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Municipio XII, titolare di un nido e consigliere: Di Camillo fa mea culpa e cede le quote

Il presidente dell'Aula, accusato di incompatibilità, annuncia di aver cedute le quote dell'asilo in convenzione con il Comune. Ma le opposizioni non ci stanno: "Saltato il passaggio in Consiglio"

Massimo Di Camillo ammette tra le righe. Accusato di incompatibilità in quanto gestore al 50 per cento di un nido convenziato all'Aurelio, ha dichiarato in commissione Trasparenza di aver rinunciato alle quote societarie. A puntare il dito contro il grillino presidente del Consiglio del XIII municipio il gruppo Fratelli d'Italia, con segnalazione ad Anac e al Prefetto, perché stando all'art.63 del Tuel (Testo Unico degli Enti Locali) le due cariche non potrebbero convivere per ragioni di conflitto di interesse. Lui stesso nella dichiarazione patrimoniale ha messo nero su bianco la partecipazione nella società, un quadro presente (e noto) dunque fin dal primo giorno di governo.

Pressato su più fronti, anche interni al gruppo municipale Cinque Stelle, Di Camillo ha annunciato di non essere più titolare. Ci vorrà qualche giorno perché risulti ufficialmente, ma assicura la cessione. "Le quote sono state cedute ieri - ha spiegato ai consiglieri della Trasparenza - la situazione finisce qui, non c'è più bisogno di votare. L'ho fatto per tanti motivi, uno è quello di non mettere in difficoltà tanti consiglieri, compresi quelli dell'opposizione perché qui c'è gente dell'opposizione che mi conosce da tanti anni e lo sanno che persona sono". E il parere del Segretariato, quello che lo stesso Di Camillo dichiarava di aver richiesto? "Chi decide il conflitto di interesse è un giudice - prosegue durante l'intervento - e non ho nessun interesse ad andare in un Aula giudiziaria"

Tutto risolto dunque? Non per i consiglieri di opposizione. Il Tuel prevede in presunti casi di incompatibilità un passaggio necessario in Consiglio. E' l'Aula a dover contestare il fatto al consigliere. Da quel momento lo stesso (art.68/69/70 del Tuel) ha 10 giorni di tempo per sanare la situazione, dopodiché sempre il Consiglio si riunisce nuovamente per deliberare o meno la decadenza. 

"Questo passaggio non è avvenuto - spiegano i consiglieri di FdI, Giovanni Picone, Marco Giudici e Francesca Grosseto - la verità è che la cessione delle quote è un'ammissione di colpa e Di Camillo e tutto il M5S hanno usato la propria autorità pubblica per prendere tempo, in spregio ad ogni legge, fino a quando sono riusciti a nascondere la polvere sotto al tappeto. Se non avessimo scoperchiato il caso sarebbe stato incompatibile per 5 anni? Abbiamo chiesto ad Anac un'ulteriore intervento perchè la pulizia va fatta fino in fondo e, Tuel alla mano, non siamo sicuri che questa situazione possa sanarsi".

"Prendiamo atto dell’ammissione di colpa di Di Camillo - commenta anche il consigliere regionale di Fratelli d'Italia, Fabrizio Santori - che per 10 mesi ha nascosto la sua incompatibilità. Ora però si dimetta, perchè ha scritto una pagina vergognosa e senza precedenti, coperto dall’omertà del M5S che non ha rispettato la legge. Il richiamo all’onestà è solo un ricordo lontano perchè oggi nel M5S vige la regola di un doppiopesismo riprovevole che assolve gli amici e condanna i nemici senza un processo".

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