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Intervista - Elezioni Municipio III, Angelilli (Potere al Popolo): "Le proposte dei cittadini al centro"

Il candidato presidente in Municipio III di Potere al Popolo risponde alle domande di RomaToday. "Municipio parta da esigenze e problemi delle fasce più deboli"

Davide Angelilli, detto Lillo è il candidato presidente di Potere al Popolo per il Municipio III. Classe 1991 è laureato in Scienze Politiche, due master all'estero e una nuova carriera da studente universitario a Storia e Filosofia.

Ha una forte propensione per il sociale e l'insegnamento: lavora nel terzo settore come operatore sociale ed educatore popolare. Ha contribuito a fondare la Scuola Popolare Carla Verbano. 

Il TMB Salario rende la vita infernale agli abitanti di Villa Spada, Fidene e dintorni. Quale il suo impegno da candidato presidente al Municipio III?

Non si può affrontare il tema dei rifiuti con la demagogia e nemmeno farne un campo di battaglia per raccogliere voti prima delle elezioni. Proprio questo atteggiamento ci ha portato alla situazione attuale. La realtà è che Roma è la città che produce più rifiuti in tutta Europa, ma allo stesso tempo l’AMA è stata smantellata, gestita male, sono stati tagliati i fondi, non funziona bene e i lavoratori non sono messi nelle condizioni di lavorare seriamente.

Il TMB deve chiudere al più presto, e la sua chiusura può arrivare solamente a termine di un processo in cui devono avere centralità le voci e le esigenze dei comitati che si battono da anni per la sua chiusura. Gli attori coinvolti in questa storia sono essenzialmente quattro: il Comune, la Regione, l’Ama e gli enti privati che gestiscono parte del ciclo dei rifiuti. 

Noi vogliamo immediatamente aprire un tavolo permanente tra questi 4 attori con l’obiettivo di una soluzione rapida e definitiva al problema della puzza e dei miasmi, che ha ripercussioni per la salute. Però - e qui c’è la differenza tra noi e gli altri - vogliamo che a questo tavolo si siedano anche il Municipio, i comitati di quartiere e il tavolo Ambiente-Ama Roma creato dai lavoratori dell’azienda. Se deleghiamo tutto alle istituzioni non avremo mai la certezza che i diritti delle persone siano anteposti ai profitti di chi specula con queste “emergenze”. Dobbiamo invece promuovere il ruolo dei cittadini per far sì che siano protagonisti e garanti di una rapida soluzione, in quanto sono loro, siamo noi, a vivere i problemi in prima persona.

Montesacro e Città Giardino tra i luoghi più frequentati della movida romana. Quali le sue proposte per conciliare le esigenze di giovani, esercenti e residenti, questi ultimi alle prese anche con gli aspetti più "selvaggi" della vita notturna?

Oggi circa un terzo dei lavoratori sul nostro territorio sono impiegati in servizi strettamente commerciali.  Detto ciò, siamo a una situazione paradossale: Porta di Roma ha completamente sconvolto la geografia economica di questo territorio. I piccoli negozietti che stavano nei centri commerciali naturali sono praticamente stati mangiati dalle multinazionali di Porta Di Roma, dove gli affitti sono insostenibili per le imprese famigliari che noi dobbiamo invece tornare a difendere con politiche creative e innovative.

La politica ha il dovere di gestire questi processi di trasformazione economica, di accompagnarli, di controllarli e dirigerli verso il bene comune e non verso il caos e il malessere sociale. Vogliamo aprire un tavolo di lavoro con le piccole attività commerciali e i comitati di quartiere, per trovare una soluzione che non soffochi la vocazione di sviluppo di un quartiere come Monte Sacro, diventato un punto di aggregazione per tanti giovani. Allo stesso tempo, però, è una priorità garantire a chi vive nelle strade coinvolte dalla “movida” la possibilità di vivere, e soprattutto dormire, tranquillamente. Questo è possibile se la politica fa il suo compito. 

La soluzione ai disagi della movida non è tornare ai quartieri dormitorio. Arte, musica, teatro di strada. È pieno di giovani che potrebbero rendere Monte Sacro un posto vivace dal punto di vista artistico, combattendo così anche il consumismo e la solitudine sociale. Creare momenti di cultura popolare di giorno, in punti diversi del territorio, potrebbe decongestionare le aree della movida, e allo stesso tempo portare aggregazione e cultura al territorio. Noi, per esempio, vogliamo aprire una Casa della Cultura a Monte Sacro al servizio delle tante capacità e sensibilità artistiche di questo quartiere.

