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Infernetto: la morte di Sarang e la speculazione edilizia dimenticata

Quella dell'Infernetto è stata una delle zone più colpite dal nubifragio di ieri. E la morte dell'uomo nello scantinato riaccende la polemica sulla speculazione edilizia

La morte di Sarang Perera, il cuoco cingalese di 32 anni, riaccende i riflettori sul quartiere dell'Infernetto, noto per l'irrisolta questione dell'abusivismo.

UNA SITUAZIONE PARTICOLARE - "All'Infernetto, che è una zona ex abusiva, c'è una situazione particolare, perché da sempre lì il settore fognario è molto debole", ha commentato ieri il sindaco di Roma Gianni Alemanno, durante un collegamento con Skytg24. Ma non sono solo le fognature a non funzionare.
 
POLITICHE TERRITORIALI SBAGLIATE - Quella dell'Infernetto è una storia di abuso edilizio, sanatorie e pianificazioni urbanistiche discutibili e fallimenti da parte dell'amministrazione comunale. "L’intero XIII Municipio è sprofondato nel caos a causa di allagamenti i cui effetti sono stati aggravati dalla scarsa manutenzione delle caditoie e delle strade e dalle edificazioni nelle aree dell’entroterra, sotto il livello del mare e in aree di esondazione. Anni ed anni di politiche del territorio sbagliate che soprattutto per soddisfare le esigenze dei costruttori e di chi ha costruito abusivamente, hanno permesso sanatorie, pianificazioni e deroghe edilizie e urbanistiche in aree e spazi precedentemente non edificabili né abitabili", si legge in un comunicato diffuso di Sinistra Ecologia e Libertà del XIII municipio. Situazione che rischia di essere esasperata dalle modifiche apportate al piano casa dalla maggioranza regionale, in quanto l'ampliamento delle cubature e della residenzialità potrebbe amplificare i rischi per abitazioni e persone. Il quartiere infatti si sviluppa  su un'area alluvionale e il terreno fatica ad assorbire grandi quantitativi d'acqua, come quello che si è riversato ieri sulla Capitale, che finiscono con il ristagnare e invadere le case, procurando danni e mettendo in pericolo la stabilità delle costruzioni.
 
ANNI DI ABUSIVISMO EDILIZIO - I residenti puntano il dito contro l'amministrazione e la scarsa manutenzione dei tombini, ma dimenticano quanta colpa abbiano costruzioni e ampliamenti fuori controllo. Se la maggior parte degli edifici sono stati realizzati negli anni Settanta e Ottanta e poi condonati, ragion per cui Gianni Alemanno la ha definita "una zona ex abusiva", negli anni successivi si sono susseguiti interventi di ampliamento e cambi di destinazione illegali. Lo testimoniano i continui controlli e sequestri di strutture effettuati: secondo i dati pubblicati a giugno dall'Agenzia del Territorio, nel 2011 sono state 68.000 le "particelle" abusive individuate. Sottotetti e seminterrati adattati ad abitazione, per lo più occupati da immigrati, come nel caso di Sarang che giovedì è rimasto intrappolato in quello scantinato. Stabili occupati da più persone di quelle dichiarate al Comune, che quindi realizza fognature, reti e infrastrutture per un numero di abitanti molto inferiore alla realtà. Motivo per cui Sinistra Ecologia e Libertà chiede "una moratoria nazionale delle sanatorie e delle edificazioni in aree a rischio idrogeologico e delle concessioni di abitabilità nei seminterrati", come nel caso dell'Infernetto.

LA LOTTA DI PANNELLA - La questione della speculazione immobiliare all'Infernetto è vecchia decenni. Nel 1992 Marco Pannella, in quanto Presidente della XIII Circoscrizione, portò avanti un'intensa lotta all'abusivismo che ammorbava l'Infernetto. Appoggiato dall'allora sindaco di Roma Franco Carraro, tentò la demolizione degli edifici illegali in costruzione, arrivando a proporre una "marcia di ruspe" comunali e un'intervento del Genio civile. All'avvio dei lavori Carraro definì un eventuale fallimento "una sconfitta per Roma e tutta l'Italia". E sconfitta fu. La ditta "Cepa", cui era stato affidato l'abbattimento degli immobili, si ritirò quasi subito a causa delle minacce ricevute; le reazione degli abusivi degenerò in scontri con la polizia, tanto che la magistratura sospese le operazioni di abbattimento "per motivi di ordine pubblico". La "Cepa" venne poi segnalata alla Procura della Repubblica, perché si sospettò che la ditta avesse ben altri motivi per ostacolare la demolizione, in quanto oltre ad avere sede proprio all'Infernetto, vi aveva anche realizzato delle costruzioni. Di fronte alle difficoltà incontrate nel risolvere la questione dell'Infernetto Marco Pannella arrivò a ipotizzare che il territorio fosse controllato da associazioni mafiose che avevano paura di essere spodestate, mentre Franco Carraro riconobbe la responsabilità della lentezza delle decisioni dell'amministrazione nel fallimento delle iniziative contro l'abusivismo.
Dalle ruspe di Pannella non è cambiato nulla, se non il numero di residenti, che continua ad aumentare. E la questione Infernetto, lungi dal trovare soluzione, sembra tornare alla ribalta solo quando ci scappa il morto.

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