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Castro Pretorio

Chiusura Castro Pretorio, proteste per la riapertura della fermata

Questa mattina Potere al Popolo ha presidiato la fermata della metro B, chiusa quasi da un anno, sollevando i disagi di studenti e pendolari

Quasi un anno per restituire la fermata della metro B Castro Pretorio alla cittadinanza, con disagi per lavoratori e tantissimi studenti. La stazione, chiusa dal 5 ottobre 2020, è sbarrata infatti per lavori di manutenzione che, da che dovevano durare solo alcuni mesi, si sono protratti invece per il sopraggiungere di altri problemi. Uno stop che ha pesato sulla mobilità capitolina ma soprattutto sui tantissimi universitari che utilizzavano Castro Pretorio e Policlinico, chiusa anch'essa, come snodo per la città universitaria de La Sapienza. 

A sollevare nuovamente la questione Potere al Popolo, che questa mattina ha lanciato un sit-in nei pressi della fermata metro per chiedere risposte.

"Il 5 ottobre 2020 la fermata Castro Pretorio, pochi giorni dopo quella di Policlinico, veniva chiusa per manutenzione. Dopo oltre un anno, gli abitanti di Roma sono ancora qui che si chiedono quando verranno riaperte - così Elisabetta Canitano, candidata a Sindaca di Roma con Potere al Popolo  - "Oggi ricomincia la didattica per molti corsi della Sapienza, ma la più importante fermata che serve studenti e studentesse del principale ateno romano, così come l’accesso alla più importante biblioteca della città, dopo quasi un anno sono ancora chiuse”.

Tra le proposte avanzate dal partito, quella di rafforzare gli investimenti sul parco pubblico e trasformare Atac in un'azienda speciale.

“Un trasporto è davvero pubblico solo se garantito e accessibile da tutti gli abitanti, ma questo evidentemente non è il caso del servizio metro romano. La giunta 5Stelle in tema di trasporti si è rivelata più un motel di bassa lega, con 7 cambi ai vertici Atac che non hanno aiutato gli abitanti, soprattutto delle periferie, a muoversi nella città”.

“Potere al Popolo – conclude la candidata sindaca – chiede di superare il ricatto del debito che strangola Roma e i romani per rafforzare gli investimenti pubblici nel trasporto pubblico locale e trasformare Atac in un'azienda speciale, internalizzando tratte e lavoratori finiti in mano agli appalti privati, rivelatesi inadeguati a svolgere il servizio, e un piano di assunzioni capace di ridare agli abitanti la libertà di muoversi per la capitale”.

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