La mobilità, con la connessione al centro della città, è un tema fondamentale per un territorio vasto come il Municipio III. Il people mover, il sistema a fune su rotaie, da Jonio a Porta di Roma/Bufalotta è la soluzione adatta?

Noi non possiamo essere imprigionati quotidianamente nel traffico. Partiamo da un concetto essenziale, che è quello della “intermodalità”, ovvero l’utilizzo integrato di diversi mezzi di trasporto, su ferro e su gomma. In primis, bisogna quindi ridisegnare il trasporto sul nostro territorio per integrare le linee bus con le sei stazioni principali; poi bisogna adoperarsi per permettere di raggiungere facilmente, e in maniera sicura, le stazioni anche in bicicletta; inoltre, occorre potenziare il trasporto su ferro e gomma partendo dalle tante proposte della cittadinanza.  

Per noi il people mover non è la soluzione più adatta. Infatti, anche se costerebbe di meno della metro, bisognerebbe comunque calcolare poi il costo di manutenzione, oltre a considerare che i vagoni possono portare al massimo venti persone, non è quindi un sistema adatto a gestire un flusso di massa. Per quanto riguarda il prolungamento della Metro siamo d’accordo, basta che non diventi occasione di ulteriore speculazione, e che quindi si preveda la progettazione partecipata delle fermate tra Conca d’Oro e Jonio. Per noi deve andare dritta, senza perdersi in inutili e costosissimi “giri” come previsto da alcune proposte.

La nostra lista è formata da persone attive in tutti i settori, servizi sociali, scuola, immigrazione, giovani, e anche sui trasporti. Quindi ci sentiamo di dirlo per esperienza: sulla viabilità è fondamentale coinvolgere gli abitanti. 

Quali le tre priorità, da affrontare nei primi 100 giorni di governo, per Potere al Popolo in Municipio III?

L’esperienza dell’attuale amministrazione capitolina ci dice che la logica dei 100 giorni non è molto sensata. Noi che la politica la facciamo da sempre, anche se fuori dalle istituzioni e lontani dai partiti che hanno governato fino ad ora voltando le spalle al popolo, sappiamo benissimo che per risolvere problemi complessi come quelli di Roma ci vogliono processi seri, creativi e ben progettati. 

Quindi credo che il Consiglio municipale debba anzitutto adoperarsi per risolvere i problemi più gravi, ovvero quelli che colpiscono le fasce più impoverite del territorio. Difendere il diritto alla casa. E questo significa fermare la speculazione immobiliare, la privatizzazione e gli aumenti ingiustificati degli affittiti degli enti previdenziali. Chiedere il blocco degli sgomberi e degli sfratti ai danni di chi ha diritto a una casa popolare, fermare quanto prima la truffa dell’edilizia agevolata (Piani di zona), chiedere la manutenzione del patrimonio abitativo pubblico.
Intervenire poi sui servizi sociali, mettendo fine alla “ideologia dei bandi” che gioca al ribasso sui diritti dei lavoratori e non garantisce continuità e qualità del servizio. Non possiamo non affrontare la questione del lavoro, e in particolare dell’occupazione giovanile. Noi vogliamo individuare gli spazi vuoti e abbandonati nel territorio, adoperarci per trovare i fondi e poi far partire dei progetti che diano lavoro e opportunità di crescita ai giovani e disoccupati del quartiere. Non possiamo più accettare questa emigrazione di massa causata dalla mancanza di lavoro. 

C’è poi la questione dei trasporti, di cui abbiamo già parlato, e del TMB. Al di là delle proposte che ho illustrato prima, infatti, noi crediamo necessario aprire anche dei momenti di conflitto se le istituzioni non risolvono al più presto la situazione. Il TMB è illegale e noi, al di là del fatto se saremo eletti o no, siamo pronti ad appoggiare una mobilitazione forte, coinvolgendo anche i lavoratori. Il municipio deve scegliere se stare dalla parte della legalità dei potenti, o da quella del popolo che non può morire di cancro per le scelte scellerate di una classe dirigente colpevole. 

Come dimenticarci poi dello stato dei parchi, che vanno al più presto risanati e riqualificati, perché devono tornare ad essere luoghi di aggregazione, di comunità e di vita. Così anche per le scuole, per cui occorre quanto prima chiedere la manutenzione e la messa in sicurezza.

Ci dicono sempre che i soldi non ci sono, ma noi siamo pronti ad aprire una mobilitazione che parta dai territori per “portare il conto” all’amministrazione comunale e quindi allo Stato. Se far quadrare i conti vuol dire continuare a condannare all’abbandono e all’incuria i nostri quartiere, noi siamo pronti a ribellarci.

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