le distanze dall'ipotesi, così come le aveva già prese giorni fa il minisindaco Palmieri. Una motivazione che spieghi le dimissioni però ci deve essere, e Vannisanti (più o meno) ce la dà.

"Mi sono dimesso per permettere un dialogo migliore tra le forze politiche, è un tentativo di far rientrare la crisi". Così spiega il gesto a Romatoday l'assessore del Pd. Sì ma che vuol dire? Per quale motivo l'abbandono del posto in giunta da parte di Vannisanti dovrebbero favorire la discussione in consiglio municipale? "Nella mozione di sfiducia del Pdl si fa riferimento a un episodio avvenuto nel 2010 - ci spiega Vannisanti - in cui un voto a sfavore  dell'Idv non permise l'approvazione di una mozione di sfiducia a mio carico".

Dunque l'abbandono oggi potrebbe essere letto in chiave di una "presa di responsabilità" seppur tardiva. Che poi questa serva effettivamente a ripristinare un dialogo tra le parti l'assessore ha qualche dubbio. "Perché dovrebbe servire? Bella domanda, questo non lo so". E sull'ipotesi cessione della poltrona a un vecchio esponente della maggioranza, oggi Idv, dichiara: "Non credo proprio che ci sia in ballo una cosa del genere. Questo sì che non servirebbe". Sul ritiro delle dimissioni del minisindaco commenta: "Il presidente ha deciso di affidarsi alla volontà del Consiglio". Volontà che, se tutto sta come dichiarato ufficialmente dai suoi membri, dovrebbe essere già chiara. Se, e ripetiamo, se.

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