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Le 100 famiglie di Roma nord che vivono senza acqua potabile e fogne

L’iter per il recupero dell’ex area abusiva li si è arenato così gli abitanti di via Brozolo e dintorni devono attingere ai pozzi. L'assessore: "Partita complessa, spetta ai residenti riunirsi e superare ostacoli sopravvenuti"

Senza allaccio in fogna e senza acqua potabile. Nel 2023. Succede nel comprensorio di via Brozolo e strade limitrofe, in zona La Storta. Uno dei toponimi di Roma, ossia quei nuclei di edilizia ex abusivi che ancora devono connettersi alla città. 

Le famiglie di Roma nord senza acque e fogne

Quello di via Brozolo è nato sul finire degli anni ‘70, ma è rimasto ancorato ai decenni precedenti: senza le più basilari opere di urbanizzazione. Una vita complessa per chi vive in quell’area del Municipio XIV. “Siamo oltre cento famiglie e da più di trent’anni viviamo senza allacci in fogna e di conseguenza senza acqua potabile in casa. Le nostre abitazioni - tiene a sottolineare Fabrizio, uno dei residenti - sono tutte sanate e in regola”. Ognuno è servito dal proprio pozzo. “L’acqua in casa non è potabile e quindi andiamo avanti con le casse comprate al supermercato, con conseguente consumo di plastica, o bottiglie riempite alla fonte. Una bella spesa alla quale si aggiungono anche i maggiori costi dell’energia elettrica prevista per l’attivazione delle pompe ogni qualvolta apriamo l’acqua e per la necessaria manutenzione delle vasche di raccolta. Eppure - osserva Fabrizio - siamo a trecento metri in linea d’aria dal primo allaccio disponibile”.  

C’è una Roma da Terzo mondo: migliaia di persone senz’acqua potabile 

La partita dei toponimi

Ma il Comune per loro può fare ben poco. L’iter per il recupero dell’ex area abusiva li si è arenato. Eppure il processo partecipativo era stato avviato esattamente dieci anni fa, 1 marzo 2013. 

“La Storta è caratterizzata da sei toponimi, di cui quattro sono stati recentemente accorpati all’interno di un unico ambito, mentre due sono ancora trattati singolarmente: Montagnana e Brozolo. I toponimi - spiega l’assessore all’Urbanistica del Municipio XIV, Giuseppe Strazzera - sono solitamente zone più esterne rispetto alle cosiddette “zone O” e la loro progettazione non è in capo all’amministrazione, ma ai privati stessi. I cittadini, attraverso un professionista incaricato che guida un percorso condiviso, propongono la suddivisione delle aree, seguendo le norme urbanistiche, affinché siano garantiti gli standard previsti. La scelta dei perimetri delle destinazioni urbanistiche va poi sovrapposta a quella dei diversi vincoli, per evitare bocciature nelle fasi succesive. Valutato ciò si presenta tutto al Comune per predisporre l’adozione. Quell’area - sottolinea Strazzera - era in questa fase, ma c’erano alcuni problemi legati alla vincolistica che non permisero al toponimo di Brozolo di proseguire il suo iter. E come Brozolo esistono ancora tanti toponimi nelle stesse condizioni. I residenti dovrebbero quindi riunirsi e capire insieme come rimodulare il tutto per superare gli ostacoli sopravvenuti”. 

Dunque sono le cento famiglie che devono dare l’input. “Il Comune di Roma - aggiunge Strazzera - i toponimi li riceve, li vaglia, li adotta, ma non li progetta. E’ sicuramente una partita complessa ma la politica ha fornito strumenti e possibilità, ora sta ai cittadini agire per riprendere e concludere il percorso avviato tanti anni fa, grazie al quale questi territori potranno finalmente dotarsi dei servizi primari e secondari che mancano”.

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