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Allarme al mercato di viale Adriatico: “Muffa, canoni alti e attività a rischio chiusura”

Gli operatori dei banconi scrivono al III Municipio per risolvere le criticità dello stabile

Un canone troppo alto, condizioni difficili a causa del caldo, magazzini inutilizzabili a causa della muffa. È una vera e propria richiesta d’aiuto quella degli operatori del mercato coperto di viale Adriatico rivolta al presidente del III municipio, Paolo Emilio Marchionne. In una lettera, i gestori delle diverse attività del mercato hanno evidenziato tutta una serie di criticità del mercato coperto, questioni rese ancora più difficili da affrontare a causa della crisi economica.

L’edificio che ospita le attività commerciali è stato ristrutturato nel 2020, con l’allora giunta Caudo, al termine di lavori che, secondo gli operatori, si presentano già “deficitari per quel che concerne la funzionalità” nonostante gli stessi abbiano segnalato, anche in passato, le criticità dell’edificio.

Edificio con molte criticità

Accade spesso che i “portoni d’accesso al mercato non si riaprano stante il blocco dei serramenti” ed anche “le saracinesche delle vetrate che consentono la diffusione della luce solare sono altrettanto difettose”. Come se non bastasse, le vetrate basculanti “non consentono il riciclo dell’aria e nelle giornate con alta temperatura le condizioni di vivibilità si fanno davvero difficili se non impossibile”. Il caldo “impregna di umidità la pavimentazione rendendola pericolosamente scivolosa” ed i piccoli locali adibiti a magazzini delle scorte sono “soggetti alla stessa umidità” e presentano “diffusamente muffe” che li rendono inutilizzabili. C’è anche il problema delle pulizie. Secondo gli operatori, da quando è stato ristrutturato il mercato, nessuno dell’Ama è più venuto a pulirlo. Ad effettuare queste operazioni ci pensano i lavoratori dell’edificio che però, a volte, devono rivolgersi ad una ditta di pulizie, con spese a carico ovviamente dei titolari dei banconi.

I canoni arretrati

Il nodo principale riguarda però i canoni dovuti per gli ultimi due anni di attività. “Una volta preso atto di come l’amministrazione capitolina non abbia inteso esonerare la categoria dal tributo, nonostante le drammatiche conseguenze sanitarie ed economico derivanti dal covid – scrivono gli operatori – si è avuto confermo che gli interventi di ristrutturazione hanno determinato il forte aumento delle tariffe per un mercato che oggi viene classificato come di nuova costruzione e funzionale sotto tutti gli aspetti”. Peccato, però, che non sia, “come è facilmente constatabile agli occhi di chi verrebbe ad ispezionarlo per la prima volta”.

Gli operatori chiedono inoltre se esistano condizioni per cercare di limitare in qualche maniera l’ammontare dei canoni. Gli stessi si sono già confrontati con i funzionari del dipartimento allo sviluppo economico, i quali hanno spiegato che neanche la presa in gestione del mercato da parte degli operatori, che potrebbero costituirsi in un’associazione, porterebbe dei benefici in questo senso.

Il bando e le concessioni

L’amministrazione capitolina ha deciso di non rinnovare le concessioni e, alla fine del 2023, verrà pubblicato un bando ad hoc. “Una delle condizioni previste per parteciparvi – scrivono ancora gli operatori – sarà quella di essere in regola con il versamento dei canoini per gli anni precedenti, così come per il versamento dei contributi previdenziali”. Una situazione che allarma gli operatori, “una parte dei quali non sarebbe in grado neanche di poter partecipare al futuro bando, non potendo dimostrare il possesso dei requisiti”. In molti, quindi, rischiano di chiudere l’attività, un’eventualità che “produrrebbe un danno rilevante anche al valore dell’immobile”. Secondo i titolai dei banconi, viste le condizioni dello stabile, sarebbe difficile trovare qualcuno “disposto ad esercitare l’attività a certe condizioni”.

“La situazione in cui versa il mercato di viale Adriatico, i cui operatori hanno chiesto un incontro urgente con il presidente e il direttore del III municipio, è un altro evidente segnale dell’incuria e del mancato interesse dell’amministrazione di centro sinistra verso una categoria che ha già subito gravissimi danni dalla pandemia – scrive in un nota il consigliere della Lega di Roma Capitale, Fabrizio Santori - gli esercenti infatti pagano i canoni per occupare gli spazi ristrutturati in modo inadeguato, già danneggiati perché risultato di un intervento scadente e senza la necessaria pulizia da parte di Ama. Sosteniamo la richiesta di servizi, attenzione ed efficienza da parte di chi svolge la sua attività tra i banchi di viale Adriatico, e siamo stupefatti dalla miopia di certa sinistra che non riesce nemmeno a capire la grande valenza del mercato per la comunità: non solo commercio, filiera di prodotti freschi e genuini, ma anche socialità, cultura e, se bene organizzato e controllato, con strutture ben funzionanti e illuminato, presidio di sicurezza e legalità per l’intera zona in cui opera”.

Nessuno sconto sul canone

Contattato da RomaToday, il presidente del III Municipio, Paolo Emilio Marchionne, spiega la situazione attuale e quello che si cercherà di fare in futuro. “Non ci sono le condizioni per una revisione dei canoni – sottolinea Marchionne - comprendo, da una parte, quello che dicono gli operatori. Le postazioni per il commercio in quel mercato erano molto piccole. Le superfici sono state triplicate, in alcuni casi anche di più. Inoltre, quando si riqualifica il coefficiente del suolo pubblico varia”.

Manutenzione dello stabile

“Sulla manutenzione hanno ragione – riprende Marchionne – anche per questo siamo intervenuti più volte. Da poco abbiamo effettuato la manutenzione della rete fognaria. Abbiamo anche verificato la situazione degli infissi, che vanno cambiati, visto che c’era stato il crollo di un vetro. Per quanto riguarda i magazzini, ho piena fiducia in chi ha seguito gli interventi.  C’è stata la commistione tra le prescrizioni dei vigili del fuoco ed il fatto che i magazzini si trovino in un locale interrato. Prima l’area adibita a magazzino era molto ampia. È stato prescritto che venisse frazionata in vere e proprie stanze separate, ognuna delle quali assegnata ad un operatore. Ambienti più piccoli e poco ricircolo d’aria hanno causato il generarsi della muffa, rendendo quei locali praticamente inservibili. Studieremo certamente come intervenire”.

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