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"Non parliamo di emergenza Pigneto, ma la percezione di sicurezza dei cittadini non va trascurata"

Intervista alla presidente dell'associazione Vivo il Pigneto, l'avvocata Loredana Violi, in merito all'allarme relativo a furti e scippi lanciato nei giorni scorsi da alcuni cittadini

Nelle ultime settimane si è diffuso sia sui social sia sui media un “allarme scippi e furti” nei quartieri della prima fascia periferica di Roma Est. Pigneto, Prenestino, Tor Pignattara. Mercoledì scorso, a Villa De Sanctis, si è anche tenuta una riunione dell’Osservatorio territoriale per la sicurezza. Romatoday ha intervistato l’avvocata Loredana Violi, presidente di Vivo il Pigneto, associazione che da anni collabora con forze dell’ordine e istituzioni  sui temi della sicurezza nel quartiere. 

Cosa sta accadendo al Pigneto?

Per raccontarlo dobbiamo allargare il periodo di osservazione. Come associazione abbiamo inviato un esposto già a marzo del 2020, all’inizio del lockdown. Non c’era un aumento dei reati ma proprio per la nostra attività di monitoraggio e di osservatorio ci siamo posti in modo preventivo in merito alla questione sicurezza. Abbiamo segnalato quelli che potevano essere dei fattori di rischio. Il Pigneto aveva subito un notevole cambiamento. La chiusura dei locali aveva fatto venire più alla luce altri problemi come il degrado, le zone non illuminate. Avevamo chiesto di mantenere alta l’allerta perché si trattava di una situazione anomala che avrebbe potuto evolversi. Quindi come associazione abbiamo mantenuto costante, anche durante il lockdown, il contatto con le forze dell’ordine e con le istituzioni. 

Ora è scattato l’allarme furti, ripreso anche dai media. Nei giorni scorsi, però, il comandante della compagnia dei Carabinieri della Casilina, Piero Orlando, ha dichiarato che il numero dei reati è rimasto costante. Perché questo allarme?

Dobbiamo osservare il lungo periodo. Durante il lockdown, reati contro il patrimonio, come scippi e rapine, hanno registrato un calo vertiginoso a causa delle restrizioni, perché nessuno usciva più di casa. Nel secondo semestre del 2020, quindi, i reati sono aumentati rispetto al primo semestre, ma non rispetto alla media dei reati commessi negli anni. Questo, inoltre, ha coinciso con le restrizioni ancora in atto: le strade dopo le 18 sono più isolate e anche la percezione della sicurezza cambia. Si avverte anche il problema della crisi economica che ha colpito maggiormente le fasce più deboli. La nostra associazione continua a sostenere che serve una sinergia tra cittadini, forze dell’ordine e istituzioni. Basti pensare che la zona dell’isola pedonale ricade sotto la competenza della compagnia dei Carabinieri di piazza Dante, mentre, dopo il ponticello sulla ferrovia, fa capo alla Compagnia Casilina. Se non si crea sinergia si disperdono le forze. 

Come associazione avete ricevuto una risposta alla segnalazione avanzata a marzo del 2020?

Si, abbiamo sempre ottenuto risposte. È stato messo in campo un maggior controllo del territorio, compatibilmente con le dotazioni delle forze dell’ordine e con il periodo, visto che erano impegnate anche con il controllo degli spostamenti. Ultimamente si è verificato un intensificarsi dei controlli e questo è importante a livello della percezione della sicurezza da parte dei cittadini. Abbiamo ricevuto molte segnalazioni da parte degli associati che lamentavano questa situazione, che è stata un po’ accentuata dai mezzi di comunicazione. Alcune informazioni sono rimbalzate sui gruppi social che trattano questo argomento, e in questi casi è facile che si generi disinformazione. La percezione di insicurezza, però, resta un dato certo. L’aumento dei reati è relativo se paragonato alle statistiche degli anni precedenti ma quello che conta è la percezione della sicurezza. 

Perché la percezione conta più del numero dei reati?

Le istituzioni non possono esimersi dal rispondere anche a una esigenza di sicurezza. Se si muovessero solo nel momento in cui si registra un aumento considerevole del numero dei reati saremmo già in ritardo. La percezione della sicurezza, anche se amplificata dal senso di smarrimento della situazione che stiamo attraversando, è sempre un campanello d’allarme e deve essere considerata. A nessuno piace avere paura o diffonderla. Se poi questa percezione di insicurezza sia effettivamente legata a un aumento dei reati spetta alle forze dell’ordine stabilirlo. Sappiamo tutti quanto una pattuglia che passa più volte generi più sicurezza, perché un cittadino si sente tutelato, e inoltre ha un effetto dissuasivo perché qualsiasi delinquente ci mette due volte prima di commettere un reato. Abbiamo già avuto colloqui sia con i Carabinieri sia con la Polizia e abbiamo già ottenuto rassicurazioni. Ci sono più controlli e macchine in giro. Non siamo già in una fase in cui possiamo dire che c’è stata una risposta positiva, ma per questo ci vorrà del tempo. Poi vorrei specificare una cosa: non deve diventare “allarme Pigneto”. Questa situazione la vivono molti altri quartieri di Roma. 

È soddisfatta dell'Osservatorio territoriale sulla sicurezza che c’è stato mercoledì scorso a Villa De Sanctis?

Quella riunione rientra all’interno dell’esigenza di sinergia di cui le parlavo prima. L’attenzione dovrà essere diversa, modellata e proporzionata al periodo che stiamo vivendo, perché non possiamo pensare che il quartiere sia lo stesso del 2019. Serve mettere in campo una strategia complessiva, tra forze dell’ordine, istituzioni e cittadini. Ora più che mai il lavoro del territorio è fondamentale.

Prima ha accennato agli effetti della crisi economica sulle fasce più deboli. Non pensa che per aumentare la sicurezza andrebbe chiesto alle istituzioni locali di occuparsi anche di povertà ed emarginazione sociale?

Assolutamente sì, se si analizza la tipologia di reati si vede che si tratta di reati contro il patrimonio di natura meno grave: furti, scippi, rapine. È evidente che la tipologia di reato è connessa alla situazione economica del Paese ed è sempre più importante che le istituzioni affrontino povertà ed emarginazione. Il Pigneto è sempre stato un quartiere molto attivo da questo punto di vista e i cittadini sono sempre stati molto attenti alle problematiche dell’inclusione e della lotta all’emarginazione. Ora più che mai è una priorità. Per questo, come associazione, pensiamo sia fondamentale una collaborazione con le istituzioni a 360 gradi e che il percorso sia costante. Dietro ogni azione ci deve essere una strategia di lungo respiro.

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