Discarica a cielo aperto e incuria: benvenuti a Villa Chigi
Acqua verde nella fontana e degrado a trecentosessanta gradi
“Villa Chigi è una discarica a cielo aperto. Una volta non era così”. La sintesi non è un dono di tutti eppure il commento riassume il quadro raccapricciante dipinto all’interno dell’area che, in teoria, rappresenterebbe uno dei fiori all’occhiello del quartiere Africano e del Salario. Nella pratica, va da sé, la storia è un’altra: rifiuti sparsi ovunque, monnezza a terra, una scia di bombolette spray come firma del degrado.
Degrado a Villa Chigi
È una cartolina desolante quella spedita dal Municipio II. La Villa quotidianamente è frequentata da chi fa jogging o da chi ha voglia di sgranchirsi un po’ le gambe con una passeggiata. Messo piede dentro, non è facile fare i conti con il contorno del paesaggio. Ci sono panchine nascoste nella vegetazione per quanto è alta l’erba, la spazzatura spunta in ogni angolo. E la puzza stantìa dell’immondizia, in alcuni punti, raggiunge livelli incommentabili.
Villa Chigi, discarica a cielo aperto
Il resoconto non si discosta molto da quello registrato a gennaio da RomaToday. All’epoca nella vasca di Villa Chigi galleggiava un cestino dell’immondizia. Oggi, 31 maggio, lo sostituisce un secchio blu. L’acqua, nel frattempo, è verde. La scalinata è intrisa di pezzi di vetro, i tronchi degli alberi sono scarabocchiati e la tristezza prende quota.
Incuria a Villa Chigi
Scendendo i risultati non migliorano. Nello spazio situato vicino all’asilo nido emerge di tutto e di più: lattine di alluminio e frammenti di bottiglie di birra compongono il puzzle. Un raccoglitore dei rifiuti giace supino mentre il sole batte forte. Il caldo potrebbe far pensare a un brutto miraggio. Ma è tutto vero.
Perdita di acqua a getto continuo
A chiudere la parte bassa, quella del parco Don Enzo Baldoni, dove si trova l’area giochi dedicata ai più piccoli. Pure qui cartacce e plastica colorano l’ambiente, deposte un po’ ovunque, sotto le panchine e non. Ciliegina sulla torta, la perdita d’acqua all’ingresso del parco, lato viale Somalia. “Guarda la marana, ce mancava proprio” sussurra una passante. In fondo si sa: al peggio non c’è mai fine.