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Venerdì, 19 Aprile 2024
Garbatella Garbatella / Via Francesco Passino, 24

"Niente da dimenticare": il libro su Lotta continua presentato alla Garbatella

Sarà presentato alla Garbatella il libro "Niente da dimenticare" di Guido Viale che ripercorrerà la storia di Lotta Continua e il processo a Sofri, Bompressi e Pietrostefani

Domenica 29 gennaio alle 17.30 al Csoa La Strada, in via Passino 24 alla Garbatella, sarà presentato il libro "Niente da dimenticare. Verità e menzogne su Lotta continua" di Guido Viale.

Il libro, in libreria dal 13 gennaio 2023, riscostruisce la storia di Lotta continua e affronta tutta la vicenda del processo a Sofri, Bompressi e Pietrostefani per l'omicidio del commissario Calabresi. Insieme all'autore, alla serata organizzata in collaborazione con Casetta Rossa. La partecipazione all'evento è gratuita e non è necessaria la prenotazione.

Per quanto riguarda la storia di Lotta continua l'autore ripercorre quello che è stata la formazione della sinistra extraparlamentare italiana focalizzandosi su due aspetti: l’amicizia e la fiducia reciproca tra persone dall’origine e dal destino più diverso. Un’amicizia e una fiducia formatesi e confermate in un’esperienza comune di qualcosa di raro e straordinario: la conquista di una propria autonomia, sia individuale che collettiva; la costruzione di una propria dignità umana attraverso l’azione e l’assunzione, senza deleghe, delle proprie responsabilità. 

Il libro poi ripercorre i passi successivi (30 anni) dalla strage di Piazza Fontana al quale Adriano Sofri pagà con la galera per aver contribuito, con Lotta continua, a smascherare il cuore del progetto della “strategia della tensione”. Il difensore di Marino aveva spiegato il senso della sua lunga battaglia giudiziaria, durata dodici anni, per far condannare Sofri, Pietrostefani e Bompressi: per lui il Sessantotto doveva essere rappresentato in giudizio da un collettivo mentre Sofri, il cui ruolo di mandante sarebbe stato probabilmente frutto di un equivoco, era stato condannato, perché, invece di sostenere che “il mandante del delitto Calabresi è un mandante collettivo, e non Adriano Sofri, aveva voluto difendere la generazione del ‘68”. Possiamo riconoscere in questa dichiarazione una vera e propria confessione del fatto che tutto il processo è stato attraversato da un insano spirito di vendetta nei confronti della generazione del ‘68 e di Lotta continua in particolare.

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