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Venerdì, 19 Aprile 2024
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Ex Snia, il blitz degli attivisti per fermare le ruspe: "Stanno tagliando tutti gli alberi"

Nonostante le denunce dei giorni scorsi e l'interesse di istituzioni e forze dell'ordine le ruspe hanno ripreso a lavorare anche questa mattina. La protesta dei cittadini ha portato sul posto carabinieri, polizia di stato e polizia locale che ha spiegato: "Abbiamo chiesto un decreto di ispezione all’autorità giudiziaria"

Pochi metri nella folta vegetazione spontanea sorta a ridosso del lago Bullicante e si apre lo scenario dei ruderi dell’ex fabbrica della Snia: due ruspe al lavoro, intente a spostare cumuli di rami e a sradicare cespugli di rovi; la terra ormai priva di piante, piena di tracce dei mezzi meccanici; nel mezzo alcune parti rimaste coperte di prato. “Fermate le ruspe”, hanno urlato una ventina di attivisti, residenti del quartiere, esponenti di movimenti ambientalisti che questa mattina si sono mobilitati per protestare contro le operazioni di rimozione della vegetazione e abbattimento degli alberi in corso ormai da metà marzo all’interno dell’area privata che sorge a ridosso del monumento naturale del Lago dell’ex Snia.

“Ormai da settimane denunciamo che l'ecosistema cresciuto a ridosso del Monumento Naturale sta subendo danni di carattere irreparabile", la sintesi delle motivazioni alla base della protesta. "Le ruspe hanno sradicato gran parte della vegetazione presente nell'ex area industriale e distrutto habitat protetti, luogo di nidificazione e rifugio per diverse specie di fauna selvatica tutelata. Anche se si tratta di un terreno privato, sono necessarie autorizzazioni. Chiediamo l'intervento della guardia forestale. Siamo qui per denunciare il danno ambientale prodotto e chiedere di fermare le ruspe”. Pur essendo all’esterno del perimetro del monumento naturale, infatti, tutta l’area è sottoposta al vincolo paesistico Ad Duas Lauros, all’interno della quale per interventi di taglio degli alberi è necessario il parere preventivo della Soprintendenza di Stato

Il gruppo si è fermato al limitare dell’area esponendo lo striscione disegnato da Zero Calcare, che ha accompagnato negli anni le lotte che hanno portato all’istituzione del monumento naturale. “Parco ora, subito, adesso!”, la scritta. Dopo pochi minuti è arrivata una pattuglia dei carabinieri di Casal Bertone, chiamata dai guardiani del terreno, di proprietà di una società legata al gruppo immobiliare Pulcini. Mentre gli attivisti restano dietro lo striscione, vengono allertate altre forze dell’ordine. Le ruspe, intanto, hanno continuato a lavorare. La richiesta di identificazione ai presenti è durata pochi minuti. Al posto dei documenti è stata mostrata la segnalazione con la quale il 31 marzo scorso il Forum territoriale permanente del Parco delle energie ha sollecitato le istituzioni preposte a verificare la regolarità delle attività all’interno dell’area.

Ecco cosa sta accadendo attorno al lago Bullicante

Un paio di ore più tardi, a confrontarsi con i cittadini ci saranno i funzionari del commissariato di Porta Maggiore e il comandante della polizia locale del V municipio, Mario De Sclavis. La lunga discussione si chiude con un appuntamento al commissariato di Porta Maggiore, per domani mattina, per depositare un esposto con tutta la documentazione raccolta nelle ultime settimane dai cittadini, la stessa che è già stata oggetto di segnalazioni alle istituzioni coinvolte. Per acquisire l’esposto, saranno presenti anche degli agenti della polizia locale. 

“Faremo tutti gli accertamenti, i più accurati possibili”, ha dichiarato De Sclavis a Romatoday. “Coinvolgeremo tutti gli organi competenti, eventualmente nominando ausiliari di polizia giudiziaria e figure tecniche specifiche, come agronomi, che possano relazionare con dovizia ciò che è accaduto. Non dobbiamo intervenire contrariamente a quanto dice la legge per non inficiare il procedimento”. Nel frattempo, specifica, non è possibile chiedere una sospensione dei lavori.

Lunedì scorso a una delegazione di funzionari del dipartimento Urbanistica di Roma Capitale, del V municipio, della Soprintendenza di Stato e della Polizia locale non è stato permesso l’accesso per un sopralluogo. “Per questo abbiamo chiesto un decreto di ispezione all’autorità giudiziaria”, ha spiegato ancora De Sclavis a Romatoday. “Quando questo arriverà interverremo per accertare quanto accaduto. Gli illeciti saranno perseguiti e, ricordo, che in questi casi la normativa prevede il ripristino delle alberature abbattute”. 

L’accelerazione in merito alla necessità di svolgere ulteriori accertamenti è scattata a metà aprile, dopo la ‘scomparsa’ di un pino d’Aleppo alto diversi metri, specie protetta dalla direttiva europea ‘habitat’, nata per tutelare la biodiversità nel Vecchio continente, che aveva ‘colonizzato’ una collinetta a ridosso del monumento naturale. In seguito alle prime denunce dei cittadini, dal sopralluogo della polizia locale non era emersa infatti alcuna irregolarità. In merito De Sclavis ha spiegato: “Quando siamo entrati, stavano accatastando macerie, sterpaglie secche e rimasugli di laterizi provenienti dai crolli dei ruderi. Tagliare le fratte, come si dice a Roma, non è un illecito e i proprietari dell’area, al pari dell’amministrazione pubblica per la competenza del parco, avevano ricevuto un’intimazione da parte della questura a pulire per rendere visibile l’area ai fini della messa in sicurezza. Noi ora dobbiamo accertare se la proprietà, approfittando della prescrizione della questura, non abbia commesso degli illeciti”. 

Intanto, dopo il post dell’assessore all’Urbanistica Luca Montuori di lunedì scorso, è notizia di ieri la segnalazione della presidente della commissione capitolina Cultura, Eleonora Guadagno, a tutte le istituzioni coinvolte: “Si rappresenta agli uffici in indirizzo la necessità di acquisire delucidazioni in merito a quanto accaduto”, si legge nella comunicazione. Guadagno aggiunge un ulteriore elemento: “Si segnala inoltre che al dipartimento Tutela Ambientale non è pervenuta alcuna richiesta di potatura o taglio delle alberature presenti nell'area da parte del proprietario della stessa”.

A denunciare la situazione anche la capogruppo della Lista Zingaretti alla Regione Lazio, Marta Bonafoni: "A una prima verifica non sembra ci siano le dovute autorizzazioni. Ci chiediamo come e perché si possa agire liberamente con azioni che rischiano di avere evidente influenza sull'ecosistema che l'istituzione del monumento naturale ha inteso preservare", ha scritto in una nota. "È bizzarro che mentre le istituzioni si muovano in questa direzione, un privato decida di abbattere la vegetazione che caratterizza quel posto. Rimaniamo in attesa urgente di capire come e perché tutto ciò stia avvenendo".

La conclusione del blitz non ferma la mobilitazione che continuerà anche nei prossimi giorni. La battaglia per difendere il suo ecosistema non si è esaurita con l'istituzione del monumento naturale. Sono tre ora gli obiettivi della cittadinanza: "L'esproprio dell'area, l'estensione del perimetro della tutela regionale e la demanializzazione del lago". Sabato 1 maggio l'appuntamento per tutta la città è al Lago Bullicante. 

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