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Bilancio Capitolino, Municipio VIII: "Continuano ad ignorarci"

Sul bilancio il Presidente Catarci va all'attacco del Campidoglio per non aver preso in considerazione le proposte del Municipio. Criticate soprattutto le scelte sulla gestione futura del patrimonio pubblico

Le richieste avanzate dal Municipio VIII, in fase di approvazione del Bilancio 2015, non sono state prese in considerazione dal Campidoglio. Il documento in verità è arrivato  solo in giornata in Aula Giulio Cesare. Dunque deve essere ancora approvato dall'Assemblea Capitolina. Eppure le critiche dell'Ente di prossimità, sono già arrivate.

UNA VICENDA COMPLESSA - Per comprendere la vicenda, bisogna fare un passo indietro sino a risalire alla seconda metà di gennaio. In quel periodo, il parlamentino della Montagnola, approvava infatti la proposta di Roma Capitale sul bilancio previsionale del 2015. Non senza qualche puntualizzazione. La maggioranza fece passare infatti il documento, allegandovi una serie di "ordini del giorno", ovvero di richieste rivolte alla Giunta Marino ed all'Assemblea Capitolina. Almeno dalla prima, sono già stata disattese. Dunque, in attesa che vengano ignorate anche dall'Aula Giulio Cesare, il Municipio è andato all'attacco.

LE RICHIESTE DEL MUNICIPIO - Con gli ordini del giorno, ricorda Catarci, si era "data voce alla viva preoccupazione per i consistenti tagli previsti nei settori comunali, in particolare su sociale, ambiente, cultura manutenzione urbana e lavori pubblici.  Si è inoltre sollecitata una rivisitazione delle operazioni di dismissione delle aziende con partecipazione diretta o indiretta di Roma Capitale, in particolare in settori strategici come farmaceutico, trasporti, ambiente e rifiuti". La scelta di questi ambiti, era motivata dalla "ripercussione che si potrebbe verificare sia dal punto di vista occupazionale che sull’intervento pubblico nella già disastrata economia cittadina". Inoltre "si è lanciato il grido d’allarme in tema di emergenza abitativa, per il combinato disposto della riduzione delle risorse comunali destinate al sociale, del mancato blocco degli sfratti e delle conseguenze negative delle disposizioni contenute nel Decreto Lupi.”

LA GRANDE DELUSIONE - A fronte delle tante istanze collegate all'approvazione di un bilancio, il Minisindaco lamenta di non aver ottenuto nulla. “La richiesta conclusiva di coinvolgere i Municipi su queste scottanti tematiche non ha trovato alcun riscontro. Le decurtazioni previste nella proposta di Bilancio, l’aggravarsi dell’emergenza abitativa e il piano di Razionalizzazione delle partecipazioni di Roma Capitale continuano ad essere trattati e discussi unicamente nelle stanze del Campidoglio, senza aprire alcuna interlocuzione e probabilmente non leggendo neanche le rimostranze e le indicazioni provenienti dai territori" commenta amareggiato Catarci.

IL PATRIMONIO PUBBLICO - C'è poi una sottolineatura che vien fatta, per evidenziare il solco tra l'Amministrazione centrale e quella di prossimità. "Sulle questioni riguardanti il Patrimonio capitolino, si è fatto anche peggio, arrivando a calpestare il Regolamento del Decentramento amministrativo e in particolare l’articolo 68". Un tema caro al Presidente del Municipio, che da tempo rivendica il ruolo dell'Ente di prossimità, nella gestione degli immobili pubblici di cui si teme la vendita. Una partita complicata, che ad esempio riguarda il futuro dell'ex Deposito Atac di via Severo tanto quanto il "bidet" di San Paolo. Una partita che però sembra sia destinata a giocarsi con pochi elementi. Su un campo a porte chiuse giocata su un campo a porte chiuse.

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