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Morto durante l'anestesia: si indaga sulle cause, ansia in corsia

Un'inchiesta della magistratura, un'indagine interna al San Filippo Neri e l'autopsia stabiliranno le cause della morte di Mauro Ponticelli. Intanto, tra i degenti dell'ospedale nascono timori

Per far luce sulla morte di Mauro Ponticelli, deceduto all'ospedale San Filippo Neri, è stata aperta un'inchiesta dalla magistratura, avviata un'indagine interna dell'azienda ospedaliera e si attendono i risultati dell'autopsia. Ponticelli, a soli 29 anni, è morto prima dell'intervento chirurgico durante l'induzione dell'anestesia.

Il giorno dopo il dramma, la Procura di Roma e lo stesso ospedale si attivano per stabilire le responsabilità su quanto accaduto ieri nella sala operatoria del San Filippo Neri. L'autopsia sul corpo del giovane sarà effettuata molto probabilmente al Policlinico Gemelli di Roma nei prossimi giorni.

Ieri i familiari di Mauro, per la rabbia, appena appresa la notizia della morte del giovane, avevano aggredito due medici e una donna anestesista con calci e pugni.

Intanto, tra i pazienti del San Filippo Neri si diffondono timori e i degenti formulano le proprie ipotesi parlando di un "black out del sistema elettrico" avvenuto due giorni fa. "Sono molto preoccupato - ha riferito uno dei degenti - il giorno prima della morte del giovane in ospedale il sistema elettrico era saltato subito dopo un tuono durante un temporale. Io e gli altri ricoverati abbiamo pensato che questo episodio potesse aver danneggiato qualche impianto nell'ospedale e forse anche in una sala operatoria". L'ospedale, da parte sua, ha smentito le voci girate all'interno del nosocomio secondo le quali gli interventi chirurgici sarebbero stati rimandati di qualche giorno. "Non è vero che l'attività operatoria dell'ospedale si sia fermata e non c'è alcun motivo di sospenderla", ha affermato categoricamente il direttore sanitario dell'ospedale San Filippo di Roma Lorenzo Sommella, sottolineando che "l'ospedale continua a garantire tutti i livelli di sicurezza".

Per Sommella, che ha ricordato l'episodio dell'aggressione, "ciò che lascia senza parole è che i familiari del giovane morto ieri siano persino andati a chiamare 'rinforzi' contro i medici". Altrettanto perentorio è stato il direttore generale del San Filippo, Domenico Alessio: "Il calendario degli interventi è confermato e non ci sono state variazioni. Il responsabile del reparto Chirurgia, Grasso, mi ha specificato che il clima in corsia è di assoluta tranquillità". Ed ha tenuto a sottolineare che quel reparto è "di altissimo livello". Dal canto loro, i medici aggrediti, una volta guariti dalle ferite, torneranno a lavorare, ma sono "ancora sconvolti", riferisce Sommella.

Commenta l'episodio anche Amedeo Bianco il presidente della Federazione nazionale degli Ordini dei medici (Fnomceo): "Non vorremmo fare di un episodio uno scenario, ma certamente una riflessione va fatta sul clima che va svelenito. Occorre restituire serenità ai medici che entrano come tali in sala operatoria, e potenzialmente rischiano di uscirne come assassini".

Bianco commenta l'aggressione del personale sanitario da parte dei familiari di un paziente deceduto. "Le rianimazioni ogni giorno fanno il loro dovere, quotidianamente medici e personale infermieristico salvano vite umane. E non vogliamo enfatizzare un episodio, che sappiamo che è un caso singolo". Bisognerebbe svelenire questo clima, ribadisce Bianco che guarda con preoccupazione "al sentimento di rivalsa di alcuni familiari dei pazienti, per i quali sembra sparita la possibilità del rischio connaturato alla situazione, e non certo all'errore umano". L'ipotesi del rischio, sottolinea infine il presidente di Fnomceo, "viene sempre correttamente comunicato nel momento del consenso/assenso, ma talvolta non recepito. Un intervento difficile va recepito come tale, e se talvolta le cose non vanno bene e la situazione precipita, va schiodata la mentalità della rivalsa sui medici. Altrimenti nessuno dei camici bianchi andrà più in sala operatoria, col rischio di uscirne da assassini".
 

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