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Parioli Salario / Via Panama

Sigilli al mega-chiosco abusivo dei Parioli, con (almeno) 5 anni di ritardo

I vigili hanno chiuso il Panamino all'interno del parco Rabin. Dal 2016 non aveva più i titoli per lavorare e buona parte della struttura andava demolita, ma non è mai stato fatto

Tra il 2016 e il 2017 il II municipio aveva già notificato ai gestori del Caffè Panamino la cessazione dell'occupazione di suolo pubblico e in generale la conclusione anticipata della concessione/convenzione stipulata con l'amministrazione comunale nel 2002. Il 7 giugno 2022, dopo cinque anni dalla richiesta di stop alla somministrazione, la polizia locale di Roma Capitale ha chiuso definitivamente il super-chiosco all'interno del parco Rabin e apposto i sigilli. 

Quello che è andato in scena ieri, quindi, è l'ultimo atto di una lunga diatriba che ha visto i gestori del punto ristoro di via Panama, zona Parioli, destinatari di una lunga serie di provvedimenti puntualmente disattesi. Il Panamino, infatti, nonostante la scadenza della concessione, aveva proseguito nell'organizzare eventi, fare catering e accogliere clienti dalla mattina alla sera. Non modificando di una virgola l'assetto della struttura, considerata abusiva anche da una sentenza del Consiglio di Stato del 2016, che dava ragione al Campidoglio confermando già quanto stabilito dal Tar del Lazio l'anno prima, che rigettava il ricorso delle società Eolie Srl e Panamino Srl contro la richiesta del comune di demolizione dei manufatti. 

Agli inizi del secolo scorso all'altezza di largo Bangladesh c'era un semplice chiosco di legni. Alle varie trasformazioni succedutesi nei decenni era subentrata l'istituzione del punto ristoro nel 2002, tramite convenzione/concessione stipulata nell'agosto di vent'anni fa. La struttura è arrivata a superare abbondantemente i 90 mq con ferro, vetri, copertura a più falde, andando a mangiarsi una porzione importante di un parco, quello intitolato al primo ministro dello Stato d'Israele e dove recentemente è stata inaugurata un'area giochi finanziata dall'ambasciata d'Israele. Gazebo, ristorante, bagni, una sorta di salotto. Troppo. 

E infatti nel 2012, dopo una verifica degli uffici municipali, il comune chiede la demolizione di tutto ciò che è abusivo. Le due società che gestiscono il caffè della Roma bene fanno ricorso, sostenendo di avere i titoli edilizi: "Gestiamo il chiosco-bar e la sua manutenzione per conto del comune, possiamo costruire" era in estrema sintesi la tesi difensiva dei privati. A inizio 2015 il Tar li smentisce, non ravvedendo nei documenti concessori alcun permesso edilizio, parere confermato dal Consiglio di Stato un anno dopo. 

Gli abusi, però, non vengono demoliti. Non lo fanno la Eolie Srl e la Panamino Srl, non lo fa il II municipio, storia simile a quanto accaduto a Villa Massimo, zona piazza Bologna, dove il punto ristoro della Casina dei Pini è stato chiuso dopo anni di battaglie legali e lotte dei comitati, ma i manufatti abusivi sono ancora in bella vista. Colazioni, aperitivi e merende continuano ad essere serviti durante gli anni all'interno dell'area, senza alcun permesso e senza che l'amministrazione comunale riceva alcunché dai gestori in cambio dei permessi, in ogni caso ormai scaduti. 

Adesso, con almeno cinque anni di ritardo, il Campidoglio ha deciso di riprendersi l'area e ha fatto chiudere tutto ai caschi bianchi del Gruppo II Parioli. Inizia dunque un'altra parte della storia, che però ancora dev'essere scritta. Quanto tempo rimarrà vuoto il punto ristoro di via Panama? Quando verranno abbattuti gli abusi? 

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