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Caso di Camillo, rabbia tra i 5 Stelle: "Il municipio ha nascosto il conflitto di interessi"

Il parere dell'Avvocatura è stato protocollato il 6 aprile scorso e indirizzato alla direttrice del parlamentino. Lo stesso giorno il consigliere di Camillo ha ceduto le quote della società. Gli attivisti: "Ci hanno sempre detto di non averlo ricevuto"

Montano i malumori tra i grillini del dodicesimo. Deflagrato il caso di Camillo, la "base" del Movimento nel municipio XII è una bomba a orologeria. Tra gli attivisti serpeggia rabbia e delusione per quell'uno vale uno tradito dai vertici. 

Riassumiamo rapidamente: secondo un parere rilasciato dall'Avvocatura capitolina, il consigliere 5 Stelle e presidente del Consiglio di via Fabiola, Massimo di Camillo, è stato "incompatibile" per dieci mesi di mandato. Ha rivestito la carica pubblica ma contemporaneamente ha prima amministrato (fino a settembre) poi gestito, da socio al 50 per cento, un nido convenzionato con il Comune di Roma. 

Il verbo passato è d'obbligo, perché di Camillo - pressato da Fratelli d'Italia che ha sollevato il caso - si è liberato delle quote societarie comunicandolo durante la commissione Trasparenza del 7 aprile, dopo giornate di polemiche, attacchi e rumore mediatico. Lo ha fatto in fretta e furia, senza attendere il parere dell'Avvocatura che pure lo stesso municipio aveva richiesto, ripetendo come un mantra: "Nessuna incompatibilità, sono nel giusto".  Perché cedere le quote dunque? "L'ho fatto per tanti motivi, uno è quello di non mettere in difficoltà tanti consiglieri". 

Il 5 maggio esce il parere del Segretariato, in risposta all'interrogazione del consigliere di FdI, Marco Giudici. Si diffonde rapidamente tra i consiglieri di maggioranza. L'ente dichiara il caso chiuso, data la rimozione della causa stessa di incompatibilità. E' venuto meno il fatto contingente alle accuse, Di Camillo non è più socio della Ro.ma srl. Ma tra le righe cita il parere dell'Avvocatura che lo aveva invece dichiarato incompatibile. 

Per dieci mesi il consigliere, secondo i legali capitolini, ha mantenuto i due incarichi in conflitto di interesse (art.63 del Tuel). Alla giunta Crescimanno, sedate le perplessità interne alla maggioranza, non sembra interessare. Ormai non conta più. Ma l'atto quando è uscito? E' possibile vederlo, commentarlo, discuterne? Gli attivisti, durante le riunioni settimanali con gli eletti, chiedono conto di una situazione che seppur passata ha un suo peso senz'altro politico. Il silenzio ha la meglio. "Quello che conta lo ha detto il Segretariato" si è sempre difeso di Camillo dal 5 maggio in poi. E l'Avvocatura? "Ci hanno sempre detto che non lo avevano ricevuto il parere" spiegano gli attivisti. Eppure era in un cassetto. 

RomaToday lo ha potuto visionare. E' stato indirizzato al direttore del municipio, la dott.ssa Adriana Del Pozzo. Tre pagine dove non emergono dubbi sul parere degli avvocati: da titolare al 50% della Ro.ma srl Di Camillo era incompatibile. Crescimanno avrebbe dichiarato agli stessi attivisti di non essere stata messa al corrente del contenuto del parere da Del Pozzo. Di non sapere neanche se questo sia stato emesso o meno. "Io non ho il parere e non potrei nemmeno visionarlo perché è stato richiesto con protocollo riservato dal direttore del Municipio". E' la versione sostenuta tra le chat "segrete" dei grillini dalla minisindaca. Un tentativo di calmare le acque. Ma è la data del documento a suggerire qualcosa di più: è stato protocollato il 6 aprile. Lo stesso giorno in cui Di Camillo si è liberato delle quote (qui il pdf con la variazione patrimoniale). Un caso? Gli attivisti pretendono risposte.

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