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Municipio XIV, caso Menna: gli atti finiscono in procura

La decisione dell'Anac: le carte inviate anche a prefetto e ai consigli di disciplina degli ordini professionali per valutare l'esistenza o meno di un conflitto di interessi. L'Anticorruzione si è espressa anche sulla posizione del consigliere Salamone

Non sussistono ipotesi di inconferibilità e incompatibilità. Fascicolo archiviato ma gli atti saranno comunque inviati a Procura, Prefetto e ai consigli di disciplina degli ordini professionali, per valutare la sussistenza di un eventuale conflitto di interessi. Così l’Anac (Autorità nazionale anticorruzione) si è espressa sulle posizioni dell’assessore ai Lavori Pubblici e Urbanistica del Municipio XIV, Michele Menna (architetto) e del consigliere pentastellato Fabrizio Salamone, geometra e presidente della commissione locale  Lavori pubblici-Urbanistica.

Nuovo capitolo quindi di una vicenda che da tempo sta tenendo banco. L’Anticorruzione era stata chiamata in causa dal presidente della commissione Trasparenza, Julian Colabello (Pd) che al momento ha dichiarato: “Ho saputo la notizia dalle agenzie di stampa. Aspetto di leggere il parere completo prima di lasciare una dichiarazione”.

Bocche cucite, invece, da via Mattia Battistini. O meglio, l'unico che ha risposto a Roma Today è stato Fabrizio Salamone. Contattato telefonicamente ha così commentato: "Alla luce delle risultanze istruttorie emerse dal parere dell'Anac, sono assolutamente compiaciuto e soddisfatto del definitivo accertamento che il mio ruolo politico non ha configurato e non configura alcuna incompatibilità con il mio ruolo di privato libero professionista. Tutto ciò – ha continuato – era stato da me evidenziato in tempi non sospetti, sia in commissione municipale che con comunicazioni fornite agli organi di stampa. Il parere dell'Anac stabilisce che non esiste alcuna incompatibilità di mandato e, quindi, archivia il fascicolo. Esclusivamente, per mero obbligo procedurale, l'Anac – così come sarebbe avvenuto in qualsiasi altra fattispecie, demanda alle sedi competenti la verificabilità che il mio operato politico non abbia potuto o possa ingerire con quello privato".

Salamone, quindi, ha continuato: "Sottolineo come, ancora una volta, siamo nell'ambito delle potenzialità e perciò nell'ambito di dover opportunamente riscontrare, attraverso dati oggettivi, la mia posizione. Pertanto invito e diffido certe personalità che hanno l'obbligo e dovere di agire nella verità e nella trasparenza, così come gli organi di stampa tenuti al medesimo obbligo, a evitare la diffusione di notizie prive di riscontro. Spetta agli organi preposti, nel caso vogliano verificare, se sussistano elementi oggettivi di violazione ma sarà solo il tempo a deciderlo sulla base delle decisioni che si prenderanno in sede di Consiglio e Commissioni, considerando che l'articolo 78 comma 2 dichiara che devono astenersi dal prendere parte alla discussione e alla votazione di delibere riguardanti interessi propri o di loro parenti  o affini sino al quarto grado. Non posso che rispettare il ruolo del presidente della commissione Trasparenza e di tutti i commissari, maggioranza e opposizione, nel vigilare affinché sia in Commissione che in Consiglio non si portino atti che possano risultare contrari a quanto stabilito dagli articoli del Tuel (Testo unico enti locali)".

Ma cosa era accaduto? Colabello nei mesi scorsi aveva parlato di “una possibile violazione del Tuel (Testo unico degli Enti locali) che dispone che gli assessori ai Lavori pubblici devono astenersi, per la durata del mandato e limitatamente al proprio territorio, da ogni attività professionale nell’ambito dell’edilizia pubblica e privata”. A balzare gli occhi del consigliere democrat, in più, anche “cinquantacinque pratiche di professionisti riconducibili allo studio” che avrebbe visto insieme Menna e Salamone

Di contro, la respinta delle accuse da parte del M5S. Salamone, per esempio, aveva puntualizzato “non esiste uno studio professionale associato. Le pratiche di Menna? Solo una, il 23 giugno, data antecedente alla sua nomina. Le mie sono dieci. Le altre risalgono a febbraio, quindi in un tempo lontano dalle elezioni”. E anche: “Menna divideva una stanza. Ognuno paga il suo affitto e le sue utenze, le partite Iva sono separate. Nel 2011 volevamo creare uno studio associato di professionisti. Ma il progetto  non è mai partito perché, in sostanza, non c’era compatibilità tra noi”.

Sullo studio, peraltro, il capogruppo Pd, Valerio Barletta, aveva sottolineato durante una discussione in Consiglio: “Menna ha mentito in Commissione, ha  venduto le quote alla moglie e al suocero dopo che è scoppiata la palla”. Immediata la difesa da parte del presidente, Alfredo Campagna: “Da luglio non ci sono pratiche dell’assessore Menna. Lo studio ‘A+4’ non esiste e quando l’assessore afferma Io non conosco Salamone lo fa solo per chiarire un aspetto lavorativo, cioè che non hanno interessi in comune. Ripeto: non esiste un conflitto di interessi”. Sull'argomento Francesca Giaracuni, capogruppo pentastellata, aveva parlato di "polemiche strumentali"

Nel frattempo, come annunciato, è arrivata la documentazione dell’Anac. In riferimento all’articolo 78 del Tuel – ossia i componenti delle giunte comunali competenti in materia urbanistica, di edilizia e di lavori pubblici devono astenersi dall’attività professionale legata a edilizia pubblica e privata nei territori che amministrano – è stato indicato che l’obbligo di astensione va applicato anche ai Municipi. 

Non solo. Anac ha pure evidenziato: “La mancata sottoscrizione o partecipazione diretta dell’assessore alla pratica edilizia presentata presso l’ufficio tecnico, poiché curata dagli altri associati allo studio, non solleva il medesimo da quella personale responsabilità politica e deontologica cui deve essere sempre improntato il proprio comportamento”. 

Quindi l’Anticorruzione ha aggiunto che il divieto deve essere esteso “a tutte le attività/pratiche in carico allo studio di progettazione poiché il rischio che la norma mira a prevenire, dell’indebita influenza sulla volontà del personale amministrativo esercitata dal professionista, deve ritenersi sussistente, quantomeno nella forma potenziale, in riferimento a tutte le pratiche riconducibili allo studio di cui l’assessore è socio amministratore e non solo a quelle facenti capo direttamente al medesimo. Peraltro, il divieto opera a prescindere dai soggetti per conto dei quali viene esercitata l’attività suddetta”. Il tutto, ha terminato l’Anac, “può osservarsi anche con riferimento al presidente della commissione Lavori pubblici”.

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