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Al San Filippo Neri chiude reumatologia, "100 pazienti in mezzo a una strada"

La battaglia dei pazienti del reparto affetti da artrite reumatoide, una grave malattia autoimmunitaria. "Perchè chiudere un centro di prestigio e che funziona? E' una vergogna"

Perchè chiudere un reparto che funziona? Punto di riferimento e centro di grande prestigio? Quali interessi e retroscena ci sono sotto? Sono queste e molte altre le domande che si stanno ponendo i pazienti di reumatologia dell' Ospedale San Filippo Neri. La notizia della chiusura del reparto, ufficializzata circa un mese fa con la pubblicazione sul bollettino della Regione Lazio, ha scatenato critiche e polemiche con particolare riferimento proprio a quelle 100 persone affette da artrite reumatoide che non potranno più essere in cura nel reparto e che dunque saranno costrette a spostarsi in una nuova struttura per ricevere la stessa adeguata assistenza medica.

LA MALATTIA E COME SI CURA - L'artrite reumatoide è una grave malattia autoimmunitaria altamente invalidante che se non curata in tempo, colpisce e distrugge le membrane sinoviali delle articolazioni, procurando così fortissimi dolori, gonfiore e infermità. Per curarne i pazienti affetti, si usano i così detti farmaci biologici, ossia quelli di nuova generazione che non si comprano in farmacia ma vengono consegnati direttamente dal personale ospedaliero competente. Non tutti gli ospedali sono abilitati a prescrivere questo tipo di terapia, ma solo quelli legati al Progetto Antares sulla sperimentazione del farmaco. Anche per questo motivo, si comprende perchè i farmaci biologici non vengano prescritti a tutti ma solo ai pazienti che non rispondono ad altre terapie e che, di conseguenza, versano in condizioni più gravi.

NICOLETTA E I "CURATI A META'" - Nicoletta Carcaterra è affetta da artrite reumatoide da quando aveva 15 anni e a sostegno della sua battaglia e quella di tante altre persone, ha fondato nel 2007 il gruppo "I curati a metà - malati di artrite reumatoide". Proprio a lei e al suo gruppo si sono rivolti molti dei pazienti del San Filippo coinvolti nella vicenda che mette in discussione non solo la chiusura di un importante reparto, ma anche e soprattutto il loro prezioso ciclo di cure e la possibilità di ricevere una adeguata assistenza. Queste terapie, infatti, non possono essere interrotte e la mancata somministrazione periodica dei farmaci può consentire la ripresa della malattia.

"MALATI IN MEZZO A UNA STRADA" - "Con l'ordinanza che attesta la chiusura del reparto, l'ospedale non è più ufficialmente Centro Antares e perde dunque di diritto la possibilità di prescrivere i farmaci biologici ai propri pazienti - ci spiega Nicoletta - In questo modo ci sono 100 malati in mezzo a una strada e altri 3.500 che necessitano di cure altrettanto importanti, anche loro non sanno dove andare". Al San Filippo si sono infatti già avviate le procedure per chiudere mano a mano il servizio di assistenza. "Non è già più possibile prenotare una prima visita reumatologica, quindi per il momento si effettuano solo visite di controllo", continua.

L'OSPEDALE RASSICURA - Dalla Direzione Generale dell'Ospedale, arrivano però rassicurazioni apparentemente confortanti. "Nessun paziente dovrà interrompere le cure. La continuità assistenziale sarà garantita attraverso la presa in carico di altri centri qualificati di reumatologia individuati dalla direzione del San Filippo Neri in accordo con i pazienti, seguendo le modalità indicate dalla Regione Lazio", riporta un comunicato stampa a firma del Commissario Straordinario Dottor Lorenzo Sommella. Ma questa prospettiva pare convincere poco i diretti interessati. "Oltre alla incertezza della cura, quello che preoccupa è anche la perdita di un medico che prima di tutto è un vero e proprio punto di riferimento - continua a spiegarci Nicoletta - i nostri reumatologi conoscono a fondo le nostre storie e il percorso delle nostre malattie. Cambiare medico e struttura non è una cosa così facile nelle nostre condizioni".

"SOLI IN QUESTA BATTAGLIA" - Sui 100 pazienti, 20 sono stati già spostati in altri centri, ma stando ai racconti e alle testimonianze degli altri, non tutti vengono accettati nelle strutture alternative. Molti sarebbero stati addirittura rifiutati per mancanza di budget. "Sta succedendo davvero una cosa vergognosa - lo sfogo di Nicoletta - Non si capisce perchè si sta chiudendo non solo un centro che funziona e che accoglie tante persone, ma che è anche fonte di prestigio. Siamo soli a combattere questa battaglia. Chiediamo l'aiuto di tutti".


 

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