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MonteMario Pineta Sacchetti

Incendio al parco del Pineto, RomaNatura: “Comune e Regione ci devono aiutare”

Intervistato da RomaToday Maurizio Gubbiotti fa il punto sui danni e sulle responsabilità dell'incendio

La cenere depositata sul terreno, l’indagine avviata dalla Procura ed un odore di bruciato tuttora percepibile nella zona, sono ciò che rimane del vasto incendio che ha colpito il quadrante nord ovest della Capitale. Mentre le fiamme divampavano, divorando ettari di vegetazione, c’è stato chi ha puntato l’indice  nei confronti  di Maurizio Gubbiotti, il numero uno di RomaNatura, l’ente regionale che gestisce riserve e parchi regionali nel territorio romano.

Gubbiotti, partiamo dalla conta dei danni. Qual è stato l’impatto dell’incendio sul parco del Pineto?

Sono andate perse alcune decine di ettari di verde. Ho letto che qualcuno parla di 40 ettari, probabilmente è una stima eccessiva. In ogni caso si tratta di un’area vasta ma che, dal punto di vista della vegetazione, non ha causato danni gravissimi. Certamente l’impatto emotivo è stato molto forte, e vorrei esprimere la nostra solidarietà alle persone che sono hanno momentaneamente dovuto lasciare le loro abitazioni.

I danni quindi sono stati contenuti?

Diciamo che sono stati sicuramente inferiori rispetto a quelli causati dall’incendio avvenuto, nella stessa zona, tre o quattro anni fa. Comunque le fiamme facevano impressione, perché erano alte più delle case. Quantificare adesso i danni è difficile, ma di certo ha avuto un impatto sulla fauna presente nella zona colpita e, chiaramente, c’è un danno emotivo nei confronti di quanti, come noi, tengono molto a quel polmone verde.

Qualcuno ha chiesto le sue dimissioni, lo sa?

Sì, il consigliere regionale Giannini, che come me era presente sul posto. 

E RomaNatura non ha nulla da recriminarsi?

Per quelle che sono le nostre possibilità abbiamo fatto il massimo, sia prima che durante l’incendio. Penso altri che la giornata di ieri sia stata emblematica della condizione in cui RomaNatura si trova.

Si spieghi meglio.

Partiamo con il dire che noi abbiamo elaborato un piano antincendio che prevede ci siano vari compiti da rispettare, da parte del comune come dei privati. Parlo delle linee tagliafuoco e degli sfalci, ad esempio. Ed ovviamente l’abbiamo inviato, come abbiamo fatto anche con la passata amministrazione sia al comune che ai vari municipi, visto che è Roma Capitale ad avere il compito d’intervenire di conseguenza. 

Solo il comune deve intervenire? Ed i guardiaparco di RomaNatura che ruolo svolgono in tutto questo?

Questo è l’altro aspetto da considerare. A noi sono rimasti solo una ventina di guardiaparco, troppo pochi. La nostra azione di sorveglianza la riusciamo a garantire anche grazie al supporto delle varie “vedette”, i comitati, le associazioni che sono presenti sul territorio. Ma sono troppo pochi i guardiaparco e la regione purtroppo non sembra intenzionata ad investire né sulla loro formazione per l’antincendio boschivo, né tanto meno per l’ampliamento dell’organico. Un problema che riguarda anche gli altri parchi regionali, anch’essi sotto organico.

Ci racconti com’è andata la giornata di ieri, cos’ha fatto RomaNatura?

Noi siamo partiti dalla nostra sede alle 13, ci siamo recati sul posto e con i guardiaparco abbiamo dato una mano, riempiendo i secchi d’acqua. In sede era rimasto il direttore, in costante contatto telefonico con noi e con la protezione civile. Siamo rimasti sul posto fino a tarda serata e questa mattina siamo ritornati ad effettuare dei sopralluoghi. 

E qual è la situazione oggi?

Si sente ancora la puzza di bruciato ed il terreno ha ancora bisogno di essere innaffiato, perché altrimenti continuerà a fumare. Ieri purtroppo i Vigili del Fuoco avevano a disposizione solo un elicottero con il cestello. Ha fatto molti viaggi, ma se fosse intervenuto un canadair, l’incendio sarebbe stato domato prima.

RomaNatura non ha quindi nulla da rimproverarsi?

Noi più di questo non possiamo fare, con i mezzi a disposizione. Tra l’altro abbiamo anche i guadiaparco impegnati sul fronte della peste suina. Ripeto, servirebbero più risorse dalla Regione e probabilmente anche più collaborazione da parte del comune a cui, quando segnaliamo le cose, non lo facciamo per criticare. Ma perché vanno fatte.
 

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