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Cinema Palazzo, attivisti e residenti di San Lorenzo scrivono a Franceschini: "Ponga il vincolo culturale"

La proposta economica del Campidoglio per l'acquisto è stata ritenuta inadeguata dal proprietario. Roma Capitale: "Disponibili al dialogo". I cittadini chiedono l'intervento del ministro

“Il ministero della Cultura vincoli il cinema Palazzo”. La ‘comunità’ di attivisti, artisti, residenti del quartiere di San Lorenzo, che fino al 25 novembre 2020 “si sono presi cura” dell’ex sala di piazza dei Sanniti, hanno scritto al ministro Dario Franceschini. “L’apposizione di un vincolo sulla destinazione d’uso è quanto mai urgente e opportuna, al fine di preservare la vocazione di un edificio fortemente esposto al rischio di speculazioni”, si legge nella lettera. “Nella piena convinzione che la crescita di un polo culturale, di un luogo di incontro e solidarietà, in un’area come il quartiere di San Lorenzo debba essere tanto tra le priorità delle istituzioni territoriali quanto interesse del Governo, chiediamo a Lei e all’istituzione da Lei presieduta di intervenire in questa annosa vicenda”. 

Il cinema Palazzo è stato occupato nel 2011 da un gruppo di artisti e residenti del quartiere per impedire che lo storico teatro di varietà, poi cinema di quartiere, venisse trasformato in una sala scommesse con decine di macchine Vlt. Dopo lo sgombero, avvenuto il 25 novembre 2020, la Giunta guidata da Virginia Raggi ha approvato una delibera esprimendo la volontà di salvaguardare la vocazione culturale dell’immobile e ha manifestato la volontà di acquistarlo avanzando una proposta economica alla proprietà. La stima del valore di acquisto, elaborata dal dipartimento Patrimonio, è risultata pari a circa 900mila euro.

La proposta del Campidoglio è stata però ritenuta inadeguata dal proprietario dell’immobile, la società Area Domus spa, che ha scritto agli uffici del dipartimento Patrimonio e dell’Urbanistica per comunicare la propria posizione. In risposta, Roma Capitale ha ribadito la propria disponibilità al confronto e a “sottoporre la perizia di stima della proprietà, qualora la stessa intenda procedere alla cessione dell’immobile, all’esame dell’Agenzia delle Entrate per un’analisi di confronto rispetto alla stima dell’Amministrazione capitolina”. In questo quadro, il futuro del cinema Palazzo resta ancora tutto da scrivere.

Per questo attivisti, artisti e residenti che per anni hanno tenuto aperto lo spazio tra eventi culturali, iniziative di solidarietà e spazi di discussione per il quartiere, hanno scritto al ministero Franceschini, che già nel 2014 pose il vincolo sul cinema America, anch’esso occupato e poi sgomberato. “Nel 2011 il quartiere di San Lorenzo non accettò lo scempio di vedersi sottrarre un bene essenziale per lo sviluppo equilibrato della comunità territoriale e decise di porre rimedio con i mezzi che aveva a disposizione: i propri corpi, la propria immaginazione, il proprio desiderio di mettersi in gioco e di difendere un baluardo di cultura in un quadrante della città sempre più mercificato e sottomesso ai flussi di consumo, soprattutto notturno”, hanno scritto nella lettera.

Oggi, la questione torna a porsi prepotentemente all’ordine del giorno, benché in termini leggermente modificati. Di fronte all’impegno profuso dalle istituzioni cittadine e volto all’acquisizione del vecchio teatro e alla sua salvaguardia come avamposto culturale, la proprietà ha opposto una severa preclusione al dialogo, e ciò nonostante la proprietà stessa abbia ripetutamente e pubblicamente dichiarato, anche a mezzo stampa, la volontà di vendere l’immobile”, continua il testo. Secondo gli attivisti “tale preclusione avvalora il rischio e la preoccupazione, acclarata dalla precedente condotta, che la proprietà sia interessata a vendere l’immobile a mero fine speculativo, e dunque solo per trarne il massimo profitto”.

Gli attivisti ricordano, invece, il valore storico e culturale del bene che “prima di essere frequentato da Pierpaolo Pasolini” è stato un palco per Petrolini e Totò. “Durante gli anni di gestione da parte della comunità territoriale la struttura è stata attraversata da centinaia di artisti e intellettuali, molti sconosciuti, molti altri ben presenti nel panorama nazionale e internazionale: tra questi Elio Germano, Marcello Fonte, Franca Valeri, Stefano Rodotà, Dario Fo e Franca Rame”.

E ancora l’ex cinema Palazzo negli anni è stato frequentato negli anni da migliaia di cittadini. “Siamo convinti che siano loro la vera chiave che debba portare le istituzioni democratiche di questo paese a stabilire che la traiettoria del Cinema Palazzo continui nel segno della cultura e che questo non possa essere in futuro alterato, quale che sia l’assetto proprietario che ne determinerà la gestione. La ricchezza di un territorio, di un quartiere, di una città, si misura grazie a una complessa varietà di indicatori, tra i quali non è possibile lasciare in secondo piano l’accessibilità a spazi che offrono, sviluppano, producono cultura”.

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