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Mercoledì, 24 Aprile 2024
Montesacro Montesacro / Viale Tirreno, 187

Ater, storia di un’occupante abusiva: “Delinquente per la felicità di mia figlia”

L'odissea di Ana, madre e lavoratrice: sette case in 11 anni, ma adesso lo stipendio non basta più per vivere e così la donna si è trasformata in una "fuori legge"

L’Italia doveva essere il Paese in cui costruire una vita dignitosa: un lavoro, una casa e una famiglia, i sogni di Ana, arrivata 23 anni fa dalla Romania, si sono invece infranti proprio nella Capitale.


Da 11 anni, da quando è nata la sua bambina, Ana è in causa con il padre italiano per il riconoscimento e mantenimento della piccola: una vita passata tra Tribunali e Servizi Sociali per assicurare un presente vivibile e un futuro migliore a sua figlia.


Sette le abitazioni, tra quelle di privati ed Enti, che Ana e la bambina hanno cambiato in poco più di dieci anni, alloggi lontani da lavoro e scuola come nel caso dell’appartamento all’AXA, case non sempre confortevoli come quella dell’Enasarco in viale Jonio: “Un posto al limite della vivibilità” – racconta Ana che dopo aver vissuto li ha addirittura avuto bisogno di un supporto psicologico.


Dal 2007 la giovane donna lavora per la Cooperativa Capodarco, ma alle battaglie legali e ai sacrifici quotidiani si è aggiunta la crisi economica : 730 euro di stipendio non sono infatti sufficienti per pagarne 440 di affitto e poter vivere in due ed ecco così che Ana è diventata un’affittuaria morosa.


Da li poi lo sconforto è diventato disperazione, Ana – a metà agosto - ha infatti deciso di occupare abusivamente l’appartamento di proprietà dell’Ater in viale Tirreno n.187 e di autodenunciarsi: “Ho sempre presentato le domande al Comune per un alloggio abitativo ma senza nessun riscontro, alla fine mi sono dovuta rendere una delinquente. L'occupazione è maturata con molta preoccupazione – racconta la donna - ma di fronte ad una situazione di morosità e all'assenza delle istituzioni in tutti questi anni, sono stata obbligata a compiere un’azione mortificante ed umiliante. Un duro colpo alla dignità personale, ma la paura e l'ansia di un futuro incerto hanno prevalso”.

La settimana scorsa l’appartamento è stato posto sotto sequestro dall’Ater, a ritorno dal lavoro Ana ha trovato i sigilli e la serratura cambiata: per quattro giorni è rimasta fuori di casa con la bambina e senza effetti personali “non ho avuto la possibilità di prendere i libri della bimba, i vestiti e soprattutto le medicine che, dietro prescrizione medica, devo regolarmente assumere”.


“Un lavoro ce l’ho già, ma se vado avanti così perderò anche quello. Chiedo una casa e un po’ di tranquillità: quella che non ho mai avuto” – questi i desideri di Ana che a Roma si è scontrata con la burocrazia, con l’indifferenza e, ammette, anche con una buona dose di razzismo.


Grazie all’intervento del sindacato Asia, Ana è potuta tornare nell’appartamento dove, insieme alla bambina, potrà trascorrere almeno il periodo natalizio: ma il nuovo anno per Ana e la sua bimba si aprirà tra incertezza e paura, dal 12 gennaio infatti madre e figlia saranno forse costrette all’ennesimo, logorante e traumatico spostamento.

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