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Metro B1: le 9 domande di Portadiromaweb

Cosa ci fa una fermata a 500 mt da quella precedente? Perché l'ultima fermata denominata "Bufalotta" verrebbe collocata a 300 mt dal centro commerciale e non magari nelle adiacenze di Cinquina e quindi utile a servire una vasta area in via di sviluppo?

"Cosa ci fa una fermata a 500 mt da quella precedente se la lunghezza del treno copre di fatto l’intera distanza? Dove li faremo scendere i passeggeri?
Perché l’ultima fermata della Metro viene collocata proprio nelle immediate adiacenze del centro commerciale PdR?
Cosa ci fa un deposito per la manutenzione dei Treni in un’area che avrebbe sicuramente più bisogno di essere riqualificata piuttosto che sventrata per fare posto ad un mostro di cemento? E perché non si potrebbe pensare al suo spostamento oltre il GRA in una area in cui non darebbe fastidio proprio a nessuno?
Perché l’ultima fermata denominata “Bufalotta” verrebbe collocata a 300 mt dal centro commerciale e non magari nelle adiacenze di Cinquina e quindi utile a servire una vasta area in via di sviluppo? Cosa faremo poi tra dieci anni? Torneremo a parlare di un altro PF per il prolungamento verso Cinquina e oltre?” .

Sono queste le 9 domande che Luca Giovagnoni della comunità virtuale Portadiromaweb, nelle vesti di “cittadino profano”, riporta in un post pubblicato alcuni giorni fa sul sito.
Intorno a queste domande si annidano le principali perplessità di cittadini e comitati che, scontata l’unanime contrarietà ai 2 milioni di metri cubi, hanno ugualmente molti dubbi su alcuni elementi del progetto per il prolungamento della metro B1.
Proprio a proposito dei nuovi metri cubi, Giovagnoni riporta nel sito alcune considerazioni sulla colata di cemento già avvenuta in questi ultimi anni in IV Municipio, cui non sarebbe seguita però la realizzazione di infrastrutture e servizi adeguati.

“Nel giro di dieci anni sono nati due enormi complessi residenziali degni di un capoluogo di provincia come Siena, la politica (tutta) accondiscendendo ai desideri dei soliti noti ha permesso colate di cemento indiscriminate giustificate da denominazioni improponibili e lesive dell’intelligenza umana, le chiamano “Centralità Urbane” al quale poi sono state associate altrettante denominazioni che dovrebbero costituire (secondo loro) l’ammodernamento di una metropoli con la chiacchiera della Riqualificazione delle periferie. Ma riqualificazione di cosa? E’ stata costruita NUOVA (e male) e già la dobbiamo riqualificare? E perché? Casale NEI ne è il simbolo lampante, incastonato tra Vigne Nuove e Porta di Roma su di un territorio nato sotto la legge 167 viene tirato su prima a livello di edifici e, solo dopo che l’intera cittadinanza si impose qualcuno si accorse che forse sarebbe stato bene creare anche le strade e dare dignità a delle persone che per lungo tempo hanno dovuto sopportare la luce di cantiere che andava e veniva, inverni con le bombole del gas, la totale mancanza dell’illuminazione pubblica e molto altro ancora che solo con gli anni hanno iniziato a vedersi, e dopo ben 7 anni sono ancora lì in attesa che il IV Municipio (e non si capisce perché) debba prenderne in carico la responsabilità delle strade con tutto ciò che ne consegue, ovvero che al momento non è possibile neanche far mettere un dosso contro la velocità perché non è di competenza dell’amministrazione che quelle strade non le ha ancora messe in sicurezza. In questi ultimi dieci anni abbiamo assistito e subìto nel IV Municipio una politica del cemento che ha autorizzato cambi di destinazione d’uso a profusione, espropri, unitamente a concessioni edilizie a consorzi e/o a privati proprietari terrieri che negli anni ’70 avevano acquistato per pochi milioni di lire paludi nella quale gli unici padroni erano le zanzare….ora ci sono il Centro Commerciale e le case nel Parco pagate 5.000 €/mq!”.

E lo stesso Giovagnoni conclude con un appello alle Istituzioni: “Caro Sindaco Alemanno, Assessore Aurigemma e Presidente Bonelli, incontriamoci, discutiamo di fatti concreti e tangibili senza pregiudizi alcuni, il IV Municipio ha un enorme bisogno di strutture da asservire e riqualificare, perché non vincoliamo chi avrà in gestione l’appalto della costruzione per il prolungamento della Metro B1 a rendere il tutto più sostenibile e meno ingiusto?”
 

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