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Venerdì, 19 Aprile 2024
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"Boxe contro l'assedio": le palestre popolari romane tendono una mano a Gaza

Atleti e tecnici federali delle palestre popolari di Tufello e Quarticciolo raccontano l'esperienza vissuta a Gaza: "Oltre le bombe c'è la vita e la passione per lo sport"

Rompere l'isolamento internazionale usando la leva dello sport. E' questa una delle finalità che si pone il progetto "Boxe contro l'assedio" che, dal 2018, sta portando atleti e tecnici federali in Cisgiordania ed a Gaza.

L'iniziativa

La prima tappa di quest'iniziativa, lanciata dalla ONG siciliana CISS e dalla palestra popolare di Palermo, si è svolta nel settembre. L'ultimo viaggio invece in terra palestinese, si è svolto alla fine di gennaio ed ha visto la partecipazione di realtà consolidate nel tessuto sportivo capitolino. La palestra popolare Valerio Verbano al Tufello e la palestra popolare Quarticciolo.

"Abbiamo incontrato atleti di tre realtà sportive a Gaza e di una palestra a Ramalla, in Cisgiordania, dove ho fatto sparring con una ragazza di nome Lisa" racconta Carlotta Bartoloni, atleta full contact della palestra del Tufello. A ricevere la delegazione romana, sono stati sportivi di ogni età e genere. Ma raggiungerli non è stato facile. 

L'isolamento ultradecennale

"Per quanto uno possa leggere ed informarsi, arrivare a Gaza ti spezza il cuore.Che la situazione sia angosciante lo si percepisce sin dall'arrivo, quando si viene  sottoposti ad una serie infiniti di controlli – spiega Giovanni Cozzupoli, tecnico federale di pugilato impegnato nella palestra popolare del Quarticciolo –  poi però, una volta entrato, ti rendi conto che la vita va avanti, tra tante difficoltà". La principale riguarda l'impossibilità di spostarsi. "A Gaza sono sotto assedio da almeno dodici anni –  ricorda Carlotta – e l'isolamento si ripercuote anche sul piano sportivo visto che non possono recarsi neppure in Cisgiordania per confrontarsi con altri alteti". Una condizione che, evidentemente, si ripercuote in ogni ambito della vita, compreso lo sport. 

Le differenze

"C'è una grande differenza nel livello di preparazione tra le due regioni - fa notare Cozzuppoli - Nella palestra in Cisgiordania c'è un tecnico che ha una stella AIBA e questo significa che può accompagnare i suoi pugili anche in incontri di portata internazionale. Si chiama Nader ed il suo lavoro, in una palestra peraltro dotata di buona strumentazione, è importantissimo sul piano sociale ed educativo. Lì ho visto tantissimi ragazzini tra i 12 ed i 15 anni ed anche diverse ragazze".

La vita va avanti

A Gaza invece, hanno confermato sia Cozzupoli che Bartoloni, la situazione è ben diversa. "Quando siamo arrivati – spiega il tecnico federale del Quarticciolo – avevano appena saputo che gli era stato rifiutato il visto per combattere in Cisgiordania". L'isolamento è totale. "Ma non bisogna dimenticarsi che proprio lì, al di là dell'assedio, ci sono persone che lavorano, fanno sport Insomma- ricorda Carlotta Bartoloni – c'è una vita che quotidianamente va avanti".

Boxe contro l'assedio: il progetto

Anche per questo è stato pensato il progetto "Boxe contro l' assedio". Serve per fornire un ponte tra culture diverse, per rompere un isolamento che non è solo internazionale, perchè di fatto non consente neppure di disputare dei match all'interno della stessa Palestina. "Quando siamo arrivati noi il visto per andare in Cisgiordania gli era appena stato negato. Per questo erano contentissimi di vederci" racconta Cozzupoli. Il progetto prosegue. "Intanto restiamo in contatto con i tecnici che abbiamo incontrato lì a cui inviamo programmi e video di allenamenti che mostrano metodologie che per loro sono nuove. E poi c'è l'idea di tornare giù e – auspica – sicuramente lo faremo". 

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