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Martedì, 16 Aprile 2024
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Occupazione di via Val D'Ala: due famiglie si raccontano

Continua a far discutere l'occupazione a scopo abitativo di via Val D'ala. Siamo andati ad intervistare alcune famiglie: ecco le storie di Margherita e Enzo, lei vittima dell'usura e la sua casa venduta all'asta, lui che dorme in macchina e il Comune non gli assegna un banco regolare

 alim3550Non sono più 17 ma 18, perché si è aggiunta anche una famiglia di tunisini in difficoltà. Si tratta delle famiglie che occuperanno lo stabile di via Val D’Ala, una palazzina che fino al 2003 ospitava gli uffici di un distaccamento ACEA e che due giorni fa è stata occupata dai militanti di Casapound per dare un tetto a persone in grave emergenza abitativa.

Tante le polemiche legate a questa occupazione. Questa mattina siamo andati a fare un sopralluogo nello stabile e abbiamo chiesto di parlare con alcune di queste famiglie. Abbiamo intervistato Margherita ed Enzo, romani, lei 70 anni, lui 64. Queste le loro storie.

alim3549Margherita, quali sono le difficoltà per le quali vi siete ritrovati ad occupare questo stabile?
"Io lavoro a Prima Porta, vendo i fiori. Ero riuscita a farmi una casa però non sono più riuscita a pagare il mutuo e sono andata a finire sotto usura: dovevo pagare 5000euro al mese e ad un certo punto non potevo più neanche fare la spesa. Ho fatto la denuncia a via In Selci. Il Governo aveva detto che mi dava una mano.."
Che intende per “il Governo”?
"Quelli dell’antiusura. La casa è stata messa in vendita e ora la dobbiamo lasciare perché da un momento all’altro verranno le forze dell’ordine a mandarci via".
Liste di attesa per le case popolari? 
"Io non sapevo cosa dovevo fare, mia figlia fino all’ultimo ha sperato che riuscissimo a salvare la casa.. ci hanno fatto girare per tanti uffici. La banca poi non ha voluto mettermi in condizione di pagare.."
Amici o parenti che vi potevano aiutare?
"Nessun parente. Solo qualche amico che ogni tanto mi ha prestato un po’ di soldi ma poi dovevo restituirli. E adesso mi trovo così, con mia figlia Rossana che ha 46 anni e mia nipote Giulia, di 17 anni".
Tua figlia lavora?
"Stiamo tutte insieme lì al banco dei fiori, quello che possiamo fare facciamo".
Quindi nessuno vi ha aiutato?
"No, il governo aveva promesso di aiutarci, dovevano darmi 240 mila euro con cui sarei riuscita a pagare la casa. Tutti dicevano che avremmo avuto questi soldi, anche il Giudice. Invece non mi si è filato nessuno".
Quindi l’occupazione è stata l’ultima spiaggia che pensavate di avere?
"Si, siamo disperate. E sapere che la polizia da un momento all’altro mi entra in casa e mi butta fuori è la cosa più vergognosa che a 70 anni mi può capitare".
 
Enzo, invece, è un altro futuro abitante della palazzina, uscito da due anni dal carcere. 
Enzo verrai a stare qui con la tua famiglia?
"No, sono solo. Ho sbagliato, e ho fatto 5 anni di carcere. Avevo un banco a Prima Porta. Quando sono uscito non ho trovato più niente, mi sono ritrovato in mezzo alla strada, dove vivo da due anni".
Non avevi una casa?
"Si ma dopo 5 anni che non pagavo l’affitto.."
Hai potuto riprendere a lavorare?
"Si, ma prima avevo il banco abusivo. Quando è stato fatto il bando pubblico per assegnare i banchi io l’ho vinto ma non me l’hanno assegnato perché ho dei precedenti. Ho sbagliato e mi volevo reinserire.. Però ho la licenza da ambulante, ho la patente, non mi hanno ritirato niente. Allora perché non posso avere un banco regolare?"
A chi ti sei rivolto per avere aiuto?
"Al Comune, ma mi hanno detto che era molto difficile ottenerlo. Lo stesso gli assistenti sociali. Io volevo avere un banco regolare, ho 65 anni e ho il diabete, ho avuto vari infarti.. ho vissuto due anni dormendo in macchina, ogni tanto da qualche amico".
Che fine ha fatto il tuo banco mentre eri in carcere?
"L’ho lasciato in mano ad un operaio che era arabo e non mi mandava neanche i soldi in carcere. Mi sono dovuto pagare l’avvocato lavorando in carcere".
Perché ti sei rivolto a Casapound?
"Una volta hanno fatto una manifestazione a Prima Porta e ho saputo che cercavano di dare aiuto alle famiglie con problemi come i miei".

Margherita ha beneficiato di un fondo antiusura governativo che però le è stato erogato in ritardo e solo in parte, e non è riuscita a salvare la sua casa. Enzo è solo, e continua a scontare il prezzo del carcere.
Fra le 18 famiglie c’è anche una coppia di 35 anni: lei incinta, lui lavora nelle scuole e ha contratti a tempo determinato rinnovati anno per anno che si interrompono durante l’estate. Tutto questo non gli consente di andare in banca e aprire un mutuo per comprarsi una casa. Poi c’è un cittadino egiziano che lavora in una pizzeria di Cinecittà: anche lui, l’unico straniero insieme ad una famiglia di tunisini con regolare permesso di soggiorno, verrà a stare nell’occupazione.
 
L’emergenza abitativa nel 2011 è ancora un problema di difficile soluzione a Roma: poca chiarezza sulle assegnazioni delle case popolari, liste d’attesa infinite, famiglie che si chiedono come mai nonostante i 10 punti ottenuti la casa non arriva, carovita e banche che nella peggiore ipotesi costringono a rivolgersi agli usurai. Fra le soluzioni fortemente caldeggiate dalla Sinistra e dalla Destra romana emerge sempre di più l’occupazione a scopo abitativo di stabili privati abbandonati. Solo Casapound ha attualmente una lista d’attesa che conta oltre 200 famiglie con gravi disagi sociali che chiedono aiuto. Considerate anche tutte le famiglie che si rivolgono ai centri sociali di sinistra o a qualsiasi altra struttura parasociale, emergono due elementi importanti: l’occupazione a scopo abitativo come attuazione del principio di sussidiarietà orizzontale, e sono proprio i movimenti politicizzati e i centri sociali a trovare una soluzione alle esigenze del cittadino; infine un’amministrazione centrale che niente è riuscita a fare soprattutto nell’ultimo decennio per risolvere il problema.

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