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Polo museale ai Casali di Faonte? “Meglio un parco archeologico”

Lettera aperta al Presidente Marchionne dall'Associazione Tutela del Parco delle Sabine: "No a museo destinato all'oblio, si crei polo di interesse cittadino"

E’ di pochi giorni fa l’annuncio del minisindaco Paolo Marchionne, di voler creare un polo museale nel Municipio III  utilizzando nello specifico i Casali di Faonte a Vigne Nuove per far si che i reperti di Crustumerium e Porta di Roma escano dagli scantinati.

“Una meritoria ristrutturazione” è stata definita dall’Associazione per la Tutela del Parco delle Sabine che proprio da qui muove i passi per fare qualche considerazione e avanzare delle proposte in merito alle politiche di promozione culturale connesse alla tutela del territorio e in particolare del Parco delle Sabine.

Dall’Associazione ecco dunque una lettera aperta al Presidente Marchionne nella quale si sottolinea il bisogno di iniziative e proposte innovative che valorizzino appieno il patrimonio culturale, naturalistico e paesaggistico della parte alta del III municipio e del Parco delle Sabine.

NO A MUSEO DI INTERESSE MARGINALE - “In quest’ottica – spiegano dall’Associazione - riteniamo sbagliata la proposta di trasferire nei Casali di Faonte i reperti archeologici rinvenuti a Porta di Roma e nel Parco delle Sabine. E’ infatti del tutto illusorio, oltre  che frutto di un’idea ormai datata, che marginali Poli museali localizzati nelle periferie urbane possano avere una prospettiva utile per Il territorio, soprattutto in una città come Roma in cui poli museali archeologici di ben altra consistenza sono a disposizione nel centro storico”.

Il rischio, secondo i membri dell’Associazione Tutela Parco delle Sabine, è che ponendo i reperti  in un contesto del tutto avulso dall’area specifica ove sono stati rinvenuti si verrebbe a creare un polo museale destinato ad un rapido oblio che rimarrebbe chiuso, molto probabilmente, per gran parte dell’anno diventando così una meta marginale e di scarsa rilevanza.

“Senza contare  che questa soluzione – sottolinea l’Associazione -  avrebbe come inevitabile conseguenza, certamente non voluta da parte di chi la  propone, quella di rendere enormemente più agevole il compito a coloro che vorrebbero procedere senza ulteriore indugio ad interventi edilizi  di dubbia utilità che stravolgerebbero le  aree del Parco in modo irreversibile. Sarebbe – prosegue l’Associazione - l’ennesimo segnale negativo per i cittadini residenti  ella zona che ancora attendono servizi, anche culturali, dovuti e previsti nella convenzione Bufalotta e che invece vedono giorno per giorno nascere intorno a loro un quartiere dormitorio”.

LA PROPOSTA: UN PARCO ARCHEOLOGICO - La proposta è dunque quella di  promuovere la nascita di n parco archeologico che possa giovarsi dell’esistenza di ben 15 punti di vincolo archeologico presenti  nelle aree del Parco, di cui almeno una  in corrispondenza del centro sportivo e due adiacenti ad  esso “chissà  - sottolineano nella missiva - quanti altri e ne troverebbero  se si decidesse di  approfondire  le indagini archeologiche in altri  punti  della   stessa area”.

Insomma la volontà è quella di creare un parco caratterizzato da una forte integrazione  e complementarità tra l’aspetto naturalistico e quello storico “che rappresenterebbe  un  unicum nel  III Municipio e  un esempio  notevole d’interesse generale  a livello cittadino, al pari del Parco degli Acquedotti”.

Un intervento – dicono dall’associazione Tutela del Parco delle Sabine - che, in base alla convenzione che ha istituito la centralità urbana Bufalotta,  dovrebbe essere a totale carico  dei costruttori,  “un’occasione  unica per valorizzare  in modo intelligente il territori odi Porta di  Roma e Parco delle Sabine”.


“Gli eventuali costi residui  che  dovessero gravare sul bilancio pubblico – conclude l’Associazione - sarebbero ampiamente ripagati con iniziative culturali e sociali da  tenere nelle aree del  Parco e che  potrebbero beneficiare di  una così unica scenografia”.

La proposta è dunque lanciata, ora spetterà al Municipio valutare la fattibilità o meno del progetto avanzato dall’Associazione per la Tutela del Parco delle Sabine che intanto continua imperterrita nel suo ruolo di inflessibile e attenta sentinella affinchè tutti i reperti archeologici rinvenuti in quel territorio non scompaiano sotto le temibili, e temute, colate di cemento.

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