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Fumata nera per gli inquilini Ater di via di Centocelle

Da anni sperano di poter acquistare la casa in cui vivono. Ma dalle parole ai fatti sono passati quasi 20 anni e del rogito neppure l'ombra. Se ne riparlerà forse a febbraio con l'apertura di un tavolo di trattativa

Aspettano da anni di poter acquistare la casa in cui vivono. Ma la lentezza della burocrazia frena il loro sogno. Sono gli inquilini degli edifici Ater (Azienda territoriale per l'edilizia residenziale) di via Centocelle: 146 famiglie a cui l'ente aveva promesso di vendere gli appartamenti in cui abitano da tempo. Ma dalle parole ai fatti sono passati quasi 20 anni e del rogito neppure l'ombra.

L'INCONTRO - Il 17 gennaio l'incontro con i vertici dell'Ater non ha avuto gli effetti sperati. Se ne riparlerà forse a febbraio con l'apertura di un tavolo di trattativa. Inizia tutto nel 1993, con l'approvazione della legge 560 che disciplina la dismissione dei palazzi di edilizia popolare. A quel punto l'Ater informa i suoi inquilini della possibilità di comperare l'appartamento. La risposta non si fa attendere: tutti pronti a trasformarsi da affittuari in proprietari. Tutto secondo legge. Ma qualcosa si inceppa nella macchina dell'Azienda territoriale e il "villaggio di Centocelle", costruito negli anni Cinquanta per i dipendenti dell'aeronautica, non viene messo in vendita.

I COMMENTI - «Abbiamo chiesto delle spiegazioni - racconta Giuseppe Polverari - ma la prima risposta è stata il silenzio. Solo dopo molto tempo ci hanno detto che erano sorti dei problemi di carattere giuridico, senza mai specificare quali». Dopo vari incontri con i vertici dell'azienda sembrava si fosse arrivati a una soluzione: «Avevano promesso che la vendita sarebbe stata avviata nel 2012, ma fino ad oggi non abbiamo saputo nulla», aggiunge Polverari.

«La cosa incomprensibile - spiega Anna Maria Addante, presidente dell'associazione inquilini di Torre Spaccata - è che dovevano essere venduti oltre 28mila appartamenti in base alla legge regionale del 1991 e a quella del 1993. Ma a noi risulta che solo 8mila di questi sono stati messi in vendita». «La vendita, infatti, - aggiunge Addante - è fatta a macchia di leopardo e noi non siamo più disposti a tollerare disparità di trattamento tra soggetti uguali. Senza dimenticare la casta a cui tutto è permesso». Il riferimento è al ministro della Funzione Pubblica, Patroni Griffi, che nel 2008 ha acquistato, per soli 177mila euro, un appartamento di edilizia popolare con vista Colosseo.

«Sono case su cui non viene fatta la manutenzione e in cui il riscaldamento è costituito dalle stufe a legna o a cherosene. Se l'azienda non ha i soldi per ristrutturarli perché non li vende così ripiana anche i suoi debiti?», chiede un signore. L'Ater infatti dichiara non solo di non avere i soldi per i lavori ordinari, ma ha anche un debito con il Comune di Roma per l'Ici non pagata. Per l'associazione degli inquilini la dismissione porterebbe dei vantaggi anche all'ente proprietario del villaggio. E metterebbe la parola fine su una trattativa che va avanti da troppo tempo.

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